martedì 31 dicembre 1974

TROFEO ECCELLENZA 1974: VINCE LA LENZA LUCCHESE LERC

CAMPIONATI ITALIANI INDIVIDUALI 1974
1° RAGONESI VITTORIO 4
2° FERRARONI LUIGI 5
3° ORSUCCI ALDO 5
4° ASCANI ENRICO 5
5° ROCCHETTA FAUSTO 6
6° GRASSANI GIUSEPPE 6
7° FILIPPINI AURELIANO 6
8° CARPANA SAURO 7
9° FRANCHI GASTONE 7
10° VISCONTI CESARE 8
11° INCASTRINI BRUNO 8
12° MARIN GIANCARLO
13° CASAROTTI
14° GAZZI
15° CAVAGNA
16° MAGGI
17° MESCHIARI
18° RINALDI
19° TAMPELLONI
20° BRESELLI


CAMPIONATO ITALIANO PER SOCIETA’ 1974
1^ A.I.M. VICENZA
2^ PESCATORI MILANESI MILANO
3^ PESCATORI PADOVANI PADOVA
4^ VILLA D’ORO MODENA
5^ LENZA CASALECCHIESE BOLOGNA
6^ CANNISTI TALIEDO MILANO
7^ PONTE LAMBRO BERGAMO
8^ CANNISTI CLUB PATAVIUM PADOVA
9^ LA NOVESE MILANO
10^ LENZA SIL
11^ CANN. CLUB VERONA VERONA
12^ LENZA PARMENSE PARMA
13^ FIAT TORINO
14^ LENZA LUCCHESE LUCCA
15^ PESCA SPORT FORLI FORLI’
16^ MERCATO ORTOFRUTTICOLOBOLOGNA
17^ CAPPELLOZZA ROVIGO
18^ TRASTEVERINA VICENZA
19^ CAGNACCI MILANO
20^ OFMER PASQUINO REGGIO EMILIA

CLASSIFICA FINALE TROFEO ECCELLENZA 1974
PRIMA SERIE
1^ Lenza Lucchese Lerc 154 30-30-28-27-20-19 Lu.
2^ Pescatori Milanesi 142 30-29-27-24-19-13 Mi.
3^ Mercato Ortofrutticolo 128 30-28-25-20-15-11 Bo.
4^ Ofmer Pasquino 125 30-28-27-23-17 Re.
5^ Lenza Casalecchiese 117 26-25-24-21-17-4 Bo.
6^ Cannisti Club Patavium 101 29-25-22-18-7 Pd.
7^ Pescatori Padovani 97 30-29-26-10-2 Pd.
8^ La Marlin 84 25-23-23-7-5-1 Pr.
9^ Amo Club Bicocca 82 28-25-16-3 Mi.
10^ Minerva Neon 79 23-22-15-11-8 Bo.


LA LENZA LUCCHESE LERC













GENERALE
1^ Lenza Lucchese Lerc 154
2^ Pescatori Milanesi 142
3^ Mercato Ortofrutticolo 128
4^ Ofmer Pasquino 125
5^ Cannisti Taliedo 125
6^ Lenza Casalecchiese 117
7^ Garisti Ticino 111
8^ Persico Trota Sassuolo 105
9^ Cannisti Club Patavium 101
10^ Pescatori Padovani 97

giovedì 5 dicembre 1974

CASALECCHIESE VINCE IL TROFEO PIERO SPORT

5/12/74 OSTELLATO


BAZZA, SAMOGLIA, RICCI, RODOLFI





venerdì 22 novembre 1974

I CAVEDANI DEL SAVIO

Articolo pubblicato sul GIORNALE DELLA PESCA il 22 novembre 1974


Roberto Galletti leader della Pesca Sport Forlì

















Quando il tempo fa il matto come in questo periodo o si va alla ventura nella speranza di trovare qualche fiume pescabile, oppure si cerca di scovare delle acque che rimangano costantemente pescabili anche quando vien giù il diluvio. In genere si tratta di corsi d'acqua torrentizi, di mezza montagna, a fondale sassoso dove le piene passano alla svelta e nel giro di un giorno lasciano l'acqua almeno decente. Uno di questi posti di riserva l'abbiamo trovato grazie ad alcuni amici di
Forlì e vale la pena segnalarlo perchè ha delle caratteristiche particolarmente interessanti anche
dal punto di vista tecnico. Si tratta del Savio e più precisamente del Savio a Sarsina alla centrale dell'Enel. In questa zona il Savio esce dal lago di Quarto, viene parzialmente incanalato in condutture per lo sfruttamento dell'energia elettrica, mentre l'acqua residua ha formato una serie di cascate incastonate nella roccia ed una serie di pozzoni più o meno larghi di una bellezza notevole e soprattutto notevolmente popolati di cavedani, barbi e tinche anche di taglia notevole. Dato che in questa settimana di acque torbe ne avevamo viste fin troppe, abbiamo deciso di andare sul Savio in compagnia di Roberto Galletti e soci. Mentre da Cesena salivamo verso Sarsina, Galletti con Joe Pesce, come i forlivesi della Pesca Sport Forlì hanno ribattezzato Pino Fiumana, ci spiegava le caratteristiche
di questo tratto del Savio
“è un fiume dove c'e del pesce dappertutto, solo che per prenderlo fa venire il mal di testa, ci sono barbi e cavedani che parlano le lingue qua dentro, se non sei più che turbo torni a casa con il cestino vuoto. Soprattutto nelle buche dove andiamo, la pesca è molto impegnativa ed è anche per questo che è divertente. I cavedani son tutti sui due-tre etti, ogni tanto salta fuori quello di mezzo chilo e qualche volta riesci ad agganciare anche qualche super, super per queste acque naturalmente.
Ci sono anche i barbi e grossi, fino oltre il chilo e che mangiano anche d'inverno in giornate non molto fredde. Ci sono delle tinche di due chili, ma fino a stagione avanzata non le si prendono. L'acqua e sempre verde, vedi il fondo delle buche di dieci metri, diventa appena opalina anche quando piove molto, perchè dal lago entra nella condotta, mentre in questi pozzoni ne entra pochissima e viene filtrata dal terreno. Tra 1'altro e meglio pescarci quando e un pò opaca come spero la troveremo oggi. In genere l'acqua è sempre ferma e questo crea delle difficoltà non indifferenti perchè il pesce va cercato ed invitato a mangiare. Usare lo 0,10 in queste acque vuol dire non prendere niente, vedi il pesce che accenna ad aspirare il bigattino e lo rilascia subito, non solo i cavedani più grossi ma anche quelli di un etto. Bisogna pescare di norma con lo 0,06, in giornate particolari quando il pesce è in vena di mangiare si può montare uno 0,08 purchè sia di quelli reali e non un super o comunque un nylon maggiorato. Dato che le buche sono piccole, non conviene pescare ne con la bolognese ne con canne fisse molto lunghe, che tra l'altro proiettano troppa ombra in acqua: la sei metri e mezzo è la canna ideale. Solo che non puoi usare una canna rigida perchè altrimenti rompi tutto, conviene allora ricorrere ad una canna ad azione tipo fiorentina, cioè con azione molto morbida in modo da accompagnare il pesce nel momento della ferrata, altrimenti lo si perde sulla ferrata soprattutto i barbi.
Oltre al filo leggero bisogna fare anche una montatura leggerissima con il galleggiante quasi completamente affogato, se non addirittura immerso sotto il pelo dell'acqua nelle giornate particolarmente difficili.
La toccata del cavedano è spesso impercettibile, vedi il galleggiantino che si muove e poi rimane fermo, difficile che porti il galleggiante sott'acqua se non è più che ben tarato. II barbo poi ha un modo di mangiare unico, vedi il galleggiante che accenna ad andare sott'acqua, si ferma e poi risprofonda per un metro sott'acqua. Tiri e nove volte su dieci non lo prendi. Vuol dire che hai una lenza troppo pesante. Quando hai trovato la lenza giusta, allora mangia a razzo. Va giù sparato in un attimo e poi molla, ti assicuro che farci l'abitudine e riuscire a ferrare sul tempo della mangiata non è facile, perchè è molto immediata. Tutto questo, anche se complica molto le cose, è divertente, perchè prendere dei cavedani di due - quattro etti con lo 0,06 ti impegna al limite della possibilità del filo; la canna inoltre ti da un divertimento come se tu avessi in canna un pesce da un chilo. Inoltre c'e una ricerca nella scelta dell'attrezzatura e nella pesca, che fa bene al cervello del pescatore. Intanto che parlavamo siamo arrivati a Sarsina. Fatti circa 5 km. troviamo un cartello giallo con la scritta: «Enel, zona di pesca». Uno dei pochi atti di collaborazione dell'Enel nei confronti dei pescatori che è giusto segnalare.
Arriviamo alla centrale, lasciamo la macchina fuori dal cancello e salite le scalette sotto il tubo, ci affacciamo sulla prima buca. Si tratta di un pozzone largo circa venti metri con una profondità me
dia che va dai 5 metri sotto la cascatella fino al metro e mezzo dove la buca si restringe. E’ divisa dalla parte dove si arriva da un muretto, dall'altra parte e delimitata dai sassi del torrente. Più sopra c'e una pozza molto piccola e sopra ancora, incassata nella roccia e raggiungibile lungo fiume, c'e una grossissima buca, il doppio di questa dove il fondo va dai 4 ai 12 metri ad imbuto verso la cascata. Decidiamo di provare nella prima buca, due dalla parte del cemento e due sui massi dalla parte opposta. Si montano le sei e trenta, si montano con cura le lenze, piombatura distribuita molto in alto, galleggiante piccolo ed affogato, pochi bigattini di richiamo e si parte.
Joe Pesce allama il primo, un cavedano sui tre etti che piega tutto il vettino della canna, fa un po' di rumore e poi si arrende. Stiamo nella buca circa un'ora. Come posizioni hanno reso più quelle sulla sponda dei sassi e dalla parte opposta quella verso la cascatina. Poco le posizioni d'acqua bassa, dove invece si prendono dei bei barbi. In un'ora circa dodici cavedani sui tre etti in media, con un pezzo di quasi quattrocento grammi e due lenze strappate. A fianco della pozza, sulla sinistra, spalle alla sorgente, c'e una strada che porta alle pozze superiori. Decidiamo infatti di scartare la seconda, perchè è quella che rende meno, avendo un fondo disuniforme. Fatti cento metri di salita si arriva alle pozze superiori. Sono due pozze inferiori dove il fondo va dai due ai quattro metri nel centro e l'ultima pozza è quasi un laghetto di un duecento metri per cinquanta. Decidiamo di pescare in quest'ultima, dove di solito ci sono i pezzi più grossi e soprattutto un numero maggiore di barbi. La parte più redditizia è lungo il muro dalla parte opposta alla canalizzazione dell'acqua: è bene fare molta attenzione nel camminare sulla roccia perchè molto scivolosa e gelata d'inverno. Non andateci mai da soli. Da metà del muro fino dove si può arrivare camminando, il fondo subito sotto i piedi e di sette metri. Sotto ci sono le tane dei barbi e dei cavedani. Dalla parte della condotta, bisogna fare attenzione a non avventurarsi sulla sabbia, inizialmente è compatta, ma fatti pochi metri è cedevole, peggio delle sabbie mobili, si corre il rischio di lasciarci le penne.
Si pesca verso l'inizio del pozzone allo scivolo sul cemento dove c'e spazio sufficiente. Da questo lato il fondo varia da due ai tre metri a portata di canna fissa come le nostre. Più in fuori va lentamente ad aumentare, finche sotto le rocce, come detto, arriva a sette metri. In questo pozzone ci sono grosse tinche e grossi barbi, oltre a cavedani della solita taglia e qualcuno più grosso. Galletti e Mazzotti decidono di andare sul muro con un po' di equilibrismi, Joe Pesce e Giorgini dalla parte opposta all'inizio dello scivolo. Qui si fanno le più belle catture delta giornata, sotto il muro si muove qualche barbo che schianta subito lo 0,06 di Galletti, che cambia montando uno 0,06 più robusto, uno 0,07 in pratica. Ne mette a cestino un paio, ma altri due rompono tutto. Prova con lo 0,08, ma è costretto a tornare al filo più leggero se vuol vedere qualche mangiata. Anche dalla parte di Joe Pesce le catture non mancano, pero tutti cavedani sui due etti, con qualche pezzo di tre etti oltre a due lenze rotte. Anche qui si prova con lo 0,08 ma non si vedono mangiate. Alle tre decidiamo di smettere e raduniamo il pesce per la foto ricordo. Dalle undici alle tre, in quattro canne, sono più di sei chili di pesci, c'e da contentarsi anche perchè ogni pesce pur piccolo impegna e diverte.


Fiumana Pino sul Savio ovvero "JOE PESCE"


















ATTREZZATURA ED ESCHE
Canna fissa di sei metri e mezzo, ad azione fiorentina, possibilmente limitata ai pezzi terminali, una via di mezzo quindi tra la fiorentina tradizionale tutta molle e la moderna, più rigida nella tre quarti inferiore. Una canna più lunga rende difficoltosa la manovra di lancio ed in pratica non serve, perchè il pesce se mangia viene a portata di canna. Inutile andare nel mezzo a far confusione con la bolognese, almeno di non essere capaci di lanciare a dieci-dodici metri un galleggiante di 5 cm.
Madre lenza dello 0,08 e finale dello 0,06: scegliere nylon molto precisi e molto morbidi. Piombatura formata da un piombino del n. 11 a 50 cm. dall'amo sul finale di 60 cm.; a 30 cm. dal primo piombo due pallini sempre del n. 11; poi altri tre pallini della stessa misura sempre a trenta centimetri e quattro pallini a 40 cm. Il galleggiante usato è quello di Ragonesi, visibile in fotografia; non lo si trova in commercio, ma comunque ne esistono di simili. Va affogato lasciando fuori
l'antenna, spesso va affogato del tutto. Amo del 22 Mustad n. 20. Per esca un solo bigattino grosso innescato a fior di pelle e che deve essere cambiato spesso.

VIABIL1TA’
Si raggiunge il Savio da Firenze, per Arezzo, passo dei Mandrioli, Bagno di Romagna, San Piero in Bagno, Quarto e Sarsina. Da Bologna, Forlì, Cesena, Borello, Mercato Saraceno e Sarsina. Per chi non volesse pescare nelle buche. sopra i pozzoni c'e il lago di Quarto: ci sono cavedani, anguille e tinche, ma non e eccessivamente pescoso. Preferibile scendere nel Savio sotto la diga dove ogni cento metri ci sono delle belle buche con barbi e cavedani piuttosto grossi. Ricordarsi che nei
giorni feriali dalla mattina alla sera l'Enel scarica acqua nel Savio a Valle dei pozzoni per cui l'acqua è quasi sempre torbida, fuorchè nel periodo estivo quando la portata e minima. La domenica la condotta è chiusa ed il fiume è in condizioni normali. Una delle buche più belle è a Sarsina sotto il paese, è chiamata anche la piscina.
Ricordarsi anche che dal lago di Quarto a monte, si può pescare con il bigattino solo in sponda sinistra, sia sul Savio che nel a lago. Per mangiare c'e un ottimo ristorante a Gualdo a valle di Sarsina, il Ponte Giorgi dove si gustano specialità romagnole e si mangia dell'ottimo pesce di mare.


I galleggianti artigianali di Ragonesi Vittorio
Qui accanto la foto dei galleggianti usati e la lenza indicata per queste acque, una lenza che si presta comunque per essere utilizzata in tutte Ie acque ferme e profonde dei nostri fiumi a carattere torrentizio. 1 galleggianti sono quelli di Ragonesi, non reperibili in commercio, ma comunque ce ne sono molti quasi identici. Le quattro misure reggono rispettivamente: 6 pallini del n. 11; 10 pallini del 11; 15 pallini del n. 11; 21 pallini del n. 11. La lenza e formata da un finale dello 0,06 e da una madre dello 0,08: in acque particolarmente chiare e indispensabile pescare molto leggero anche a rischio di strappare molto spesso, ma in compenso nelle giornate in cui il pesce abbocca molto sospettosamente e I unico modo per far cestino, come si vede dalla nostra fotografia conclusiva. Si tratta di qualcosa di più di 6 chili di cavedani tutti dall'etto e mezzo ai trecento grammi, con qualche soggetto vicino ai quattro etti.

domenica 20 ottobre 1974

VITTORIO RAGONESI CAMPIONE D'ITALIA

Isola Pescaroli, 20 ottobre 1974
RAGONESI VITTORIO E' CAMPIONE D'ITALIA


RAGONESI VITTORIO
PESCA SPORT FORLI'


















Con la disputa della terza gara a Isola Pescaroli, sul fiume Po sullo stesso campo che ospitò i mondiali nel 1964, si è concluso il lungo cammino del campionato italiano individuale 1974.
Diciamo subito che la terza prova ha deluso, deluso tanto quanto aveva entusiasmato tecnicamente la gara di Quistello.
La tematica del campionato che voleva una gara su un campo da pesce piccolo, una in quello da pesce medio, l'ultima per pesce grosso, è andata delusa.
La lunga selezione ha evitato, e questo grazie alla bontà della formula, una classifica finale fortunosa. Infatti, sia il neo campione d'Italia che gli ulteriori piazzati sono pescatori da competizione ben sperimentati da tante e tante gare.
Le pescate di sopralluogo della settimana precedente le gare effettuate non dai concorrenti, ai quali la pesca era ivi vietata, ma da compagni di società, avevano fruttato pingui cestini, talchè le previsioni - anche le ultimissime - erano per <>.
A queste previsioni si sono adeguati sia gli organizzatori con sacchetti robusti dei quali erano disposte adeguate scorte, sia i concorrenti che sono arrivati al raduno con decine di chili di pastoni e larve.
Il sorteggio dei posti di pesca è stato effettuato alla presenza dei concorrenti e per evitare ogni possibile contestazione è stata nominata dai concorrenti stessi una rappresentanza di cinque persone destinate a presenziare e convalidare il peso.
Il campo di gara era stato preparato a regola d'arte dalla nota troupe bolognese che da anni cura tale particolare, tra essi l'ex campione italiano e tutt'ora valido <> Bruno Marmiroli.
La palinatura era stata fatta sul piano alto del pennello con picchetto anche presso l'acqua affinchè il concorrente non corresse rischi di sconfinamento involontario, con il galleggiante.
Nella grigia mattina, rimasta tale per il mancato dissolversi della nebbia, con fiume abbastanza basso che portava però acque chiare e discretamente veloci, i sessanta superstiti delle precedenti selezioni, hanno cominciato i preliminari di gara aiutati da alcuni compagni di società. Preparazione delle palle di pastura, degli involucri zavorrati e delle canne, il maggior numero di esse costituito da bolognesi; non mancavano però canne fisse e qualche roubaisienne.
Al via il solito bombardamento di pastura e poi le prime attente passate. Hanno tutti pasturato sul filo di corrente ed altre in modo piuttosto discosto da riva.
Stante la velocità dell'acqua quasi tutti i concorrenti avevano preparato lenze abbastanza pesanti e galleggianti ben capaci di reggere l'urto del basso di lenza sul fondo.
La maggior parte dei galleggianti era di foggia elissoidale allungata (tipo Cavarzere) oppure con pera nella parte superiore (tipo Torino). Non mancano quelli affusolati ma di lunghezza inusitata che consentivano lanci a centro fiume (tipo bolognese).
Piombature praticamente suddivisibili in due gruppi: continue, cioè costituite con una fila di pallini piuttosto grossi ad alcuni centimetri uno dall'altro, oppure da una grossa torpille a mezzo metro dall'amo ed altri piccoli piombini sopra e sotto. di essa, per tarare esattamente il galleggiante e per tenere l'esca presso il fondo.
Quasi tutte le passate restavano infruttuose e le catture erano assai rade e e chiaramente estemporanee.
Solo Enrico Ascani, campione uscente, e Luigi Gazzi cestinavano più di un cavedano sulla stessa linea di passata.
Alla fine della prima mezz'ora si profilava nettamente quello che poi sarebbe stato l'effetitvo dramma di questa gara; catture troppo scarse per dare un compiuto contenuto tecnico alla prova, addirittura inesistenti nei settori a valle.
Nell'ultimo tutti i concorrenti sono rimasti per oltre un'ora senza catture ed alla fine ben sei di essi avevano il sacchetto vuoto.
Le prevedibili conseguenze del vuoto di catture hanno spinto i concorrenti alla ricerca della cattura, anche microscopica, che consentisse loro di essere classificati .
Non si trattava più di vincere ma di assicurarsi un punteggio anche minimo che permettesse di salvare in qualche modo, e solo in parte, i risultati positivi delle gare precedenti.
Cosicchè chi era arrivato a Isola Pescaroli per vincere il titolo si affannava per restare nei cinque, o al minimo, anche nei venti, e non sempre vi è riuscito!
Riacquistavano invece fiducia coloro che pur non avendo punteggi di avanguardia stavano effettuando catture e quindi vedevano prospettive di rimonta che si basavano sia sul successo personale che sulla debacle di molti altri.
Ricordiamo che tre concorrenti avevano due punti, cinque ne avevano tre, e ben 14 ne avevano quattro.
La lotta per il titolo e la maglia azzurra si prevedeva ristretta a chi aveva al massimo tre punti col possibile inserimento di qualche concorrente a quattro punti.
L'aleatorietà della giornata poneva il titolo a portata di chi con quattro punti avesse vinto il settore, e la maglia azzurra anche a portata di coloro che, ed erano tanti, erano giunti ad Isola Pescaroli con cinque punti.
A metà gara si delineavano le seguenti posizioni:
nel settore 1 stava vincendo largamente Gazzi. Filippini con due punti non era in buona posizione.
Nel settore 2 era in testa Orsucci seguito da Rinaldi e Gillio. Orsucci già con quattro punti, saliva a cinque, mentre Rinaldi e Gillio non avevano speranza per l'alto punteggio di cui erano già gravati, però affossavano le speranze di Marin giunto sul Po con solo tre punti.
Nel terzo settore - Botti con due punti era inchiodato sul cappotto - vinceva Ferraroni con quattro punti.
Nel quarto settore prevaleva Ascani, anche lui da quattro punti sarebbe salito a cinque.
Nel quinto settore, con tanti sacchetti vuoti, era in testa Fumagalli appesantito da un alto punteggio.
Nel sesto tutti senza pesce.
Le conclusioni immediate del momento erano: lotta per il titolo fra Orsucci e Ferraroni che, vincendo, finivano ambedue con cinque punti e identici piazzamenti (1+1+3).
Sarebbe occorso il ricorso al punteggio convenzionale. Ascani, pure a cinque punti, sarebbe stato tagliato fuori per effetto di un primo posto in meno (2+2+1).
Invece alla fine della seconda ora la svolta decisiva: mentre non mutavano le posizioni a monte, a valle, ove tutti erano alla ricerca impegnatissima della mini cattura con la mini canna, per avere almeno un pesce, non importa quanto piccolo, da portare alla pesatura, si stavano realizzando modestissime ma importanti catture.
Nel sesto settore incertezza tra Ragonesi con due mini cavedani, Carpana anche lui con due mini cavedani, forse un poco più piccoli, ed il toscano Maggi con quattro alborelle. Se Ragonesi prevaleva si sarebbe assicurato il titolo (passando da tre a quattro punti realizzava il punteggio minore).
Attesa ansiosa nell'ultima mezz'ora dove tutti speravano spasmodicamente in una cattura ma altrettanto spasmodicamente temevano quella degli altri.
Con la fine una sommaria verifica del pescato e poi l'esplosione di gioia dei supporters forlivesi capeggiati da Roberto Galletti.
Il popolare <> al secolo Vittorio Ragonesi aveva conquistato la maglia tricolore!
Completeranno con Ragonesi la squadra azzurra Ferraroni, Orsucci, Ascani e Rocchetta. Riserva Grassani.
Andranno in Polonia per il viaggio premio Filippini, Carpana, Franchi e Visconti.

domenica 13 ottobre 1974

CAMPIONATO ITALIANO INDIVIDUALE: 2° PROVA

SERRATA LOTTA A QUISTELLO

La seconda prova del campionato italiano individuale disputata a Quistello domenica 13 ottobre ha dato l'effettiva misura sull'alto livello tecnico raggiunto dall'agonismo piscatorio italiano.
La gara si è disputata nel Sabbioncello, quel bel canale che preleva l'acqua dal vicino Po e la porta verso Modena a svolgere la sua funzione irrigua.
E' un canale dalle acque abbastanza ossigenate, pulite, largo una dozzina di metri e che ospita quasi tutte le specie: dalla comune alborella, a triotti, scardole, persici sole, cavedani, savette, barbi, carassi carpe, tinche, lasche, persici trota e persino trote; non vi mancano neppure anguille e pesci gatto.
Con la fine di settembre era già stato posto in regime invernale, cioè poca acqua e praticamente ferma.
I concorrenti vi hanno così trovato poco più di un metro d'acqua nel suo centro e mezzo metro sottosponda.
Mattinata molto fredda con cielo coperto da una fitta nebbia che si è dissolta solo verso la fine della gara.
Le prospettive di pesce neghittoso ed insospettito, hanno indotto tutti i concorrenti all'impiego di lenze fini, molto sensibili e leggerissime.
E' stato uno sfoggio di mini galleggianti sia del tipo a carota allungata con astina (tipo Tesse), sia del tipo sferica con astina lunga (tipo Cureau), naturalmente non mancavano quelli già affermati (tipo Guiheneuf, Bocconi, Bonzio, etc).
La condizione tecnica imposta dalla normativa di gara era l'innesco del solo ver de vase e la pastura limitata globalmente (quindi fouillis, + terra, + pastura) ad un massimo di due chilogrammi.
Tre le ore di gara.
Il sorteggio è stato fatto con il collaudato sistema di immettere nei settori i concorrenti in modo tale che il punteggio medio risultasse pressochè uguale.
Poichè i settori erano ridotti di numero rispetto ai ventidue di Peschiera, era chiaro che nei trediuci segmenti di Quistello, sarebbero entrati più di un concorrente con un punto e con due punti.
La ripartizione è stata fatta in modo matematico lasciando poi al sorteggio vero e proprio la definizione dei nomi. Un bel lavoro fatto da organizzatori non solo competenti ma anche appassionati interpreti del più corretto spirito dell'agonismo alieutico.
La gara ha avuto un esordio diverso nei vari settori. A monte, cioè verso il ponte presso il bivio per Nuvolato, si sono realizzate poche catture per lo più di pesce molto piccolo, poi sotto l'effetto stimolante del fouillis hanno cominciato ad abboccare persici sole e scardolette portando pesi di trenta cinquanta grammi nei sacchetti dei gareggianti.
Verso la fine del campo di gara, cioè in corrispondenza del ponte per Povetta, i concorrenti hanno trovato branchi numerosi di fameliche alborelle di peso medio soddisfacente. Col passare del tempo la fisionomia tecnica è mutata; le alborelle sono calate ed in certi punti hanno cessato di abboccare, effetto indubbio anche delle capacità del pescatore.
E' noto come certi pescatori sappiano trattenere il pesce nel proprio posto e richiamarne altro per tutta la gara.
mentre altri, pur realizzando elevate concentrazioni iniziali di pesce, non sappiano poi impedirne la dispersione.
Si è visto così concorrenti con un bel mucchietto di avole passare ad altre specie sia nel centro del canale che presso la riva opposta.
Ed anche in questo passaggio si è visto come certi concorrenti fossero indubbiamente più abili di altri, avessero cioè la presentazione dell'esca più suadente e realizzassero quindi qualche cattura in più dei loro vicini.
A metà gara, salvo un lieve persistere delle alborelle tra i ponti di Cà Nova e per Povetta, tutti i concorrenti erano alla ricerca dell'abboccata del pesciotto. Sono comparsi i carassi, molti comuni e pochi del tipo auratus, qualcuno anche bello.
Il risultato di questa seconda parte della gara è stato in molti settori ben diverso dall'esordio e molte posizioni sono state rovesciate.
Nell'insieme si è rilevata una buona pescosità ed una accettabile uniformità.
Nell'esame dettagliato, settore per settore, si è visto che i concorrenti avevano curato la preparazione fin nei minimi particolari e che stavano mettendo ijn mostra una attrezzatura che niente aveva da invidiare a quella della scuola roubaisienne, ed era pure facile constatare come il tempo di innesco del ver de vase da parte del garista medio fosse ormai soddisfacentemente basso.
Difficile dire, vista la bravura dei concorrenti e vista la buona uniformità del campo, quanto del risultato di gara sia dipeso dai pescatori e quanto da quel pizzico e imprevedibile che è insito in ogni gara di pesca in relazione al fondo, alla posizione delle erbe sommerse, ecc.
Alla fine della gara i concorrenti hanno rapidamente verificato le catture proprie rispetto a quelle dei compagni di settore e per tanto, prima ancora che i pesci giungessero alle bilance, si sapeva che Tubertini, Filippini e Meschiari, erano rimasti soli in vetta alla classifica generale provvisoria con soli due punti.
Pesatura e classifica a tempo di record e quindi il quadro completo dei risultati di gara esposti in un tabellone; a fianco del nominativo di ogni concorrente, oltre al numero di gara, il numero dei pesci ed il punteggio acquisito, anche la posizione di classifica ottenuta nella prima prova. Da questo quadro è emerso che ormai gli aspiranti al titolo sono riodotti a otto. Infatti sono pronti ad approffittare di un passo falso dei tre battistrada ben cinque pescatori attestati a tre punti : Bolognesi, Visconti, Marin, Botti e Ragonesi non sono uomini da lasciarsi sfuggire l'occasione favorevole.
Da questi otto, è quasi certo, verrà fuori il nome del Campione italiano, mentre nella lotta per la maglia azzurra per il 1975, hanno certamente da dire la loro anche i pescatori, e sono parecchi e tutti ottimi, che hanno acquisito quattro punti.
La lotta per il titolo italiano e per la maglia azzurra, e questo è indubbiamente il grande fascino di questa finale, si conclude, solo all'ultimo minuto della terza ed ultima prova indetta a Isola pescaroli.

Vincitori di settore:- Berselli renato p. 2343;
- Filippini Aureliano p. 1604;
- Orsucci Aldo p. 1627;
- Bolognesi Gabriele p. 1906;
- Incastrini Bruno p. 2838;
- Casarotti Lanfranco p. 2072;
- Meschiari Giovanni p. 2125;
- Collini Andrea p. 1962;
- Tubertini gabriele p. 1915;
- Ferrari Giulio è. 2491;
- Visconti Cesare p. 1750;
- Marchetti Primo p. 2005;
- Modenese Silvano p. 2701;

Classifica generale provvisoria dopo la seconda prova:
- Filippini Aureliano, Meschiari Giovanni, Tubertini gabriele punti 2;
- Bolognesi Gabriele, Visconti Cesare, Botti Luciano, Marin Giancarlo e Ragonesi Vittorio punti 3;
- Orsucci Aldo, Incastrini Bruno, Marchetti Primo, Grassani Giuseppe, Matteoni Franco, Ascani Enrico, Cavagna Enzo, Sabbion bernardo, Serafini Franco, Franchi gastone, Ferraroni Luigi, Trabucco Roberto, Carpana Sauro e Veronesi Lino punti 4.

domenica 6 ottobre 1974

CAMPIONATO ITALIANO INDIVIDUALE 1974: 1° PROVA

Nella prima prova alta tecnica in mostra sul Mincio a Peschiera

Con l'inizio della finale del campionato individuale l'annata si avvia alla conclusione.
E' di ieri la notizia che la riunione informale degli agonisti che di fatto chiude l'annata , è stata anticipata il 19 ottobre a Parma .
Nella finale del campionato italiano sono impegnati, salvo rare eccezioni, le migliori lenze d'Italia e dal loro incontro scontro il vincitore uscirà in maglia tricolore.
Ai primi sei classificati andrà la maglia azzurra per il prossimo anno ed ai primi venti il distintivo tricolore di "prima serie" ed il diritto di disputare il campionato 1975 accedendo direttamente alla finale.
La prima prova è stata disputata sul Mincio a peschiera del garda.
I temi tecnici erano essenzialmente quattro: alborelle, triotti, cavedani (col bigattino) scardole (con i chicchi teneri del granoturco).
I primi due, dando consistenza al pescato attraverso una lunga serie di catture, garantiscono un certo piazzamento ed anche la vittoria , a seconda della entità delle catture realizzate da chi nello stesso settore si dedica al pesce grosso.
Scardole e cavedani invece assicurano senza riserve la vittoria di chi effettua catture consistenti ma mancando queste il ruzzolone in classifica è certo.
I diversi obiettivi che i garisti si prefiggevano in questa gara imponevano scelte tecniche diverse.
Chi vuole vincere il titolo o indossare la maglia azzurra deve puntare alla vittoria.
Alcuni hanno ritenuto possibile vincere con il pesce piccolo, altri tentando solamente il pesce grosso, altri ancora hanno adottato una condotta duttile adeguandosi alla realtà del momento via via che il tempo di gara trascorreva.
Alcune delle scelte sono state coronate da successo, ma altre hanno dato un risultato rovinoso.
In una gara del genere, ad altissimo livello tecnico, malgrado l'apparente uniformità del campo di gara, una decisione chew va bene agli alberoni è fasulla a metà del rettilineo che precede e così via.
Qualche concorrente ha montato solo canne per un certo tipo di pesca escludendosi a priori ogni altra possibilità, proprio per rendere irrevocabile la sua scelta; a parecchi però tale drasticità non ha dato il successo.
L'alborella piuttosto piccola è stata pescata in parte quasi a galla ed in parte presso il fondo. Per la pesca tra due acque impiego di un galleggiante a carota allungata, e comunque molto lungo più o meno cilindrico, della portata media di 1,5 grammi.
Piombatura distribuita in pochi pallini o styls abbastanza vicini e posti a circa dieci centimetri dall'amo.
Sul fondo l'alborella è stata insidiata con un galleggiante di maggiore portata, 2,0 - 2,5 grammi, piombatura più distribuita, setale un poco più lungo.
In entrambi i casi ami del 22-24, per esca larva di mosca colore giallo alternato al rosso, innescata per la testa o per la coda, a calza ed una sola. Canna più usata: la quattro metri.
Per il triottino, dovendosi frenare la discesa dell'esca a valle o anche tenerla un poco ferma nell'erba, sono stati largamente impiegati galleggianti tipo padovani o veronesi della portata di 3 grammi e danche più.
inalterato l'amo, da alcuni accorciato il setale, innesco di una o due larve di mosca rosse ( una a calza e l'altra appesa per l'estremità).
Le canne più usate sono state le cinque metri e mezzo / sei.
Chi ha tentato la scardola a centro fiume lo ha fatto con canna bolognese, olivetta da 4/5 grammi, a mezzo metro dall'amo, galleggiante piuttosto tozzo che reggesse bene gli eventuali urti dell'esca sulle erbe e sul fondo.
Tra i più usati il tipo torinese, con crpo cilindrico in pavone o balsa ed alla sommità una pera in balsa o sughero sormontata da una astina; la taratura del galleggante deve essere molto accurata - lasciare sporgere solo l'astina ben visibile anche da lontano perchè colorata in rosso o giallo luminescente.
Amo del n° 16/18 con innescati uno o due chicchi . Nell'insieme la pesca della scardola ha fruttato assai meno pesce di un mese fa.
Alcuni hanno aperot la gara con piccoli lanci di larve sfuse sperando nella cattura iniziale del cavedano a galla, cattura tale da consentire poi, grazie al vantaggio, una gara di tutta tranquillità all'insegna del pesce piccolo. Non tutte queste aperture hanno dato buon esito. A volte il garista ingolosito da una cattura ne ha aspettata inutilmente una seconda sprecando tempo e perdendom il vantaggio ottenuto in partenza.
La pesca del cavedano tra due acque si basa essenzialmente sul lancio frequente di piccole quantità di larve di mosca.
I cavedani o cavedanelli, riescono ad ingoiarle tutte senza doverle rincorrere a valle , in tal modo restano eccitati sul posto e sono facile preda dell'inganno sull'amo. Occorre però anche un minimo di tranquillità sulla sponda, senza la quale il pesce o si inabissa o si porta al largo. La passata è fatta con un galleggiante piombato e sulla lenza uno o due piccoli pallini. Distanza amo-piombi quasi un metro, ed amo galleggiante in media circa due. Setale sottile, amo del 16/18 innescato con una o due larve. A volte rende bene anche il fiocco di trev larve.
La pesca del cavedano sul fondo è invece esplicità sia con canna fissa lunga che con canna bolognese. Il setale è lungo meno di un metro, amo del 15/17, alcuni bigattini innescati a calza, montatura piuttosto leggera senza però esagerare, altrimenti l'esca non passerà nè presso il fondo nè appena al di sopra delle erbe che spesso lo ricoprono. Abbiamo esposto i dettagli delle diverse tecniche di pesca perchè il lettore si è sempre mostrato interessato ai metodi di cattura dei garisti.
Tornando al campionato precisiamo che nella seconda prova saranno ammessi solo i classificati entro il settimo posto. E' però quasi certo che il campione italiano uscirà dalla rosa formata dai vincitori di settore della prima prova.

Elenco dei vincitori di settore:
- Ragonesi Vittorio P.S. Forlì p. 1314;
- Camerini Arnaldo C.C. Verona p. 1087;
- Franchi Gastone Casalecchiese p. 1274;
- Morisi Luciano Castelmaggiore p. 1260;
- Veronesi Lino Castelmaggiore p. 1028;
- Tampelloni Arcero Pasquino p. 1999;
- Rasia Eliano AIM Vicenza p. 1719;
- Filippini Aureliano Delfino BS p. 1065;
- Botti Luciano P.S.Forlì p. 1051;
- Marin Giancarlo P. Milanesi p. 1044;
- Agnoli Paolo C.C. Verona p. 1039;
- Calosso Giovanni I Diavoli p. 1469;
- Meschiari Giovanni Villa D'Oro p. 1390;
- Andena Giuseppe P. Milanesi p. 2580;
- Martelli Angiolino Lenza Reno p. 1579;
- Carpana Sauro P. Milanesi p. 2857;
- Rinaldi Angelo ortofrutticolo p. 1025;
- Tubertini gabriele Ortofrutticolo p. 1505;
- Trabucco Roberto Lenza parmense p. 2110;
- Ferraroni Luigi Lenza parmense p. 2404;
- Orlandini Marcello La Carpa p. 2403;
- Franchini Fiorenzo Ortofrutticolo p. 2688;

lunedì 30 settembre 1974

TROFEO PESCARE 1974: VINCE ENRICO BONZIO


ENRICO BONZIO UN BRESCIANO IN FORZA ALLA LENZA LUCCHESE





















CLASSIFICA FINALE 1° SERIE:
1 BONZIO ENRICO 59 PUNTI
2 COLOMBO EMILIO 57 PUNTI
3 TUBERTINI GABRIELE 56 PUNTI
4 BONACINI LUCIANO 55 PUNTI
5 FRANCHI GASTONE 54 PUNTI
SEGUONO ALTRI 45 AGONISTI CON PUNTEGGIO MINORE.


IL GIOVANE EMILIO COLOMBO 2° ASSOLUTO IN PRIMA SERIE




















CLASSIFICA FINALE 2° SERIE:
1 FRIGERIO DARIO 56 PUNTI
2 LOMBARDI ITALO 55 PUNTI
3 FUMAGALLI ADRIANO 54 PUNTI
4 MAESTRANI ANTONIO 52 PUNTI
5 RASIA ELIANO 52 PUNTI
SEGUONO ALTRI 100 AGONISTI CON PUNTEGGIO MINORE.


ADRIANO FUMAGALLI DELLA CANNISTI MILANESI 3° ASSOLUTO 2 SERIE

giovedì 12 settembre 1974

CAMPIONATO DEL MONDO PER NAZIONI: IN BELGIO IL PODIO E' PER L'ITALIA

SERRATA LOTTA TRA FRANCIA E ITALIA PRIMA E SECONDA OLANDA TERZA MENTRE LA NAZIONALE DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO SI PIAZZA AL SETTIMO POSTO
IL TITOLO INDIVIDUALE AL TEDESCO OCCIDENTALE A. RICHTER, ARGENTO PER MENDES GOMEZ SPAGNA, BRONZO PER IL FRANCESE J. FOUGEAT.


LA NAZIONALE GUIDATA DAL CT CARLO CHINES ERA FORMATA DA:
ASCANI, BOTTI, RINALDI, BAIOTTI, BAIA, RISERVA INCASTRINI.










LA NAZIONALE DI SAN MARINO ERA FORMATA DA:
MICHELOTTI, FORCELLINI S., MORRI L., VALENTINI G., RANOCCHINI C., MICHELOTTI M., CT LUCIANO CEPPI


IL PODIO DEGLI INDIVIDUALI E PANORAMICA DEL CAMPO DI GARA






















CAMPIONATI MONDIALI DI PESCA
SERRATA LOTTA TRA ITALIA E FRANCIA

Il titolo per Nazioni alla Francia, quello individuale al tedesco occidentale Ricther

L’ORGANIZZAZIONE
I mondiali di pesca al colpo 1974 sono stati organizzato egregiamente dalla Confederazione Olandese della Pesca sportiva e dal Comitato confederale dell’agonismo.
Ottimo il campo di gara assolutamente uniforme sia a terra che in acqua ; all’altezza del valore della competizione il pescato e quanto mai efficiente l’organizzazione di gara e logistica in generale.
Il campo reso noto e accessibile fin dalla primavera, è stato meta di ripetuti sopralluoghi da parte delle rappresentanze nazionali in lizza per il titolo, al punto che i padroni di casa non hanno potuto avvantaggiarsi del fattore campo e sono finiti , malgrado il valore delle loro lenze, al quarto posto.
Il tempo, invece, è stato quanto mai inclemente all’avvicinarsi del giorno della gara.
L’ultima settimana è stata caratterizzata dal succedersi del passaggio di molte nuvole fitte e scure, spinte da forte vento, anche la temperatura si è abbassata fin sotto i dieci gradi per l’intera giornata.
Si è temuto che il pesce , fino allora sottoriva, si portasse sul fondo al centro del bacino.
Una importante incognita è stata introdotta dal ripopolamento con 30 quintali di piccoli gardons (30 per chilo) e di carpe e breme: non è mai prevedibile il comportamento del pesce di recente immissione che si può concentrare in maniera abnorme in certe zone e determinare catture fortunose di particolare rilievo.
Questa immissione, come poi la gara ha dimostrato, non ha affatto giovato ai padroni di casa, in quanto ha consentito a concorrenti di equipe , non impegnate per la vittoria, di giocare il tutto per tutto insidiando pesce grosso anche a rischio di una grande delusione. In compenso questo pesce grosso, non ovunque predominante, ha dato grandi soddisfazioni a pescatori di diverse nazioni solitamente classificate nelle ultime posizioni e, senza incidere sostanzialmente nella graduatoria per equipe, è stato di fatto un incentivo per le partecipazioni future.
Gli organizzatori hanno cintato il campo di agra box per box , lasciando tra ognuno uno spazio neutro di un metro e tra loro ed il pubblico un corridoio per il passaggio degli ufficiali di gara, dei capi equipe, di giornalisti e fotoreporter.
In ogni box un cartello con nome e nazionalità del concorrente ed un altro piccolo cartello diviso in sei riquadri nel quale ogni trenta minuti veniva scritto il numero delle catture fino allora realizzate.
E’ stato facile così, per il pubblico e per i numerosi tifosi, seguire l’andamento della gara, sia nel suo insieme che nei suoi componenti più importanti: i singoli settori.

LA PREPARAZIONE AZZURRA
La squadra azzurra è stata portata per gradi alla gara iridata. Dapprima un sopralluogo del direttore tecnico Chines alla fine della seconda decade di luglio i cui rilievi, condensati in una organica relazione, sono stati utilissimi per indirizzare la preparazione degli attrezzi e delle montature. Una serie di pescate in loco, partecipando anche a due gare nelle stesse acque, sono state fatte dalla squadra azzurra alla fine di agosto.
Questi contatti in tempi diversi con il campo di gara aveva già dato buoni frutti lo scorso anno consentendo ai nostri rappresentanti di prepararsi meticolosamente negli intervalli .
Il rischio di mutamenti nelle condizioni tecniche del campo sono compensati dal fatto che la preparazione non è mai decisamente unidirezionale, ma adeguatamente flessibile.

IL CAMPO GARA
Trattasi di un canale rettilineo scavato artificialmente per scopi sportivi, largo una settantina di metri e lungo poco più di due chilometri, inizialmente alimentato dalle acque del fiume Lys e poi, constatati gli inquinamenti che il fiume apportava, separato da esso.
Alimentato da acqua buona convogliata, , ospita un gran numero di pesci in prevalenza gardons, ma non mancano le altre specie come goujon, bremes, carpe, persici reali etc..
Fondo sottosponda rapidamente crescente da mezzo metro ad un metro e mezzo per stabilizzarsi poi a poco meno di due metri verso il centro del laghetto , sponde erbose.
In questo campo veramente ideale la competizione iridata si è sviluppata con assoluta regolarità anche se qualche posto meno produttivo degli altri ha rivelato che evidentemente il fondo non aveva una uniforme disposizione delle erbe sommerse.

IL LOTTO DEI PARTECIPANTI
In questa edizione dei mondiali hanno gareggiato le nazioni occidentali che abitualmente vi partecipano da anni e vi è stato il solito imperscrutabile avvicendamento delle nazioni di oltre cortina .
Sono mancati alla gara i pescatori della Germania orientale e quelli dell’Ungheria. In compenso era presente la Romania e si è registrato il rientro della Spagna, da anni assente, per ragioni essenzialmente legate alla normativa di gara, dalla competizione iridata.
Ci sembra di ricordare infatti quale ultima loro partecipazione la gara di Peschiera nel 1962.
Diciassette le partecipazioni con squadre di cinque uomini , un totale di 85 concorrenti.
E’ nell’aria l’adesione alla CIPS di altre Nazioni , dal Portogallo, alla Russia, e pertanto è sperabile che anche la partecipazione extraeuropea , per ora limitata al Sud Africa, diventi col tempo decisamente importante.

LA GARA
Il sorteggio ha favorito gli italiani (n° 17) ed i ciechi (n° 1) assegnando loro rispettivamente il posto di estremità alla fine ed all’inizio del campo. Non si può dire che sia stato un grosso vantaggio: il Ceco è finito penultimo del suo settore ed il nostro Baia al secondo posto con un volume di catture che certamente avrebbe realizzato quasi ovunque. Merito dello spazio assegnato ai concorrenti (12 metri) e della alta pescosità se i posti di estremità non sono stati determinanti. Senza pioggia, con poco vento e a tratti persino un poco di sole, le tre ore di gara.
I concorrenti sono partiti tutti a canna corta, chi con corte roubasienne, chi con canne a cimino flessibile. La pasturazione è stata fatta, come prescrive il regolamento, in modo pesante nei cinque minuti precedenti il segnale di pesca, da quel momento in poi è stata effettuata solo quella leggera. Le acque praticamente ferme del laghetto, hanno reso molto efficace anche quest’ultima. Grande abbondanza di fouillis nella pastura e, salvo qualche esperimento momentaneo, innesco esclusivo del ver de vase.
I gardons hanno risposto bene al richiamo della pastura ed all’invito delle esche; si sono stabiliti dei ritmi che, con gli inevitabili alti e bassi, sono stati da alcuni mantenuti pert tutta la gara.
I concorrenti delle equipe più impegnate hanno, nella quasi totalità, pescato il piccolo pardon. Le eccezioni hanno riguardato posti meno produttivi , così il nostro Rinaldi ha fatto una puntata al largo cercando prede migliori e, catturata una carpa, è tornato sottoriva per non sciupare , in una eventuale attesa delle altre abboccate, la posizione recuperata.
A questa condotta sagace va indubbio il merito di portare al piazzamento collettivo.
Van den Eynde si era preparato due punti di pesca nel suo box: l’uno, verso il concorrente giudicato meno pericoloso, per la pesca sottoriva (quindi con pasturazione sottoriva e le canne corte ivi disposte) e l’altro dalla parte opposta per la pesca con la roubasienne da sei metri.
Visto che il sottoriva non rendeva il previsto , è passato al largo e catturato un grosso persico è subito rientrato a spulciare gardons.
Meno fortunato il campione del mondo Michiels che inutilmente è passato alla pesca lunga e dopo parecchi tentativi si è dovuto accontentare di un nono posto di settore.
Identica sofferenza per Lagoguey che, chiamato in squadra per sostituire Hebert, ha profuso tutta la sua grinta e la sua tenacia per difendere, in un posto evidentemente non pescoso, il settimo posto.
Abbiamo parlato di questi uomini, i peggio piazzati delle squadre più in vista, perché è a loro, alla loro sofferenza , al loro impegno per guadagnare una posizione , che si deve quasi sempre il buon piazzamento della squadra.
Niente scoraggiamenti, nessun tentativo di risollevarsi con condotta spericolata, , ma uno spulciare, un aggrapparsi alla piccola cattura per limitare la caduta in classifica.
La lotta tra i big è stata accanita fin dalle prime battute. Nel settore A Ascani si è impegnato con catture piccole a ritmi serrato contendendo a Fougeat il primato; il francese con una grossa cattura è parso porsi al riparo delle sorprese, ma questa è venuta dallo spagnolo Mendez Gomez che, buttatosi al grosso, con quattro chili ha vinto il settore. Per colmo di sfortuna il sanmarinese Michelotti, ottimo pescatore di una calma olimpica acquisita con parecchie partecipazioni ai mondiali, perdeva una carpa di oltre un chilo sulla canna da due metri. Con quella cattura avrebbe sopravanzato anche il francese e la classifica finale sarebbe stata per noi ben diversa.
Col maggior numero di pesci Ascani si è dovuto accontentare del quarto posto.
Nel settore B lotta a distanza tra Arroyo e, esperto lussemburghese buttatosi sul pesce grosso e l’olandese Levels già campione individuale a Praga che, imperterrito, insaccava gardoncini.
Regolare il nostro Botti che cercava il buon piazzamento attraverso la continuità e si installava al terzo posto.
Nel settore C il dramma già accennato di Rinaldi che perdeva il quinto posto per tre punti , cosa che forse non sarebbe accaduta se la bilancia anziché i cinque grammi avesse segnato il grammo.
Il settore D ha laureato campione il tedesco occidentale Ritcher , lineare e fiducioso ha sempre tentato il grosso pesce senza mai rientrare nel soottoriva: 6 pesci cinque chili!
Regolare il nostro Baiotti con gardons e goujons nel tenere una posizione preminente: terzo.
Nel settore E il lungo affannato duello pesce su pesce tra Baia e Morzieres è parso risolversi verso la fine a favore di baia che, iniziata l’ultima mezz’ora a pari pesci col francese , lo sopravanzava di diciassette catture .
Questa apparente vittoria ci ha fatto poi balzare il cuore in gola valutando una concreta possibilità di vittoria azzurra , speranza delusa dalla bilancia che al Morzieres ha dato sessantacinque grammi in più dell’Italiano.

I RISULTATI
Scontato che la condotta dei tedeschi se da un lato ha dato il titolo a Richter dall’altro ha relegato nella bassa classifica gli altri quattro rappresentanti , rilevato come il campo richiedesse la pesca in velocità col ver de vase , possiamo sentirci finalmente orgogliosi del livello tecnico raggiunto dalla nostra rappresentanza che ha dimostrato una velocità di innesco del rosso fragile vermetto veramente di primo piano.
Un secondo posto che tecnicamente vale un primo e che pone fine alla nostra inferiorità nei confronti della scuola roubasienne.
Ci siamo inseriti ed in futuro sarà facile migliorare ancora, anche se ciò richiederà attente decisioni a livello di Commissione Sportiva e indefesso impegno del preposto alla squadra azzurra e dei garisti che via via saranno chiamati a far parte.
La Francia ha vinto. Ha vinto anche con due rinunce in extremis: oltre a Hebert anche Jaques tesse è stato sostituito alla vigilia della gara. E’ arrivata al suo quinto titolo mondiale , un nuovo successo che ne sancisce ancora una volta il valore alieutica, successo cui è stato indubbiamente determinante l’acume di Robert Tesse che, come mi ha confidato, sta preparando anche il suo successore nella carica di Direttore tecnico: Jaquelin visto in gara nel 1964 a Isola Pescaroli.
La vittoria di Isenbaert ed il terzo posto di Van den Eynde sono stati annullati dal sesto posto di Detry.
Regolare la classifica degli olandesi attentamente preparati sul campo da a loro così vicino , mentre ha sorpreso il quarto posto del Belgio che “giocava in casa”.
Lussemburghesi e inglesi , quasi appaiati al quinto e sesto posto, ivi confinati da un piazzamento rovinoso.
Brillante, data la modesta base selettiva, il settimo posto di san Marino.
I giovani pescatori del Titano hanno sfruttato al meglio i consigli di Luciano ceppi, cui non mancano di esternare la loro riconoscenza, superando nazionali di consistenza numerica enormemente superiore.

L’IMPEGNO AZZURRO
Il brillante piazzamento azzurro è indubbio merito dei nostri pescatori che in piena armonia tra loro hanno disciplinatamente e di buon grado osservato tutti i consigli e le disposizioni impartite dal commissario tecnico Chines, ma è anche frutto dell’attenta opera del Chines stesso che ha saputo infondere quella fiducia che è fattore di successo e nel contempo mantenere elevato il livello tecnico della preparazione attraverso una chiara individuazione delle condizioni del campo di gara.
Al buon risultato hanno contribuito anche altri , sia pure su un piano diverso, dalla insostituibile opera di Gastone Franchi nel curare la parte logistica, ai volenterosi garisti che giunti in proprio a Gand, hanno consentito a Chines di disporre due esperti pescatori alle spalle di ogni nostro concorrente. Il più attivo è stato nel ruolo di collegamento il Bruno Incastrino che ha così elevato il suo ruolo di riserva.
CARTOLINE DI PESCA DI ALESSANDRO SCARPONI
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