lunedì 24 dicembre 2007

LO STORIONE A PAGAMENTO


SI PUO' PESCARE NEL LAGHETTO DI MONTELEONE











I pescatori che praticano la pesca sportiva in acque interne nelle acquee della Romagna hanno un variegato panorama di specie ittiche da poter insidiare.
Infatti sui fondali dei nostri fiumi, laghi o canali sono presenti in maniera massiccia carpe, amur, carassi, breme, cavedani e barbi.
Ci sono anche altre specie di pesci presenti nelle acque interne quali savette, persici, siluri e storioni.
Lo storione, ad esempio, trent’anni fa era una specie molto diffusa soprattutto lungo tutto il corso del fiume Po ma il forte inquinamento delle acquee, causato dallo sviluppo industriale del nord Italia, ha fatto sì che questa specie scomparisse del tutto.
Oggi le condizioni del grande fiume sembrano migliorate grazie alla realizzazione di grandi impianti di depurazione e così i pescatori hanno pensato di reintrodurre lo storione con semine controllate.
Oggi lo storione, in alcuni tratti del fiume Po, è presente trovando un habitat ideale risvegliando nei pescatori nuove opportunità di pesca che sanno regalare emozioni uniche.
Nel tratto di fiume Po che scorre ad Isola Serafini in Provincia di Cremona, la presenza di storioni è testimoniata dai loro strabilianti salti fuori dall'acqua.
Alcuni pescatori questa estate sono riusciti a catturarli pescando a fondo ed innescando sull’amo dei cefali tagliati a metà, considerato la facilità di reperimento di questa esca nei mesi estivi.
Infatti, il Po in estate è un tappeto di questi pesci di mare che risalgono la corrente per alimentarsi in acque dolci.
La presenza di storioni sul Po, insieme ai grossi siluri, sta a dimostrare la pacifica convivenza e la non competizione alimentare che esiste tra questi due enormi pesci ittiofagi.
La montatura ideale per pescare lo storione in Po è fatta con un piombo in linea da 300 gr. fissato a 25 cm con un amo del 8/0 legato su uno spezzone di cordino.
Gli storioni sono dei Acipenser naccarii, ossia storioni cobice, gli stessi che si trovano nei laghetti a pagamento, e che appunto qualche anno fa sono stati introdotti, con taglie interessanti; la loro taglia non raggiungerà mai quella dei loro stretti parenti "storione comune" e "storione ladano", che rispettivamente possono raggiungere alcuni metri di lunghezza.
Ma senza voler fare troppa strada e rimanendo in provincia di Forlì Cesena lo storione lo possiamo trovare in alcuni laghetti privati a pagamento.
Uno di questi è il lago di Monteleone a Roncofreddo paese che si trova sulle immediate colline di Cesena.
In questo bacino artificiale lo storione viene insidiato come pesca specifica e sono sempre tanti i pescatori che provano sia in estate che in inverno a cimentarsi nel tentativo di catturarne qualcuno.
La scorsa estate se ne sono presi alcuni esemplari di taglia super pescando questi bestioni dalla linea esotica con potenti canne in carbonio, fili non inferiori allo 0,35, galleggiante da 3 grammi e un amo del numero 2. La pesca si deve fare a quattro cinque metri dalla sponda in quanto lo storione è un pesce che si avvicina alla riva per cercare il cibo lanciato in acqua dai pescatori.
La cosa buffa è l’esca utilizzata sull’amo: i pescatori innescano cubetti di formaggio fontina che pare essere per lo storione un’esca molto attirante e gradita.
E proprio così tre amici di Cesena, Foschi Alex, Sanzani Mattia e Baiardi Andrea tutti e tre dipendenti della cooperativa COPRA uova Novissime, sono riusciti a catturarne, tra gli altri, uno dal peso vicino ai 70 chilogrammi (vedi nella foto).
Un’ora di dura battaglia per riuscire a portare al guadino questo esemplare che ha lasciato il segno sulle braccia e sulla schiena dei tre cesenati.
Infatti lo storione per avere la meglio sulla lenza nel tentativo di liberarsi combatte sportivamente fino alla fine.
A cattura avvenuta il pesce deve essere rilasciato libero nelle sue acque per assicurare anche ad altri pescatori oltre al divertimento anche la grande emozione della cattura della vita.

lunedì 17 dicembre 2007

BEVANO FOCE: VI RACCONTO LA MIA PESCATA


UNO SCORCIO DEL CANALE BEVANO













Il freddo purtroppo è arrivato e ce ne stiamo accorgendo non solo dalla temperatura esterna ma anche dalla scarsa attività del pesce sia in fiume che in canale.
Le gare di campionato sono terminate ad esclusione della coppa d’inverno che sta per iniziare.
I più patiti, quelli che non mollano mai, si ritrovano nei laghetti di provincia a sfidarsi a carpe considerato che questa specie ittica è l’unica a rispondere alle lenze anche in pieno inverno.
Ma anche i meno patiti qualche escursione sul fiume o sul canale, sfruttando le ore più calde della giornata, provano a farla.
D’altra parte la primavera è lontana e per un pescatore quattro mesi senza calare la lenza in acqua è una tortura davvero insopportabile.
Non conta prendere pesce l’importante è andare, uscire da soli o in compagnia, e respirare aria fresca.
In questo periodo invernale mi diverto tantissimo a programmare uscite di pesca in posti nuovi difficilmente avvicinabili in altro periodo dell’anno a causa del continuo impegno agonistico.
Per scovarli navigo in internet con il satellite di google heart per scrutare il territorio e così arrivo ovunque scoprendo fiumi laghi o canali sconosciuti.
Per esempio giorni fa mi sono recato in un posto stupendo scoperto proprio su internet la foce del Bevano a Fosso Ghiaia di Ravenna.
Questo fiume nella parte che anticipa l’ingresso in mare è stato canalizzato ed ha una strada bianca molto comoda che lo costeggia fino al mare.
Il fiume ha le seguenti caratteristiche: larghezza trentacinque metri, profondità 1,5 – 2 metri e acqua che scorre lenta direzione mare molto trasparente.
Ci sono stato pochi giorni fa e per l’occasione avevo aperto una canna bolognese da sette metri montata con una lenza molto fine.
Galleggiante da 0,50 e finale del 0,7 e amo del 25 innescandoci un solo bigattino.
La pesca è quella a passata da fiume molto comoda e il pesce è presente con diverse specie, dai rari cavedani, ai carassi alle carpe e non mancano anche le scardole di piccola taglia che sono di solito le prime ad attaccare l’esca.
Sul fondo del fiume poi non mancano grossi siluri e anguille prede preferite dei pescatori locali che li insidiano con la classica pesca a fondo con il piombo e il lombrico grosso da trota.
Il canale Bevano accoglie sulle sue sponde tantissimi capanni da pesca e nella parte verso il mare ne sono presenti di diverse misure e di notevole comfort.
E’ una zona tranquilla e immersa nel verde della pineta che costeggia i campi nelle vicinanze.
Chissà nel periodo estivo, con il pesce in piena attività, quante catture si possono fare in questo posto.
Io sono abituato a dare ad ogni posto di pesca che frequento un voto.
Il mio giudizio tiene sempre conto di due fattori: 1) bellezza e comodità 2) pescosità.
In quanto a bellezza e comodità il mio voto è al massimo del giudizio perciò 5 stelle mentre a pescosità per il momento non vado oltre ad una stella ma occorre rivedere il giudizio in altro periodo dell’anno.
D’altra parte anche il Mincio a Peschiera in questo periodo in fatto di pescosità prenderebbe un voto molto basso ma d’altra parte questa è la natura e la stagione della pesca in inverno è molto avara di soddisfazioni con tutti.
Per arrivare alla foce del Bevano è molto semplice: prendete la statale adriatica direzione Ravenna verso Rimini, prima di arrivare al famoso parco giochi di Mirabilandia a Fosso Ghiaia dovete girare a sinistra in una strada che indica appunto foce del Bevano.
Fate almeno quattro chilometri di strada costeggiando la pineta e arriverete diritti sull’argine del Bevano.
Buona avventura e alla prossima uscita di pesca.

martedì 11 dicembre 2007

SUL PO A CACCIA DI BARBI


UN BARBO DEL PO NIENTE MALE


IL PO' E' PIENO DI GROSSI BARBI E DI BREME













Trent’anni fa sul grande fiume Po c’erano savette, cavedani, lasche e arborelle in quantità industriale. Oggi queste specie sono scomparse e al loro posto sono arrivati pesci alloctoni come siluri, breme, lucio perca, aspio e barbi spagnoli.
Pesci “stranieri” che si sono ben ambientai sul grande fiume italiano dove le profondità sono notevoli e la qualità delle acque è decisamente migliorata negli ultimi anni grazie alla realizzazione di depuratori.
Una volta andare a pescare sul Po significava partire alle due di notte ma solo per assicurarsi un posto di pesca tanti erano gli appassionati di pesca alla passata.
Oggi di pescatori ce ne sono di meno ma presto aumenteranno di numero se le condizioni di questo fiume tenderanno migliorare.
Avevo sentito parlare molto bene di questo fiume da alcuni amici i quali mi raccontavano di pescate straordinarie di barbi spagnoli e così alcuni giorni fa ho deciso di andare a fare conoscenza di questi pesci.
Sono proprio loro, i giganti baffuti, i protagonisti del mio itinerario sul fiume Po che ho realizzato il 1° novembre scorso.
Mi sono attrezzato di una canna bolognese da sette metri da “lotta dura senza paura” montata con mulinello robusto da passata montato in bobina con del filo del 0,18. Bagaglio leggero per insediarmi sulla sassaia che contraddistingue la sponda del fiume e oltre alla canna ho portato un robusto guadino, una grande bacinella per impastare 5/6 chili di pastura al formaggio, una sacca di tela per un chilo di bigattini, alcuni cartoncini di ami già legati per utilizzare come finali (lunghezza trenta centimetri del filo 0,16 e amo del 14) la nassa porta pesce e alcuni galleggianti di scorta di grammatura variabile da 6 a 12 grammi. Non è necessario avere gli stivali molto meglio dei buoni scarponcini da trekking per evitare cadute sulla scogliera fatta di sassi instabili.
Trovandomi nei pressi di Parma ho deciso di andare a pescare in un posto epico per la pesca al colpo a passata. Il tratto in questione è chiamato “la zanzara” in località Ragazzola piccolo paese della bassa situato tra Parma e Cremona.
Arrivo sul posto a giorno fatto, il freddo è pungente, e quando raggiungo l’argine mi rendo conto della maestosità di questo fiume. Una massa d’acqua imponente che scorre verso il mare creando continui vortici e mulinelli.
Faccio un buon fondo con palle di pastura che inserisco all’interno di una retina con un sasso dentro per renderla ancora più pesante.
Parto con una lenza da dodici grammi a passare sotto la punta della canna da sette metri.
Dopo mezz’ora niente. La corrente è notevole e la passata infruttuosa.
Ogni tanto vedo qualche pesce saltare fuor d’acqua vicino alla riva e così decido di rifare il fondo in una lanca vicino a riva dove la profondità è di 2 metri circa.
Pochi secondi di pesca è la prima affondata del galleggiante è rapida, un aspio di tre etti mi fa provare la prima emozione della giornata.
Prendo coraggio e alimento il fondo con bocce di pastura dura. Ma la lenza mi si incaglia tra i sassi sott’acqua e così strappo tutto. Rimonto un galleggiante da 6 grammi zavorrato con una sfera di piombo e una decina di pallini del 6. Ricarico cinque bigattini sull’amo del 14 e ripasso la lenza sulla zona di pesca trattenendo leggermente il galleggiante. Dieci secondi e la seconda affondata è immediata. La forza del pesce questa volta è notevole. La canna si curva come non aveva mai fatto prima. La lotta e la forza del pesce mi costringono ad impugnare la canna con entrambe le mani. La forza del pesce sott’acqua, che ancora non avevo immaginato quale fosse, mi costringe ad allentare la frizione - errore grave che si paga fisicamente perché il pesce, se riesce a prendere la corrente e la profondità al centro del fiume, ti costringe ad una dura battaglia fisica e si porta a guadino solo dopo una lotta estenuante.
Il braccio comincia ad essere indolenzito ma dopo dieci minuti di tira e molla vinco la sfida.
Lui ce l’ha messa tutta per liberarsi della lenza, ma alla fine il super barbo da 2,5 chili arriva a guadino.
Arrivano altre mangiate e nella nassa finiscono anche grosse breme che non hanno la forza del barbo ma che ti fanno comunque divertire e riposare.
Anche gli aspio, definiti i nuovi cavedani, attaccano l’esca con voracità tanto da riuscire a catturarne a fine giornata oltre cinquanta pezzi di taglia variabile da 100 a 300 grammi.
Ma sono i barbi spagnoli la vera attrattiva di questi posti. In tre/quattro ore di pesca tra barbi, breme e aspio l’ago della bilancia si ferma sui quaranta chili di pescato.
Roba da matti, in fiume non avevo mai fatto tanto pesce in così poco tempo.
Una pesca, quella sul grande fiume, per la quale servono braccia forti e macchina fotografica per immortalare le prede più belle.
Io l’ho fatto e giuro che presto ci ritorno.
Saluti a tutti da Alessandro e dai barbi del Po.

lunedì 10 dicembre 2007

QUALCHE ORA DI PIENO RELAX


PESCA FONDO: OTTIMI RISULTATI ANCHE DI NOTTE PER LA CATTURA DI CARPE E BARBI


SULLE RIVE DEI FIUMI A CONTATTO CON LA NATURA







Trent’anni fa sul grande fiume Po c’erano savette, cavedani, lasche e arborelle in quantità industriale. Oggi queste specie sono scomparse e al loro posto sono arrivati pesci alloctoni come siluri, breme, lucio perca, aspio e barbi spagnoli.
Pesci “stranieri” che si sono ben ambientai sul grande fiume italiano dove le profondità sono notevoli e la qualità delle acque è decisamente migliorata negli ultimi anni grazie alla realizzazione di depuratori.
Una volta andare a pescare sul Po significava partire alle due di notte ma solo per assicurarsi un posto di pesca tanti erano gli appassionati di pesca alla passata.
Oggi di pescatori ce ne sono di meno ma presto aumenteranno di numero se le condizioni di questo fiume tenderanno migliorare.
Avevo sentito parlare molto bene di questo fiume da alcuni amici i quali mi raccontavano di pescate straordinarie di barbi spagnoli e così alcuni giorni fa ho deciso di andare a fare conoscenza di questi pesci.
Sono proprio loro, i giganti baffuti, i protagonisti del mio itinerario sul fiume Po che ho realizzato il 1° novembre scorso.
Mi sono attrezzato di una canna bolognese da sette metri da “lotta dura senza paura” montata con mulinello robusto da passata montato in bobina con del filo del 0,18. Bagaglio leggero per insediarmi sulla sassaia che contraddistingue la sponda del fiume e oltre alla canna ho portato un robusto guadino, una grande bacinella per impastare 5/6 chili di pastura al formaggio, una sacca di tela per un chilo di bigattini, alcuni cartoncini di ami già legati per utilizzare come finali (lunghezza trenta centimetri del filo 0,16 e amo del 14) la nassa porta pesce e alcuni galleggianti di scorta di grammatura variabile da 6 a 12 grammi. Non è necessario avere gli stivali molto meglio dei buoni scarponcini da trekking per evitare cadute sulla scogliera fatta di sassi instabili.
Trovandomi nei pressi di Parma ho deciso di andare a pescare in un posto epico per la pesca al colpo a passata. Il tratto in questione è chiamato “la zanzara” in località Ragazzola piccolo paese della bassa situato tra Parma e Cremona.
Arrivo sul posto a giorno fatto, il freddo è pungente, e quando raggiungo l’argine mi rendo conto della maestosità di questo fiume. Una massa d’acqua imponente che scorre verso il mare creando continui vortici e mulinelli.
Faccio un buon fondo con palle di pastura che inserisco all’interno di una retina con un sasso dentro per renderla ancora più pesante.
Parto con una lenza da dodici grammi a passare sotto la punta della canna da sette metri.
Dopo mezz’ora niente. La corrente è notevole e la passata infruttuosa.
Ogni tanto vedo qualche pesce saltare fuor d’acqua vicino alla riva e così decido di rifare il fondo in una lanca vicino a riva dove la profondità è di 2 metri circa.
Pochi secondi di pesca è la prima affondata del galleggiante è rapida, un aspio di tre etti mi fa provare la prima emozione della giornata. Prendo coraggio e alimento il fondo con bocce di pastura dura. Ma la lenza mi si incaglia tra i sassi sott’acqua e così strappo tutto. Rimonto un galleggiante da 6 grammi zavorrato con una sfera di piombo e una decina di pallini del 6. Ricarico cinque bigattini sull’amo del 14 e ripasso la lenza sulla zona di pesca trattenendo leggermente il galleggiante. Dieci secondi e la seconda affondata è immediata. La forza del pesce questa volta è notevole. La canna si curva come non aveva mai fatto prima. La lotta e la forza del pesce mi costringono ad impugnare la canna con entrambe le mani. La forza del pesce sott’acqua, che ancora non avevo immaginato quale fosse, mi costringe ad allentare la frizione - errore grave che si paga fisicamente perché il pesce, se riesce a prendere la corrente e la profondità al centro del fiume, ti costringe ad una dura battaglia fisica e si porta a guadino solo dopo una lotta estenuante.
Il braccio comincia ad essere indolenzito ma dopo dieci minuti di tira e molla vinco la sfida.
Lui ce l’ha messa tutta per liberarsi della lenza, ma alla fine il super barbo da 2,5 chili arriva a guadino.
Arrivano altre mangiate e nella nassa finiscono anche grosse breme che non hanno la forza del barbo ma che ti fanno comunque divertire e riposare.
Anche gli aspio, definiti i nuovi cavedani, attaccano l’esca con voracità tanto da riuscire a catturarne a fine giornata oltre cinquanta pezzi di taglia variabile da 100 a 300 grammi.
Ma sono i barbi spagnoli la vera attrattiva di questi posti. In tre/quattro ore di pesca tra barbi, breme e aspio l’ago della bilancia si ferma sui quaranta chili di pescato.
Roba da matti, in fiume non avevo mai fatto tanto pesce in così poco tempo.
Una pesca, quella sul grande fiume, per la quale servono braccia forti e macchina fotografica per immortalare le prede più belle.
Io l’ho fatto e giuro che presto ci ritorno.
Saluti a tutti da Alessandro e dai barbi del Po.

domenica 9 dicembre 2007

MIRAMARE VINCE LA SFIDA



LA GARA INVERNALE DI PESCA AL COLPO E' STATA AVVINCENTE












Partita di pesca al colpo:
MIRAMARE stravince contro SAVIGNANO

La scorsa domenica, presso il lago Le Querce a Masrola di Borghi, si è svolta la partita di pesca del Campionato invernale di pesca al colpo.
La partita vedeva impegnate due società che sanno interpretare al meglio la pesca in laghetto a carpe e carassi ovvero la Pesca Sport Miramare e la Città del Rubicone di Savignano.
La partita di pesca è una sfida, con canna e lenza, tra cinque pescatori di una Società e cinque di un’altra e lo scontro sta nell’uno contro uno.
Vince chi riesce a portare alla bilancia, dopo tre ore di gara, il maggior peso.
La gara è stata avvincente e incerta sino alla fine tant’è che due delle cinque sfide sono state vinte per pochi grammi.
La pesca è stata effettuata a tecnica roubaisienne alla distanza di 13 metri e le catture hanno interessato carpette e carassi.
C’è da dire che la differenza di peso, utile per la vittoria, è stata condizionata non tanto dal numero di pesci catturati ma dalla taglia degli stessi.
Le esche utilizzate sono state le solite adatte per i pesci di questo lago: bigattini e mais giallo.
Pesaresi Paolo, titolare del Lago Le Querce, ha effettuato le operazioni di pesatura del pesce catturato con estrema precisione dichiarando i seguenti risultati utili per la classifica:
Brolli (Savignano) porta alla pesa kg. 8,700 perdendo la sua sfida contro Muccini (Miramare) il quale riesce a catturare kg. 10,840;
Piscaglia (Savignano) cattura kg. 10,940 di pesce e vince la sua sfida contro Bernardi (Miramare) che porta alla pesa kg. 6,400;
Barilli (Savignano) porta alla pesa 7,400 di pesce perdendo la sua sfida per pochi grammi contro Cevoli (Miramare) kg. 7,520;
Zavoli (Savignano) con kg. 8,720 perde contro Barosi (Miramare) che cattura kg. 8,840 tra carpe e carassi;
Trevisani (Savignano) con kg. 5,980 perde contro Aureli (Miramare) che cattura kg. 9,240 di pesce;
In virtù di questi risultati la Pesca Sport Miramare ottiene 3 punti preziosi per la classifica ottenuti contro la sq. A della Città del Rubicone vincitrice, tra l’altro, dell’edizione 2006 della Coppa d’inverno.

lunedì 3 dicembre 2007

QUANDO LA PESCA NON HA ETA'


CELESTINO RICCI CLASSE 1928 E' APPASSIONATO PESCATORE


CELESTINO IN AZIONE AI LAGHETTI FIPSAS DI POGGIO BERNI












E' UNO SPORT CHE MANTIENE GIOVANI
Ricci Celestino nato nel 1928 a Savignano sul Rubicone in provincia di Forlì Cesena ha avuto nella sua vita un solo grande hobby - la pesca al colpo.
Ho avuto modo di incontrarlo pochi giorni fa al Lago Le Querce di Masrola di Borghi mentre stava assistendo ad una gara di pesca per la quale discuteva animatamente con altri spettatori perché un garista, in azione di pesca, non stava interpretando la gara in modo vincente.
Gli anni che Ricci Celestino si porta addosso sono 80 ma la passione che ha dentro per la pesca è la stessa di tanti anni fa tant’è che ancora oggi gareggia dando filo da torcere a chiunque gli capiti nel settore.
Addirittura in estate, presso i laghetti della FIPSAS di Rimini, è in gara ogni pomeriggio catturando carpe e carassi specie che conosce molto bene.
“avevo 12 anni quando ho iniziato a pescare” racconta Celestino “ andando nelle buche del fiume Rubicone e ricordo che di pesce ce n’era veramente tanto tra tinche, scardole e anguille. La pesca in quegli anni la facevo con una canna di canneto e usavo lenze sulle quali fissavo un galleggiante ricavato da tappi di sughero che bucavo con un chiodo rovente al centro dove infilavo un fiammifero svedese per bloccare il filo. Per esca usavo solo il lombrico. Poi in un altro fosso, il Rio Salto, andavo a catturare i persici sole specie molto diffusa in quegli anni”. Nel 1969 insieme ad altri pescatori abbiamo dato vita alla società di pesca e così sono iniziate le prime sfide nelle gare sociali e spesso in compagnia allargavamo i nostri confini andando a pescare in luoghi più lontani”.
Celestino alle partite a carte nei bar, che preferisce lasciare ai vecchietti, sceglie da sempre la pesca e così armato di paniere e roubaisienne, si dirige sempre la dove “sbrezza” il vento e dove l’acqua nasconde i tanti pesci.
Ed è proprio la sfida continua con carpe e carassi, che riesce a catturare in gran quantità, il segreto di questa sua vitalità.
Con la società Città del Rubicone di Savignano sul Rubicone ha maturato una notevole esperienza gareggiando anche a discreti livelli su diversi campi di gara nazionali.
Anche se adesso ci vede meno di un tempo il problema non lo preoccupa affatto perché le esche sull’amo le calza ad occhi chiusi e per vedere il galleggiante in acqua ha accorciato l’azione di pesca che effettua alla distanza massima di 6/7 metri dalla riva.
Celestino 80 anni suonati deve essere un esempio per tutti, soprattutto per i tanti giovani che snobbano la pesca per via delle levatacce e dei sacrifici da fare.
Lo sport della pesca, che può essere esercitato solo all’aria aperta, costringe chi lo pratica ad usare il fisico e soprattutto il cervello e questo pare essere l’elisir che allunga la vita.
Per tanto Viva la pesca e complimenti a Celestino il pescatore.
CARTOLINE DI PESCA DI ALESSANDRO SCARPONI
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