sabato 30 dicembre 2006

ATTIVITA' AGONISTICA 2006

ELENCO PREMIATI ATTIVITA' AGONISTICA 2006


CUCCHI G. PAOLO
CLUB AZZURRO DI PESCA AL COLPO DISABILI
3° CLASS AL MONDIALE DI PESCA AL COLPO DISABILI








BIANCHI ALESSANDRO CLUB AZZURRO SPERANZE
MONTANARI ALESSANDRO CLUB AZZURRO GIOVANI
GIROMETTI IVAN CLUB AZZURRO GIOVANI
PAGANELLI STEFANO 1° CLASSIFICATO AL CAMP. ITAL. DI PESCA IN FIUME
FERRI MANUEL 1° CLASSIFICATO AL CAMP. ITAL. CARPA

RICONOSCIMENTI
DARDANELLI GILBERTO UNA VITA PER LA SEZIONE

CAMP. PROV.LE CAT. PIERINI
1 Magnani Daniele Club Pescatori

CAMP.PROV.LE CAT. GIOVANI
1 Girometti Ivan Amo Santarc.
2 Montanari Alessandro Amo Santarc.
3 Caminati Marco G.P.S.
4 Magnani Marco Club Pescatori

CAMP. PROV.LE CAT. SPERANZE
1 Bianchi Alessandro Amo Santarc.
2 Vestolani Luca Valloni
3 Santarelli Filippo G.P.S.

CAMP. PROV.LE PER SOCIETA’
1 Le Aquile
2 Club Pescatori
3 GPS Santarcangelo

CAMP. PROV.LE INDIVIDUALE
1 Grossi Daniel G.P.S. SANTARCANGELO (TRABUCCO)
2 Camerani Stefano CLUB PESCATORI COLMI
3 Valbruccioli Massimo A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
4 Colletto Roberto A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
5 Coveri Mauro G.S.VALLONI

CAMP. PROV.LE ROUBASIENNE INDIVIDUALE
1 Bersani Valerio Rubicone (Trabucco)
2 Monti Giancarlo C.Pescat. (Colmic)
3 Belletti Luigi Rubicone (Trabucco)
4 Graffieti Romeo Rubicone (Trabucco)
5 Colletto Roberto Aquile (COLMIC)

CAMP. PROV.LE ROUBASIENNE SQUADRE
1 Rubicone (Trabucco) (B)
2 C.Pescatori (Colmic)(A)
3 Aquile (COLMIC)(B)

CAMP. PROV.LE CARPA
1 RAGAZZINI FABIO LENZA FORLIVESE
2 TURCI LUIGI VALLE SAVIO
3 VESTOLANI LUCA GS VALLONI

TROFEO C.E.R. INDIVIDUALE ( in due prove nel Canale Emiliano Romagnolo)
1 MAGNANI DECIMO CLUB PESCATORI

CAMP. PROV.LE MASTER (OVER 55)
1 Serri Giancarlo L.Forliv.
2 Mazzoni Giancarlo Borellese (MILO)
3 Bartolucci Ermes C.Pescat. (Colmic)

MASTER FIUME
1 BURNAZZI CLAUDIO AQUILE
2 PELLACANI GIUSEPPE LENZA FORLIVESE
3 PIGNATELLO GIORGIO AQUILE
4 ANGELINI GABRIELE AQUILE
5 GALLETTI ANDREA AQUILE

TROFEO FIPSAS FIUME A SQUADRE
1 A.P.S. LE AQUILE (COLMIC) (A)
2 LENZA FORLIVESE (MAVER) (A)
3 A.P.S. LE AQUILE (COLMIC) (C)

TROFEO FIPSAS FIUME BOX
1 L.Forlivese (A) 9
2 Aquile (COLMIC) (A) 11
3 Aquile (COLMIC) (C) 12

TROFEO FIPSAS FIUME COPPIE E SQUADRE
1 Landini Pellacani L.Forliv.
2 Damiano Pignatello Aquile (COLMIC)
3 Burnazzi Galletti Aquile (COLMIC)

TORNEO A SQUADRE 5 VS 5 FIUME
1° LE AQUILE sq a
2° CANNISTI FAENTINI sq a
3° AMO FORLIVESE sq a

TROFEO FIPSAS FIUME INDIV.
1 Pellacani Giuseppe LENZA FORLIVESE MAVE (MAVER)
2 Angelini Gabriele A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
3 Ravaioli Jader LENZA FORLIVESE MAVE (MAVER)
4 Baroni Michele A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
5 Burnazzi Claudio A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
6 Landi Daniele LENZA FORLIVESE MAVE (MAVER)
7 Valli Claudio AMO FORLIVESE-TRAB (Trabucco)
8 Bazzocchi Lorenzo A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
9 Galletti Andrea A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
10 Di Rienzo Pasquale CLUB PESCATORI COLMI
11 Pignatello Giorgio A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
12 Casadei Maurizio CLUB PESCATORI COLMI
13 Di Trani Antonio LENZA FORLIVESE MAVER (MAVER)
14 Turci Leonardo PESCA SPORT GAMBETTO
15 Nori Lerio L.C.BORELLESE-MILO (MILO)
16 Cimatti Elio CLUB PESCATORI COLMIC
17 Liverani Alessandro A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
18 Amaducci Pier domenico P.S. CIVITELLA
19 Fabbri Cristian G.P.S. DELLA LENZA M
20 Rossi Walter POL. ASIOLI P.S. 4 P

TROFEO FIPSAS PROMOZIONALE INDIVIDUALE
1 Pacini Giuseppe A.S.S. AMO SANTARCA
2 Amadori Carlo Aquile (COLMIC)
3 Colli Carlo Amo Forlivese (Trabucco)
4 Rocchi Tino Aquile (COLMIC)
5 Guiducci Giancarlo Aquile (COLMIC)
6 Cantarelli Macario Aquile (COLMIC)

TROFEO FIPSAS PROMOZIONALE A SQUADRE
1 A.P.S. LE AQUILE (COLMIC) (A)
2 A.P.S. LE AQUILE (COLMIC) (B)
3 A.S.S. AMO SANTARCANGIOLESE MAVER (A)

TROFEO FIPSAS PROMOZIONALE A BOX
1 A.P.S. LE AQUILE (COLMIC) (C)
2 A.S.D. CITTA' DEL RUBICONE (TRABUCCO) (A)
3 APS LENZA SAMMARTINESE (TRABUCCO) (A)

TROFEO FIPSAS PROMOZIONALE A COPPIE
1 Rossi Roberto Sternini Luciano A.P.S.LE AQUILE-COLM (COLMIC)
2 Ricci Gianluca Flamini Luca CANNISTI FORLIMPOPOL
3 Betti Stefano Montanari Marco APS LENZA SAMMARTINE (TRABUCCO)

TROFEO FIPSAS LAGHETTI SQUADRE
1 G.P.S. SANTARCANGELO (A)
2 A.S.S. AMO SANTARCANGIOLESE MAVER (A)
3 G.P.S. SANTARCANGELO (B)

TROFEO FIPSAS LAGHETTI INDIVIDUALE
1 Zavoli Oscar G.P.S. SANTARCANGELO
2 Ragazzini Fabio LENZA FORLIVESE ARTICO
3 Manuzzi Luciano A.S.S. AMO SANTARCANGIOLESE
4 Grossi Daniel G.P.S. SANTARCANGELO
5 Monti Giancarlo CLUB PESCATORI COLMIC
6 Guerrino Primo A.S.S. AMO SANTARCANGIOLESE
7 Vestolani Luca G.S.VALLONI
8 Ugolini Giorgio G.P.S. SANTARCANGELO
9 Bartolucci Ermes CLUB PESCATORI COLMIC
10 Camerani Stefano CLUB PESCATORI COLMIC

domenica 24 dicembre 2006

GARA DI PESCA SOTTO L'ALBERO DI NATALE


MARCHI DANIELE IN AZIONE DI PESCA



Lago del Pino
GARA DI PESCA SOTTO L’ALBERO DI NATALE








Tutta l’attrezzatura da pesca è stivata all’interno della mia Station Wagon.
La giornata che sta per levarsi, in questa vigilia di Natale 2006, sembra delle migliori.
Il cielo è pulito senza nuvole e le stelle, pur essendo ancora mattino, si contano facilmente.
Una veloce colazione e via l’auto è già in direzione di Forlì; obiettivo lago del Pino.
Là mi aspettano gli amici per una gara di pesca con premi culinari (prosciutti e salami).
La gara è a coppie e per l’occasione pesco con Marchi Daniele di Savignano sul Rubicone: garista che pesca con una Società di San Donà di Piave.
Arrivato sul posto di buon ora non riesco ad uscire dall’auto perché il freddo è tagliente.
Prendo coraggio, mi vesto in modo adeguato, ed esco per i sorteggi dei posti pesca.
I picchetti più pescosi del lago sono due e sicuramente coloro che vi andranno a pescare per sorteggio saranno già a metà dell’opera per la vittoria finale.
Nella pesca, infatti, non conta solo la bravura del pescatore, che quasi sempre può fare la differenza in situazioni difficili, ma anche la fortuna che quasi sempre si manifesta o con il posto per l’appunto o con la cattura di qualche pesce di peso notevole.
Purtroppo nei due posti vincenti ci vanno due coppie che nella vita di garista si sono distinti tutt’altro che per la fortuna: da una parte Amadori e Galeotti di Forlì e dall’altra Facibeni e Piscaglia di Savignano.
Io e Marchi siamo rilegati in due picchetti in un angolo del lago; una zona poco sfruttata per le gare.
Tutti sono intenti alla preparazione dell’attrezzatura che per noi garisti, è come un rito maniacale.
Do un’occhiata all’acqua e si presenta pulita e di una calma piatta senza vento.
Decido quindi di montare lenze leggere, apro quattro punte da roubasienne; due le monto con galleggiante da 0,75 grammi e altre due con galleggiante da 0,40 grammi di peso.
La taratura di questi è esasperata, le antenne segnaletiche colorate pelano l’acqua della serie vedo non vedo.
Amo del n° 20 serie 247 innescato con due bigattini bianchi e decido di partire appoggiato almeno tre dita con la lenza sul fondo del lago.
Il fondale davanti a me è omogeneo quindi non devo sfruttare avvallamenti o piccole buche che sarebbero state determinanti poichè in questo periodo dell’anno il pesce tende sempre ad ammucchiarsi nelle profondità più estreme.
Parte la gara e inizia la pasturazione di richiamo del pesce con piccole fiondate di bigattini sfusi e piccole quantità di mais sulla distanza di dodici metri di canna.
Passano i minuti ma il galleggiante non affonda a differenza dei pescatori vicini di postazione che da subito inanellano catture su catture di carassi e carpette di piccola taglia.
Se il buon giorno si vede dal mattino, mi dico, il mio si presenta molto triste.
Non c’è pesce!
Giro le esche, cambio le lenze, sposto le piombature, tolgo acqua alla lenza e la rimetto ma niente. Alla fine della gara sono pochi i pesci che riescono ad entrare nella mia nassa che insieme a quelli catturati da Daniele e non si va oltre i 2,5 kg di pescato.
Non si va a premio, pazienza, d’altra parte il posto non era proprio dei migliori.
A fine gara arrivano i responsi finali: la mia zona viene vinta dalla coppia Amadori e Galeotti di Forlì, confermando i miei pronostici della mattina, mentre nell’altra zona vincono due amici della mia stessa Società GPS Santarcangelo, Zavoli e Brolli, con 5 kg. di pesce pescato.
La coppia Piscaglia e Facibeni, per la quale avevo previsto la vittoria certa considerando il picchetto avuto in dote dalla fortuna, si piazza soltanto al secondo posto.
Tutto sommato una gara soddisfacente che nonostante la rigida temperatura di questa vigilia di Natale 2006 ha regalato ai pescatori presenti una mattinata di emozioni grazie alle tante affondate del galleggiante!

lunedì 18 dicembre 2006

COME PESCARE LE TROTE IN LAGHETTO


Cesena 18-12-2006: LA POSTA DEI LETTORI

Vorrei rispondere a Denis Fellini, un ragazzo di Cesena appassionato di pesca che mi ha posto delle domande inviandomi una mail a questo indirizzo: scarponi.a@alice.it

Domanda:
Buongiorno Sig. Scarponi,
mi chiamo Denis e pratico la pesca alla trota nei laghi da alcuni anni.
Devo dire che è uno sport stupendo! Le scrivo per chiederle un consiglio riguardo alla pesca di trote di grossa taglia. Nei laghetti che frequento in questo periodo, oltre a rilasciare le solite trote di taglia normale, immettono anche diverse trote di taglia che vanno dai 2 ai 5 Kg. di peso.
In tutta sincerità la soddisfazione di avere in canna una trota così non è da tutti i giorni per non dire mai nel caso mio. Quello che vorrei sapere è se trote del genere si comportano o muovono in modo diverso dalle altre nel gruppo e quindi il fatto di prenderle all'amo è quasi casuale, oppure vanno ricercate in modo diverso e se così fosse in che modo? Spero di non aver fatto troppe domande, ma era un dubbio troppo grande che ho.
Attendo una sua risposta. Saluti e grazie Denis Fellini di Cesena

Risposta:
Ciao Denis,
intanto preferirei avere del "tu". Altrimenti mi fai sentire troppo vecchio.
Per insidiare e catturare grosse trote, è proprio vero, ci vuole fortuna. Non solo fortuna ovviamente ma, in maniera preponderante. Se ci fai caso, sono quasi sempre i soliti pescatori i "fortunelli" cioè quelli che pescano in maniera statica o comunque, lenta. Almeno questo è quel che succede nei laghi da me frequentati dove, d'abitune, vengono immesse trote dai 2 ai 6 chili.
Su 10 trote grosse che possono uscire in un giorno: 2 sono prese da garisti e 8 da amatori. Perché?
Perché la trota grossa è più lenta della piccola e perché la trota grossa, di solito, sta più in profondità. In un ipotetico banco di trote grosse e piccole, le piccole stanno in alto e le grosse in basso e le piccole, le prime ad abboccare. Ecco perché chi pesca a striscio cattura di più di chi pesca col galleggiante o col piombo appoggiato al fondo o con le bombarde (ballerine) da superficie.
Altro particolare importante è l'uso della pastella come innesco.
Con la pastella è più facile arrivare alla trota grossa. Sarà per le maggiori dimensioni del boccone, sarà per il fatto che in acqua galleggia, sarà perché, sciogliendosi, diffonde odori e sapori ... di fatto, è quel che succede: la maggior parte delle trote grosse sono catturate con la pastella (bianca o tricolore).
Il consiglio perciò, che io ti posso dare caro Denis, è di non farci la malattia. Pesca come sai o come più ti aggrada e vedrai che, prima o poi, quando meno te l'aspetti, te ne troverai una in canna.
Naturalmente m'aspetto la foto.

domenica 17 dicembre 2006

LA TROTA COME PESCARLA


Cesena 17-12-2006 LA PESCA ALLA TROTA

Con l’arrivo dei mesi invernali la pesca sportiva si trasforma.
Rallentano l’attività i pescatori amanti della pesca al colpo e accendono i motori quelli della pesca alla trota.
E’ questa la stagione migliore per insidiare questo pesce la cui pesca si protrae fino alla primavera inoltrata.
La trota è un pesce pregiato dal corpo un pò allungato con bocca piuttosto grande e squame fittissime.
Ha un colore del dorso scuro grigio, verdastro o bruno. Fianchi grigi costellati dalle caratteristiche macchioline rosse. Ventre giallo oro o comunque sempre molto chiaro.
Il suo habitat preferito sono i fiumi, i torrenti e laghi con acque pulite e molto ossigenate.
La pesca sportiva di questo pesce è varia: dalla passata o tocco cioè senza galleggiante a spinning o a mosca.
Pesce sportivo per eccellenza che affascina ogni pescatore per la sportività della cattura e per i luoghi che elegge a suo habitat, sempre naturali e puliti.
Le specie maggiormente diffuse sono la trota fario, classica trota dei fiumi e torrenti europei, è la preda più desiderata dai pescatori di torrente; la trota iridea, classica trota di lago predisposta alla riproduzione in allevamento molto richiesta dai pescasportivi per le gare di pesca in laghetto; la marmorata è la trota che staziona nei grandi fiumi in profondi fondali, molto amata dai pescasportivi americani. Questa specie può raggiungere dimensioni e pesi davvero notevoli; la trota albina o più comunemente chiamata trota giapponese deve questo soprannome alla vistosa colorazione gialla. Essendo incapace di riprodursi spontaneamente ogni sua immissione nei nostri corsi d’acqua non ha dato risultati positivi.
La trota è un pesce meraviglioso, per prima cosa perché la troviamo in posti immuni da inquinamento, dove le acque sono limpide e pure come quelle di una volta, in secondo luogo perché si presta a tutti i tipi di pesca praticabili.
La si può infatti insidiare con la mosca secca o sommersa, a lancio con cucchiaino e con le esche naturali, quelle che costituiscono il suo pasto abituale.
Indipendentemente dal sistema usato è una pesca tipicamente sportiva che richiede una passione sconfinata ed anche un fisico preparato per affrontare robuste camminate , ed in certi casi, vere e proprie acrobazie per giungere in posti impervi e infrascati.
La trota è un pesce che vive bene anche in torrenti minuscoli e apparentemente insignificanti.
Il vero trotaiolo cammina molto e lancia la sua esca in ogni buca, dietro ogni sasso, vicino ad un ramo spezzato.
La pesca della trota in torrente va fatta nel massimo silenzio; è importante non spaventare la preda: sarà bene evitare rumore e non entrare mai nel campo visivo del pesce.
Un segreto è quello di pescare la trota risalendo il torrente per evitare di essere visti.
Non a caso la trota mantiene sempre la sua posizione rivolta verso monte per individuare e aggredire con rapidità ogni preda possibile che scenda nella corrente.
La pesca della trota in laghetto invece si è diffusa molto negli ultimi anni insieme al boom della pesca sportiva.
Nei laghetti le trote sono immesse in gran quantità dai gestori per assicurare il massimo divertimento ai pescatori.
La fauna ittica immessa proviene da allevamenti specializzati dove il pesce viene allevato con mangime controllato e sanitariamente certificato.
La facilità di cattura di questo pesce ha favorito lo sviluppo di gare di pesca alla trota che prevalentemente vengono svolte la domenica mattina.
In laghetto le tecniche di pesca sono diverse: la tecnica della tremarella è quella che assicura il numero maggiore di catture in quanto l’azione di pesca viene fatta nel tentativo di stimolare l’aggressività del pesce che attacca senza scrupoli l’esca messa all’amo.
Per questa pesca si usano canne molto morbide ed il pescatore tende ad eseguire con la canna il movimento sia verticale (perpendicolare alla superficie dell'acqua) sia orizzontale facendo compiere alla vetta della canna grandi oscillazioni durante il recupero della lenza con il mulinello.
Nella cassetta porta oggetti del pescatore di trote sono sempre presenti le bombarde, i piombi, le corone, i galleggianti e gli ami senza ardiglione.
Le esche maggiormente utilizzate dai pescatori di trote in laghetto sono le camole, i tebo, i caimani, i lombrichi, e anche la pastella colorata.
In alcuni periodi si utilizzano le uova di salmone, vendute in piccoli barattoli di vetro, o i filetti di uova di trota stesse.

sabato 16 dicembre 2006

IL CAMPIONE DI PESCA LUCA PISCAGLIA





L’intervista al campione di pesca PISCAGLIA LUCA






Piscaglia Luca nato nel 1960 e agonista della Società ASD Città del Rubicone di Savignano sul Rubicone.
Nella sua carriera di agonista può vantare numerose e prestigiose medaglie conquistate in competizioni di pesca al colpo ai massimi livelli.
D: in una carriera così lunga qual è la soddisfazione che ricordi meglio e che ti ha dato più gioia?
R: Nel 1998, sono riuscito a vincere il campionato Italiano Carpa ad Oristano in Sardegna . Questo è stato un momento importante della mia pur breve carriera da agonista perché di fatto è stata la molla che poi mi ha portato a partecipare alla competizioni più importanti a livello nazionale. Questo percorso da agonista mi ha poi portato con la mia squadra a conquistare lo scorso anno l’accesso all’Eccellenza nazionale e nella fase finale dello scorso anno siamo arrivati secondi ad un punto dal conquistare il diritto a partecipare al trofeo internazionale delle 6 Nazioni che poi quest’anno è stato vinto dalla Montecatinese.
Quest’anno la partecipazione al campionato di eccellenza è stata una esperienza veramente entusiasmante. Confrontarsi in un campionato spalla a spalla con campioni del calibro di Trabucco, Gabba, Sorti e tanti altri è stato veramente bello.
Dopo tutte queste esperienze agonistiche non voglio dimenticare un’altra attività legata alla pesca che mi ha dato tanta soddisfazione: avere condotto corsi di pesca per bambini. In 5 anni ho avuto oltre 500 “allievi”. Credimi mi hanno riempito di gioia.
D: Come si prepara un agonista per una gara importante?
R: La gara deve essere preparata con tanta attività sul campo di gara. Deve essere analizzato nei dettagli il modo migliore per attirare il pesce con la pasturazione e successivamente deve essere provato il modo più adescante per pescare. Trovare quindi la tecnica e l’esca migliore. Queste verifiche vanno assolutamente organizzate e condivise con la tua squadra in momenti di prova e nelle gare di avvicinamento che precedono la gara stessa. Terminate queste sessioni di prova poi dal confronto delle sensazioni dei componenti la squadra poi si giunge alla sintesi della condotta di gara che andremo ad impostare. E’ tutto un percorso difficile ma determinante per il risultato della gara stessa. Quindi l’armonia della squadra è determinate. IN questo io sono molto fortunato perché ho dei compagni veramente fantastici: Barilli Pierpaolo di Savignano sul Rubicone, Facibeni Andrea e Laghi Alberto di Forlì e Mazzetti Marco di Bologna.
D: Quanto ti impegnano gli allenamenti o le prove?
R: Vorrei per darti un esempio di quanto impegnano gli allenamenti portati ad esempio i km che ho fatto per la pesca nei mesi di Maggio, Giugno e Luglio dove si sono concentrate le gare del campionato di Eccellenza di quest’anno. In tre mesi ho fatto quasi 20.000 Km. Questo la dice lunga. Ma oltre all’impegno fisico deve riuscire a far convivere gli impegni familiari e quelli lavorativi. In quei tre mesi ho fatto proprio una vita incredibile. Le prove vengono spesso fatte durante i giorni feriali. Sveglia quindi di buon ora verso le 3 o 4 del mattino. Viaggio per raggiungere il campo di gara. Preparazione della gara e gara normalmente dalle 9 alle 12. Riassetto dell’attrezzatura e viaggio di ritorno. Quando poi arrivi a casa una doccia veloce a via in ufficio fino a sera tardi. Giusto il tempo per arrivare a salutare la famiglia prima del riposo. In quei tre mesi ho perso 4 kg. Un sacrificio enorme che da solo testimonia quando è grande la passione. Per fortuna sono solo pochi mesi all’anno che impegnano così tanto.
D: Cosa avresti voluto da questo sport che ti ha permesso di vincere così tanto?
R: Io ho raggiunto i livello dell’agonismo un po’ troppo avanti con gli anni per pensare a raggiungere obiettivi più ambiziosi da quelli che ho di fatto raggiunto. Ho raggiunto le finali dei campionati italiani per due volte negli ultimi tre anni e quest’anno per pochissimo non sono entrato nel Club Azzurro ossia il gruppo dove pi si accede alla nazionali di pesca. Sinceramente non penso di riuscire ad arrivare oltre. Sono già veramente contento così.
D: Qual è il traguardo che ti poni per il prossimo anno agonistico?
R: L’anno prossimo mi piacerebbe riuscire a ripetere i risultati di quest’anno. Risultati che solo un anno fa sembravano “chimere”. Poi non mettiamo mai limite alla fortuna e chissà che ……
D: La tua prossima gara?
R: Ogni settimana abbiamo una nuova gara e un nuovo momento di aggregazione con amici. A novembre ho tre gare a cui tempo tanto: Umbertide, Montecatini e Laghi di Mantova.
La prima è una riedizione di una importantissima gara che si tiene ad Umbertide in piena estate che quest’anno mi ha visto vincere sia la gara del sabato che la gara della domenica. Saranno presenti campioni mondiali italiani ed esteri: sarà un’occasione unica per confrontarsi con il vertice mondiale della pesca. A Montecatini invece si danno appuntamento le 20 società più forti d’Italia in una gara da invito dove l’anno scorso ci ha visti finire al sesto posto mentre a Mantova si sarà il raduno della società sponsorizzate dall’azienda Trabucco. Una giornata di spensieratezza con tanti amici e con la squadra ( Ravanelli) che ha visto il campionato italiano di quest’anno.
D: Cosa pensi dei nuovi materiali per la pesca?
R: Abbiamo raggiunto ormai livelli incredibili. Il carbonio utilizzato è ormai simile a quello con il quale costruiscono le F1 o lo Shuttle. I costi purtroppo crescono sempre di più. Per questo ritengo opportuno che la federazione ponga dei limiti a lunghezze di canne e al loro utilizzo per frenare la corsa di spese che ormai sono senza freno. La pesca nasce come sport popolare e come tale deve rimanere. Non facciamolo diventare come il golf uno sport di elite.
D:Nella tua carriera chi ti è stato vicino o ti ha aiutato nel raggiungere tante vittorie?
R: Nella mia vita ho avuto tanti amici nel mondo della pesca e a tutti devo qualcosa ma come sempre ce ne sono alcuni che più di altri ti sei affezionato per motivi diversi. Il primo è legato alla mia giovinezza ed è Lino Violacci con i quale mi sono avvicinato al mondo dell’agonismo. Il secondo è Andrea Botti che ha fatto parte della nazionale Italiana negli ultimi anni: da lui ho imparato tantissimo dell’agonismo attuale. Il terzo è i compagno che mi sopporta sempre: Paolo Barilli. L’amico che non manca mai in tutto il mio peregrinare per campi di gara e con il quale divido le speranze del viaggio di andata e le emozioni del dopo gara nel viaggio di ritorno. Ma poi tanti altri amici mi hanno dato e mi danno ogni giorno consigli, supporto e aiuto. Indicarli tutti è impossibile ma a tutti deve andare il mio grazie perché senza di loro e soprattutto senza la nostra società ASD Città del Rubicone le mia gare non avrebbero senso. In questa società io ho cominciato le gare, con questa ho raggiunto i livelli di eccellenza nelle gare e con questa terminerò la mia esperienza nel campo della gare…… fra tanti anni spero!
Prima di chiudere lasciamo il posto ad un rammarico.
Il rammarico è legato alla poca considerazione che la pesca, anche agonistica, ha nei confronti degli Amministratori Pubblici. Ci si dimentica troppo facilmente del ruolo che la pesca ha nei confronti dei ragazzi, degli adulti e degli anziani. Soprattutto non si capisce che il pescatore il più grande amante della natura. Senza di noi la vita nei fiumi sarebbe scomparsa da anni ormai fra l’inquinamento e una cultura ambientalista che vede solo quello che vive sopra dimenticandosi troppo facilmente che anche in acqua c’è vita. Per fortuna ci siamo noi pescatori a ricordarlo a tutti.

mercoledì 13 dicembre 2006

IL GRANDE BARBO


13/12/2006: Il grande BARBO
di Alessandro Scarponi

La sveglia, implacabile, suona alle 4.30.
Una robusta colazione mi da la carica giusta per affrontare una giornata di pesca nella speranza di provare più emozioni possibili con la canna e la lenza.
La meta che devo raggiungere, per queste emozioni, è una sola: Galeata, paese situato sulle montagne forlivesi, lassù dove scorre il mitico fiume Bidente.
E la nebbia, di questo strano inverno che non somiglia per niente ai freddi e nevosi mesi di dicembre di qualche anno fa, si fa sempre più fitta e pesante.
Grazie alla buona conoscenza della strada riesco a non perdermi, ma per farlo devo andare a non più dei trenta km all’ora, infatti riesco a vedere a malapena il ciglio del fosso.
E mentre il cartello segnaletico indica Meldola decido di fermarmi in un bar, solitamente frequentato da pescatori “duri a morire”, per farmi un buon caffè e magari due chiacchere.
Al bar ho sperato di trovare qualcuno, anche per avere alcune “dritte” su qualche posto buono da pesca, ma così non è stato quindi, decido di riprendere la provinciale bidentina.
Dal buio e dalla nebbia spunta Civitella di Romagna e dopo alcuni chilometri raggiungo la mitica Galeata.
Sono molto affezionato ad alcuni di questi posti, che frequento da tanti anni, perché sono riuscito sempre a divertirmi e a provare ogni volta emozioni nuove.
Io non sono un pescatore da fiume, quindi non conoscendo tanti posti, mi indirizzo quasi sempre nelle mie due/tre buche preferite.
Il fascino del fiume è anche quello; ogni posto di pesca ha una denominazione legata a qualche storia come per esempio la buca detta “ai sedili”, “al motore”, “all’acqua che bolle”, “dove gocciola l’acqua”.
Arrivo davanti una fontana antica, situata all’inizio del paese di Galeata, dove di fronte c’è una strada che scende al fiume.
Il buio ancora “pesto” e la nebbia che bagna più di una pioggia fitta rendono spettrale l’inizio della giornata.
Sono le sei del mattino e penso tra me e me che forse mi sono alzato troppo presto ma soprattutto ripenso al caldo del letto e ancora una volta mi chiedo chi me lo abbia fatto fare.
Mah… la forza della pesca.
Mi incammino tra sassi e rovi secchi verso valle e dopo diversi minuti decido di fermarmi in una buca stupenda a valle del ponte di Galeata chiamata “buca dell’acqua che bolle”.
Arrivo sul posto in un silenzio irreale che quasi mette paura.
Ma queste “femmine” sensazioni vengono spazzate via da un mio sussulto improvviso “dovè la sacca dei bigattini? Porcaccia miseria!! …mi rendo conto di averla dimenticata appesa all’auto.
Dopo una sfilza di “ave maria e pater noster” che avrebbero impaurito anche un turco, dopo non meno di dieci minuti, prendo coraggio e risalgo il fiume fino alla mia auto e torno indietro tutto d’un fiato con un animo pari a quello di un cinghiale ferito.
Il freddo, che mi aveva mezzo congelato di prima mattina, era sparito e con la sacca piena di carne da un chilo e mezzo appesa al collo sono riuscito a tornare padrone di me stesso e spavaldo come tutti i pescatori romagnoli sanno essere prima di cominciare una battuta di pesca.
Quella spavalderia che regolarmente svanisce a fine battuta di pesca, cartina tornasole di una pescata poco fruttuosa.
Adesso un po’ di chiarore inizia a filtrare tra gli alberi del bosco circondante e riesco finalmente a vedere il fiume che come sempre si presenta bello e chiaro.
La nebbia, che prima maledivo, ora sembra dare al paesaggio una dimensione da favola, l’acqua corre via veloce e la mia emozione è già alle stelle.
Ho con me una canna bolognese di 6 metri montata con filo del 14 diretto, la lenza è già pronta con un piccolo galleggiante a pera rovesciata da 0,75 grammi e la piombatura, visto la corrente, decido di tenerla bassa, senza troppi fronzoli, da barbi vecchia maniera.
Dopo avere fatto alcune passate senza esca all’amo, giusto per vedere come viaggia la lenza in quella corrente del fiume, decido di iniziare la mia pescata.
Guardo l’orologio e mi accorgo che sono già le sette e mezzo.
Il buio già da un pò ha lasciato spazio alla luce e anche la nebbia pesa di meno e comincia a rarefarsi.
Si odono anche i rumori della natura che si rimette in moto e oltre allo scrosciare dell’acqua ascolto il gracchiare dei corvi in volo.
Qualche pesce salta sull’acqua come se volesse farsi notare.
Insomma è ora di pescare!
Lancio subito “manate” di bigattini a monte nella speranza di ritrovarmeli davanti in zona pesca, carico l’amo del 16 forgiato con quattro bigattini bianchi e via!
Dopo tre passate a vuoto comincio a ragionare già << sarò in pesca nel posto giusto? ….e se il filo è troppo grosso per un’acqua così limpida? ….e se il pesce che ha saltato prima in superficie avesse avvertito gli altri del pericolo pescatore?>>
Tutte queste semenze vengono però spazzate via da un improvviso strattone alla canna.
Assorto nei miei pensieri mi sono un po’ deconcentrato e così, là sotto, un bel pesce aveva deciso di attaccare la mia esca senza nessun preavviso.
E’ una scossa che mi riporta subito in me e riprendo fiducia dicendo tra me e me: “ci siamo!”.
Continuo a lanciare tanti bigattini a monte sperando di “muovere” il pesce.
Mi dico, sono venuto per catturare i grossi barbi di Galeata e così non posso andare tanto per il sottile ne con la lenza ne con la pasturazione, e giù ancora manate di carne!
La mia passata adesso è perfetta, accompagno la lenza proprio come quelli che sono capaci di pescare nell’acqua che scorre, galleggiante davanti e punta della canna dietro a trattenere ed accompagnare la sua corsa.
Improvvisamente un’affondata decisa e rabbiosa del mio galleggiante mette a dura prova le mie capacità di reazione.
Ferro forte con la canna, che riesce a tranciare anche un ramo di rubino sopra la mia testa e aggancio qualcosa.
Non si muove penso sarà il fondo, un ramo di albero sommerso ma poi inizia a spostarsi e così penso che i rami non possono muoversi, ma cosa ho preso una lavatrice che rotola sul fondo?.
Quello che tira là sotto non è un pesce ma sembra un qualcosa di enorme che si sposta lento, deciso, senza cambiare direzione; ma però punta dritto verso un albero sommerso che riesco ad intravedere in fondo alla buca.
Mi dico, non deve arrivare laggiù perché tra quei rami la vince lui.
Allora chiudo la frizione e comincio a tirargli da cattivo nelle “ganasce”.
Ma il cattivo lui ancora non l’aveva fatto è così la sfida inizia alla maledetta.
Gli scossoni alla mia canna raggiungono il settimo grado della scala Mercalli, il filo taglia l’acqua con vibrate a zig zag da far paura, poi quel coso enorme punta deciso aumentando per giunta forza e velocità e vuole andare diritto verso l’albero sommerso.
Sono costretto a “sfrizionare” un po’ perché altrimenti quello mi rompe anche la canna.
Mancano ormai pochi metri alla sua meta alberata e così decido di chiudere totalmente la frizione della serie “o la va o la spacca” tanto mi dico se arriva tra le rame dell’albero lui si libera comunque.
Così decido di affogare la punta della canna sott’acqua piegata da far paura e miracolo …. il pesce o la lavatrice improvvisamente fa una virata verso la sponda che ai miei occhi risulta pulita da ingombri sommersi.
La lotta continua tra l’uomo, (che sono io), e il pesce (che è lui), le “smusate” verso il costone roccioso si susseguono forse nel tentativo di sfregare il filo contro un angolo tagliente di roccia ma oramai il grosso delle sue forze sono state consumate.
Anche il mio braccio d’altronde è stato messo sotto sforzo a tal punto che l’indolenzimento sta diventando sempre più fastidioso.
Insomma riesco finalmente a vedere la sagoma scura del pesce che passa sotto il pelo dell’acqua, e capisco dalla forma allungata di avere agganciato una vera e propria locomotiva fluviale.
Mi convinco che non era una lavatrice ma solo perché la carrozzeria non è bianca e lui ce l’ha scura.
Altre due virate sotto riva, dove la profondità e la corrente dell’acqua è minore, e lo vedo bene adesso.
E’ un barbo E.S.A.G.E.R.A.T.O.!!!!!
Ma come faccio a farlo entrare nel guadino è troppo lungo, ….come faccio a farlo stare nella nassa è troppo piccola, ….cazzo proprio oggi che sono solo vengo a prendere un pesce così enorme e se lo dico chi mi crede?
In somma mentre discuto di scemenze tra me e me, con il barbo che pareva “andato”, decido di portarlo quasi a riva e di fare come fanno i veri “fiumaroli” che il guadino non ce l’hanno mai, loro il pesce lo prendono con le mani!
E si ma a conti fatti posso utilizzare solo una mano perché con l’altra devo tenere la canna e allora come faccio a salparlo?
Mentre mi rilasso un po’ con i miei interrogativi il pesce che sarà stato vicino ai tre chili di peso (MOSTRUOSO) all’improvviso riparte al largo con la stessa energia di prima.
Adesso capivo il suo atteggiamento di prima! non era sfinito, anzi, stava buono buono per ricaricare le molle per il secondo tempo del match.
Incazzato nero? No di più!! Fate conto che un cavallo con un gatto attaccato alle palle sia niente!
Parte a razzo e stavolta inizia a lottare saltando fuori dall’acqua come fanno i blu marlin nell’oceano pacifico è mi dico < sono andati a scuola all’estero per applicare simili tecniche difensive?> l’acqua della buca era talmente agitata con onde simili a quelle causate da uno tsunami.
Lui tira sempre più forte ed io pure, stavolta non ho scampo così decido di affidarmi al detto dei pescatori più audaci “o dent o ganascia” .
Chiudo totalmente la monopola della frizione ed impugno la canna a due mani come quelli che fanno il surf casting dalla barca quando pescano i tonni ma non lo intimorisco per niente.
Sembra avere una forza inesauribile nel motore, un fuoristrada con le 4 ruote motrici e la trazione ridotta. Una forza della natura.
Ecco se volessi paragonare il barbo ad un animale terrestre lo assocerei al bisonte delle praterie del west america.
A un certo punto una sensazione interiore si fa strada dentro di me, la stessa che hanno i medici in sala operatoria quando la linea dell’encefalogramma si avvicina al piatto e gridano: “lo perdo! lo perdo!
E così purtroppo è stato con la differenza che la linea del mio encefalogramma per un attimo è diventata piatta ma dopo averlo perso.
Il re del fiume, dopo un’ora di dura lotta con salti forsennati, capriole e cavalcate subacquee era riuscito a vincere il pescatore.
Sono stato cinque minuti seduto sull’argine per riprendermi fisicamente e per riflettere.
Alla fine dopo lunga meditazione sono riuscito a trovare il lato positivo in questa avventura.
Il pesce anno dopo anno diventa sempre più intelligente e affina le sue tecniche di difesa grazie alle quali riesce a sopravvivere più a lungo di ieri.
E sapete perché tutto questo è positivo? Perché là dove scorre la corrente del fiume, nella buca dove l’acqua ribolle, nel paese di Galeata ci sarà sempre un conto in sospeso tra me, apprendista stregone pescatore di fiume, e il BARBO PLEBEJUS il re del fiume.
Ormai stanco e convinto che dopo tutto quel caos non avrei preso più niente raccolgo mesto le mie cose e da sconfitto faccio ritorno a casa.
La spavalderia che animava la mia mattina era sparita anche se comunque avevo conservato un ricordo di una bella pescata che un giorno potrò raccontare a qualche nipote …e sono sicuro che la stessa cosa la farà anche il mio amico barbo un giorno appoggiato sul fondo del fiume dietro un grande sasso con una decina di piccoli barbi giovani.
Ognuno racconterà la sua versione e la vita nel fiume continuerà, sempre!

martedì 12 dicembre 2006

LA PESCA DEL CAVEDANO IN INVERNO



PESCA SPORTIVA 12/12/2006
La pesca dei cavedani in inverno con la roubasienne











Con l’arrivo del freddo non tutti i pescatori si fanno prendere dalla pigrizia del calduccio del letto.
Alcuni, gli impavidi, “i più malati” sono sempre alla ricerca dell’emozione di vedere il galleggiante scomparire sotto il “pelo” dell’acqua.
In questo periodo freddo uno dei pesci che continua imperterrito la sua attività è il cavedano ed è proprio a lui che cercheremo di proporre la nostra esca, il classico bigattino, pescando a tecnica roubasienne.
In questo periodo il cavedano lo andremo a cercare nelle buche più profonde del fiume dove tutto il pesce si ritira a svernare.
In questo periodo non servono grandi quantità di esche e pasture perché il pesce ha un metabolismo molto ridotto e basta poco allo stesso per saziare le sue esigenze alimentari.
Sopratutto dovremo fare attenzione al richiamo.
Vista la inappetenza stagionale del pesce risulta necessario utilizzare tutte le malizie in nostro possesso per cercare di richiamare il pesce.
Per esempio la pasturazione del bigattino, nei posti in cui la corrente lenta ce lo permette, risulterà molto più adescante se utilizziamo la fionda piuttosto che la pallina di bigattini incollati.
Infatti il lento scendere dei bigattini verso il fondale del fiume ha un potere molto più attirante perché stimola nel cavedano quella vena aggressiva tipica di questo pesce cacciatore.
L’utilizzo della pastura farinosa in questo periodo dell’anno diventa molto meno efficace.
Infatti le necessità proteiche che il periodo freddo impone fa si che la dieta del cavedano in inverno sia alla ricerca di “carne”: bigattini, interiora di pollo e rognoni di pollo dove ancora ammesse.
Non dimenticatevi mai di prendere dietro sempre un po’ di caster affondanti e un po’ di canapa.
I cavedani ne sono ghiotti perché molto caloriche un po’ come la frutta secca per gli umani.
Fatte queste premesse arriviamo alle lenze.
Le lenze devono essere sempre molto aperte e morbide.
Per il cavedano sono a mio avviso delle costanti anche in altri periodi dell’anno.
Quindi pallini sempre proporzionati alla spinta dell’acqua ma che devono sempre essere all’insegna del “più piccolo possibile” e soprattutto tanti pallini. Utilizzate sempre almeno 15 pallini per ogni lenza da cavedani che andrete a fare. Se sono di più ancora meglio. Il pallino piccolo rende sempre la lenza molto più morbida e fa si che il pesce avverta sempre il peso della lenza stessa. Questo vi permetterà di avere affondate sempre più lente che vi permetteranno di sbagliare il meno possibile le mangiate.
La piombatura per la lenza da cavedani va sempre distribuita in circa un metro di lunghezza quando il fondale raggiunge almeno i 2/3 metri di profondità.
Chiaramente i fondali più bassi imporranno lenze più chiuse.
In inverno e sopratutto in presenza di acque chiare gli ami piccoli sono determinanti.
Ami senza ardiglione dal 21 al 27 saranno quelli che utilizzeremo legati con finale al fluorocarbon di misura dal 0,10 fino al 0,7.
Il finale sarà di lunghezza dai 30 ai 40 cm. Il primo pallino della piombatura a scalare fatelo partire sempre dall’asola di giunzione del terminale.
I galleggianti saranno i soliti galleggianti da corrente: pera rovesciata, antenna cava se possibile e deriva in ferro. Misure a seconda della corrente. Ma sempre più leggere che si può.
La pasturazione andrà fatta con piccole ma continue quantità di bigattini e il pesce lo troveremo normalmente sempre sul fondo: è difficile in questo periodo trovare il pesce a galla.
L’esca dovrà sempre rasentare il fondo. Per fare questo misurando con la sonda il fondale prendete l’acqua in maniera tale da appoggiare solo alcuni cm. Nel corso della pescata provate anche ad alzarvi qualche cm dal fondo avrete delle belle sorprese.
In caso di acqua molto trasparente ricordatevi di utilizzare una bandiera (filo di distanza tra la cima della canna ed il galleggiante) un po’ più lunga del solito: il pesce non è mai tranquillo a mangiare sotto il riflesso della vs. canna roubasienne.
L’elastico da utilizzare deve essere sempre rapportato al finale che utilizzate e alla taglia del pesce che avete in progetto di pescare: direi che un elastico morbido dello 0,9 riesce sempre a fare la sua figura.
Per andare a pescare i cavedani con la tecnica roubasienne vi consiglio un posto molto bello.
Il fiume è il Savio a monte di Ponte Vecchio nel tratto adibito a campo di gara sulla sponda sinistra.
E’ un posto comodo perché vi permette di parcheggiare proprio sopra il posto di pesca e le catture di cavedani oltre a qualche barbo sono sempre assicurate.
Sul tratto di fiume in questione ci sono alcune postazioni di pesca, una decina in tutto, mentre il resto dell’argine è stato chiuso da una vegetazione, canne e rovi, cresciuta in modo spropositato.
Poco tempo fa ho scritto una lettera al Sindaco di Cesena per chiedergli se poteva ordinare al settore verde pubblico la pulizia dell’argine per consentire a molti pescatori di andare anche in questa stagione a praticare il loro sport.
Nessuna risposta mi è pervenuta. Ma purtroppo questa è un’altra storia.

domenica 10 dicembre 2006

PARTITE DI PESCA : LAGO MASROLA



COPPA D'INVERNO
SECONDA GIORNATA













Domenica 10 dicembre 2006 presso il lago Le Querce di Masrola di Borghi si è svolta la seconda prova del campionato invernale di pesca al colpo.
Quattro le formazioni che si sono sfidate: GPS Santarcangelo contro Pesca Sport Miramare e Amo Santarcangiolese contro APS Città del Rubicone di Savignano s/r.
Tutte le squadre, composte da 5 garisti per parte, hanno utilizzato la canna roubasienne con lenze al limite della leggerezza e della visibilità adatte per una pesca di ricerca.
Il pesce, d’altra parte, in questa stagione invernale rallenta la sua attività motoria e per tanto anche il suo appetito diminuisce notevolmente diventando anche assai diffidente alle esche offerte dai pescatori.
In ogni caso un bel bigattino di carne che si muove vivace nascondendo un amo piccolissimo riesce ancora a stimolare qualche pesce sul fondo del lago in prevalenza piccoli carassi e qualche carpa.
Ma veniamo alla gara che da regolamento è durata 3 ore.
Nella partita di pesca tra Pesca Sport Miramare e GPS Santarcangelo di Gambettola, svolta sulla sponda ovest del lago, ha visto prevalere per 3 a 2 la squadra di Rimini in ragione dei seguenti risultati:

Brolli (GPS) peso Kg. 3,440 batte Venerucci (Miramare) peso Kg. 2,870;
Catani (Miramare) peso Kg. 3,080 batte Merli (GPS) peso Kg. 3,000;
Ravaglia (Miramare) peso Kg. 2,920 batte Zavoli (GPS) peso Kg. 2,000;
Bernardi (Miramare) peso Kg. 2,700 batte Grossi (GPS) peso Kg. 2,070;
Casadei (GPS) peso Kg. 3,450 batte Canestri (Miramare) peso Kg. 0,790;

Nella sponda est del lago si sono scontrate le altre due formazioni: l’APS Città del Rubicone di Savignano ha battuto per 3 a 2 l’Amo Santarcangiolese in ragione dei seguenti risultati:

Manuzzi (Amo) peso Kg. 5,400 batte Laghi (Rubicone) peso Kg. 2,150;
Barilli (Rubicone) peso Kg. 2,000 batte Stambazzi (Amo) peso Kg. 1,280;
Della Bartola (Amo) peso Kg. 5,200 batte Mazzetti (Rubicone) peso Kg. 3,230;
Facibeni (Rubicone) peso Kg. 2,750 batte Fabbri (Amo) peso Kg. 2,370;
Piscaglia (Rubicone) peso Kg. 4,990 batte Montanari (Amo) peso Kg. 2,510;
CARTOLINE DI PESCA DI ALESSANDRO SCARPONI
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