mercoledì 5 agosto 2009

LA VITA NEL FIUME RACCONTATA DA UN VECCHIO CAVEDANO

LA VITA NEL FIUME
RACCONTATA DA UN VECCHIO CAVEDANO
di Alessandro Scarponi

Aspetto con ansia, l’alzarsi del sole, perché ogni giorno gli insetti del fiume si rimettono a volare e qualcuno finirà in acqua certamente.
La tenue corrente ha sempre portato la vita ed è li che preferisco sostare soprattutto nei caldi mesi estivi.
Di solito mi metto all’ombra di un grande sasso sommerso da dove posso osservare qualsiasi cosa arrivi da monte senza essere visto.
Me l’ha insegnato mio padre quando insieme ai miei fratelli ci portava a cacciare appena faceva giorno.
Mio padre adesso non c’è più, un giorno, nascosto dietro al suo solito sasso, ha rincorso uno strano insetto che nella corrente si muoveva con un andamento a volte veloce e a volte lento. Sembrava che fosse in difficoltà quello strano e grosso calabrone e così mio padre abbandonò la sua tana e lo inseguì per ingoiarlo.
Si accorse troppo tardi che quello strano animaletto aveva lame di ferro al suo interno che gli bucarono la bocca e lo portarono via per sempre.
Dalla paura rimanemmo nascosti per tutto il giorno perché vedemmo mio padre lottare duramente per liberarsi e sentivamo il suo grido di dolore.
La mia vita da quel giorno cambiò, iniziai a diffidare di qualsiasi cosa.
Ogni volta, prima di ingoiare qualsiasi cibaglia la devo scrutare da ogni angolazione con attenzione e diffidenza e solo quando sono sicuro la mangio.
Una volta mi è successo un fatto incredibile, aveva piovuto molto e l’acqua del fiume era diventata torbida, per diversi giorni non riuscimmo a trovare niente da mangiare perché la corrente al largo era molto forte e il mio sasso era stato portato via chissà dove.
Quando succede, faccio quello che mi ha insegnato mia madre, la quale previdente come tutte le madri, si è sempre preoccupata di proteggerci.
La mamma diceva che quando il cielo diventa nero e la pioggia inizia a scendere forte è il tempo di cercare vicino a riva grossi tronchi d’albero dove ripararci.
Le prime volte stavo male perché l’acqua prendeva il colore della terra e non si vedeva più niente e non potevo uscire finchè non si schiariva.
I giorni successivi, al periodo dell’acqua marrone, ci portavano sempre tanta carne di lombrico da mangiare, anche se un giorno trovai adagiata sul fondo una strana bistecca di carne chiara che non esitati ad ingoiare.
Era pollo e aveva un ottimo sapore. Quando iniziai a masticarla mi accorsi di un corpo estraneo che immediatamente sputai ma mi si infilzò sul labbro.
Venni di colpo sradicato dalla mia tana e poco dopo mi ritrovai in un altro mondo che non avevo mai visto prima.
Mi trovai davanti ad uno strano animale, che mi bloccò sui fianchi con una possente presa che esercitava con cinque tentacoli.
Mi sono dimenato molto per cercare di liberarmi ma non ci sono riuscito.
Due palle bianche e nere uguali mi fissavano e un pò più sotto scorgevo un grande ciuffo peloso scuro dal quale uscivano strani suoni, ricordo solo la parte finale: “ritorna in acqua piccolo cavedano che ti riprendo quando sei più grande”.
Non sapevo cosa fare, questo enorme animale con l’erba scura che parlava, mi tolse il ferro di bocca e mi ributtò in acqua.
Avevo un dolore acuto sul labbro e la pelle mi si era asciugata al contatto con quei tentacoli e con l’aria.
Mi adagiai sul fondo in silenzio e li vi rimasi per alcuni giorni.
Raccontai la storia ad un vecchio della mia famiglia e mi disse che avevo avuto fortuna e che dovevo guardarmi sempre da quelle sagome grandi che ti sradicano dal fondo con violenza.
Da quel giorno la diffidenza è diventata la mia ragione di vita.
Sono molto cresciuto e ho avuto tanti figli molti dei quali non hanno avuto fortuna perché si sono avventurati senza ascoltare i miei consigli.
Abbiamo sofferto molto anche per altre cause.
Un anno l’acqua cambiò colore improvvisamente, il cielo non era diventato scuro e la pioggia non era caduta, ma l’acqua si tinse di giallo.
Improvvisamente non riuscivamo più a respirare, mancava l’ossigeno e molti di noi si ammalarono. La mia pelle liscia e argentata divenne ruvida e apparvero chiazze rosse sui fianchi.
Pensavo che anche per me non ci sarebbe stato nulla da fare e invece una forte pioggia arrivò improvvisa ripulendo il fiume da quel liquame e riportò la vita.
Contammo molti morti nella mia famiglia per quella strana malattia e non riuscimmo a trovare nessun rimedio per proteggerci.
La vita adesso, che sono vecchio e stanco, continua sempre allo stesso modo di quando ero ragazzo.
Mi alzo presto al mattino, mi riposo all’ombra di un grande albero nelle ore più calde della giornata, provo a rifare uno spuntino verso sera e poi mi adagio sul fondo dietro al mio sasso preferito.
Li mi sento sicuro e posso dormire tutta la notte senza essere disturbato.
Devo discutere ogni tanto con alcuni parenti stretti perché non hanno mai sonno e girando di notte disturbano chi dorme.
Mi riferisco ai barbi che non stanno mai fermi e spesso fanno un gran baccano sollevando sassi con quel muso a ventosa che si ritrovano, poi ci sono anche le anguille che girano ma almeno se ne stanno zitte.
Ogni tanto passa qualche carpa e pur nel sonno me ne accorgo per via dello spostamento dell’acqua.
Questa notte ho sognato mio padre e ho rivisto la scena di dolore con il ferro in bocca, ho pensato cosa avrei potuto fare per aiutarlo, nulla.
Era molto tempo fa, adesso le cose sono cambiate.
Molti giovani del mio gruppo mi dicono di essere stati trascinati fuori dall’acqua da un piccolissimo ferro quasi invisibile e dopo essere stati accecati da un lampo sono stati rimessi con delicatezza in acqua.
E’ quasi diventato un gioco.
Qualcuno per provare emozioni forti si è fatto infilzare più volte tant’è che ne porta i segni sul labbro.
Avrei voglia di provare anch’io quella emozione perché i miei parenti mi dicono che il piccolo ferro invisibile non fa male e il grosso animale con i cinque tentacoli è molto buono e dolce.
Ma non posso, il ricordo di mio padre è una ferita che mi rimarrà sempre dentro e per questo adesso che sono adulto cerco di evitare emozioni forti.
Questa è la mia vita, trascorsa nel fiume dove la corrente è tenue e il grande sasso è sempre li a proteggermi.
Questa è la mia vita e proverò a farla durare ancora a lungo evitando i ferri o gli strani insetti.
Adesso è l’alba, un nuovo giorno sta nascendo, ho fame, una piccola larva bianca mi sta passando vicino, niente di meglio per fare colazione.
Però è morbida fuori e dura dentro cosa sarà mai??
Aia …..che male sul labbro….

25 luglio 2009


IL FONDALE SASSOSO DEL FIUME
HABITAT IDEALE DEI CAVEDANI
(le foto sono state scaricate dal sito) http://pescainromagna.forumfree.net/


IL CAVEDANO E' VINTO


L'APE E' L'INSETTO PREFERITO DAL CAVEDANO


LA TENUE CORRENTE
PORTA SEMPRE LA VITA














Le foto sopra pubblicate sono state scaricate dal sito

http://pescainromagna.forumfree.net/

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