lunedì 24 novembre 2008

CON LEI CI VUOLE PAZIENZA


(una super spigola così è la cattura della vita)




Lezione di pesca: Questi giorni sono preziosi per insidiare la spigola in foce

Il pesce più ambito da raccontare e da cucinare








La pesca alla Spigola è sicuramente tra le più affascinanti e rimane per molti pescatori il pesce più ambito sia da raccontare agli amici sia da cucinare in famiglia.
Il mare Adriatico offre tante opportunità per insidiare questa specie e i luoghi migliori, dove le spigole pascolano per eccellenza, sono le foci dei fiumi.
Anche nell'interno dei porti la spigola trova un ambiente accogliente se non altro perché riesce a cibarsi senza problemi dei rifiuti dell'attività dei pescatori professionisti.
Un altro ambiente dove potremo trovare questo splendido pesce argentato è il mare aperto in prossimità della costa in mezzo alla schiuma dove può cacciare altri pesci.
In Romagna la pesca in foce con la bolognese ha sempre dato ottimi risultati l’importante è scegliere il posto ideale e avere tanta pazienza perché la spigola è un pesce che va aspettato.
Per esempio la foce del fiume Esino e Metauro sono ottimi ambienti dove poter insidiare questo pesce in quanto la larga spianata del fiume a fondale sabbioso porta una continua corrente d’acqua verso il mare e proprio queste sono le condizioni migliori per praticare la pesca a passata.
Siamo nella foce di un fiume dove l’acqua è bassa e i pesci di mare si incontrano con quelli di acqua dolce.
Non a caso è capitato a volte di agganciare un bel pesce sperando in una spigola da fotografia e scoprire invece, con profonda delusione, la sagoma della carpa.
Per fare questa pesca si possono usare esce piccole e leggere come il bigattino oppure pesanti e grandi come il Gambero o il verme Coreano.
Lo spessore della lenza è sempre condizionato dal tipo di esca che utilizzeremo; infatti pescare con un filo e un amo piccolo, utilizzando un'esca come il Gambero, non ha proprio senso in particolare se peschiamo in passata.
Ha invece senso alleggerire la lenza se si pesca con il bigattino soprattutto se peschiamo in passata o in trattenuta.
La pesca in trattenuta vede l'utilizzo di galleggianti con grammature che possono andare da 1 a 20 gr. in ragione di quella che sarà la velocità della corrente.
Lo scopo è avere una lenza che nella parte finale sia leggera e lavori in prossimità del fondo, per cui diventa fondamentale sondare sempre il fondale per non sbagliare pesca.
La limpidezza dell'acqua e la velocità influisce sul diametro del filo della lenza.
Infatti in una corrente lenta lo spessore si assottiglia anche se non è necessario scendere con il filo terminale sotto lo 0,10.
In alcuni fiumi per effetto delle dighe a monte e delle maree, la variazione della corrente è notevole e continua, perciò può accadere che con il passare del tempo la lenza vada alleggerita o appesantita utilizzando apposite torpille intercambiabili o piombi morbidi così come il galleggiante.
L'azione di pesca deve essere supportata dalla pasturazione che deve essere molto attenta, l'uso di bigattini deve essere moderato e nell'azione di pastura si deve creare una scia nel mezzo della quale scorrerà proprio il nostro amo.
Quando si è in pesca le mangiate spesso avvengono nei cambiamenti di corrente sia quando diminuisce sia quando cresce.
E’ in questo particolare momento che il pesce mangia con maggiore frenesia poiché ogni forma di cibo adagiata sul fondale tende a sollevarsi e a muoversi in modo instabile stimolando l’aggressività del pesce.
La pesca in passata richiede l'utilizzo di galleggianti da 1 a 12 gr..
Anche in questo caso è la corrente che detta legge e la lenza nel suo camminare deve assumere un assetto obliquo con l'esca che cammina più avanti rispetto al galleggiante.
Tutto questo è dato da come lasciamo uscire il filo dal mulinello.
Il diametro del filo, sia finale che della lenza madre, è notevolmente più grande infatti si possono anche usare lenze fino allo 0,26 di diametro con finale dello 0,22.
Questo tipo di pesca da i risultati migliori su fiumi di buone dimensioni e utilizzando esche voluminose come il Gambero o il Coreano.
Queste giornate autunnali che anticipano l’arrivo del grande freddo sono ottime per insidiare la spigola in foce quindi non sprechiamo gli ultimi giorni preziosi dell’anno.
Buona avventura a tutti.

domenica 23 novembre 2008

LAGO RIVIERA 1° GIORNATA “PARTITE DI PESCA”

23 novembre 2008: Rimini


ALCUNI AGONISTI DEL TEAM FORLIVESE













Il bacino del lago Riviera di Rimini ha ospitato domenica 23 novembre la prima prova del campionato invernale di pesca al colpo meglio conosciuto con il nome di “partite di pesca”.
Nella prima partita a scontrarsi, con le lenze in acqua, alla ricerca del pesce in più per ottenere la vittoria, sono stati gli agonisti della società Miramare (sq. B) e della della Pesca Sport Imolese (sq.A).
Questa partita di pesca è stata vinta dalla Miramare con il punteggio di 4 a 1 ed un peso complessivo per singola squadra di kg. 78.280 (Miramare) e kg. 69.920 (Imolese).
La seconda partita ha interessato le squadre della Città del Rubicone (sq. C) e quella delle 4 Porte di Forlì (sq. A).
Vince per 3 a 2 il sodalizio forlivese in ragione di kg. 74,100 (4 Porte) contro i kg. 61,150 (Rubicone).
Il terzo scontro ha interessato le squadre del Club Pescatori Forlì (sq. A) contro la Lenza Borellese (sq. A).
Il forte Team forlivese, grazie ad una netta superiorità tecnica, batte con un secco 5 a 0 i cesenati della Borellese.
La classifica vede al comando il Team Miramare con 3 punti, a pari merito con il Club Pescatori, al terzo posto 4 Porte con 2 punti, quarta la Città del Rubicone con 1 punto.
Chiudono la classifica l’Imolese e la Borellese con 0 punti.

giovedì 20 novembre 2008

LA PESCA SPORTIVA: PER MIGLIORARE LA NOSTRA VITA


LA PESCA E' .....NATURA DA VIVERE













C’è sempre un qualcosa che ci porta prima o dopo ad avvicinarci alla pesca sportiva. Il nonno che accompagna il nipotino all’alba sul fiume, il pesce rosso che si vince al Luna Park che osserviamo incuriositi dentro un vaso di vetro, le pescate con gli amici in qualche laghetto agricolo durante le calde estati delle vacanze scolastiche, le scogliere sul mare ritrovo abituale di qualche anziano intento a pescare paganelli per una frittura. Sono tante le occasioni che ci hanno portato ad incuriosirci di questo mondo fino a coinvolgerci a tal punto che per qualcuno di noi l’uscita di pesca settimanale si è trasformata in una vera e propria necessità terapeutica. La pesca viene definita attività del tempo libero, nel senso che viene effettuata da coloro che, avendo pomeriggi o mattinate a disposizione, si rivolgono verso questa attività per non lasciare un vuoto momentaneo nella loro vita. Pesca è considerata anche amore per la Natura, ma nessuno di noi è un protezionista fanatico. Pesca per i non pescatori è uno sport incomprensibile in quanto non è ragionevole starsene ore ed ore con la canna in mano in attesa di una ben che piccola toccata del pesce. Ma noi non siamo d'accordo. Per ridefinire la pesca abbiamo bisogno di tutto quanto abbiamo detto fin´ ora in maniera più dosata, diversa. La pesca è sport in quanto ci impegna in una attività fisica (e chi pesca le trote in montagna sa quel che voglio dire) e quindi assolve al luogo comune con il quale si vuole che sport sia prestazione fisica o "fatica". È ugualmente sport se a tale parola si da il suo significato più puro, cioè di competizione onesta, leale con qualcuno o contro qualcosa. È sport perché il vero pescatore affronta il fiume o il mare dando la possibilità al suo avversario di poter vincere qualora ne abbia le qualità. Pescare in apnea a venti metri o pescare i cavedani in corrente con del nylon dello 0.10 è sportivo nel senso che abbiamo spiegato. La pesca è attività del tempo libero in quanto si attua generalmente nel tempo libero, ma non è come normalmente si vuol fare credere, uno scopo per riempire i periodi di ozio forzato. Il pescatore non riempie il tempo libero, ma trova il tempo per riempirlo cioè per andare a pescare. Ogni momento è buono: di notte dagli scogli o lungo un molo durante l'autunno a pesca di gronghi; la mattina presto, alle tre, su un sentiero alpino in cerca della buca buona ove le trote faranno la prima "bollata"; durante le ore assolate di agosto su di una barchetta a poche miglia di distanza dalla costa, chinati sullo specchio d'acqua con un bolentino in mano. La pesca è amore per la natura, è vero, ma non amore da protezionisti isterici. Un amore ragionato, bilanciato. Il vero pescatore conosce a fondo il suo fiume o la sua costa meglio di un biologo perché riesce, durante le giornate passate con una canna in mano, a capire ogni segreto dell'ambiente ed a rendersi conto di ogni sua benché minima variazione. L'inquinamento, oggi politicizzato sotto mille forme diverse, furono, molti anni fa i pescatori a scoprirlo in Italia, quando si accorsero che le alghe cambiavano colore o che le savette non si riproducevano più lungo i ghiareti dei nostri fiumi che li avevano ospitati per centinaia di anni. In questo senso quindi la pesca è amore per la Natura. La pesca è alienazione, non perché è da stupidi stare con una canna in mano, ma perché ci serve come evasione momentanea da mille problemi che ci assillano ogni giorno. Sul fiume tutti i nostri problemi scompaiono improvvisamente. In tal modo, e solo in tal modo, la pesca può essere alienante in quanto per un certo periodo ti fa dimenticare l'assillo a cui giornalmente siamo sottoposti nel condurre la nostra vita. E’ uno sport aperto a tutti, dai bambini agli anziani, dalle donne alle persone disabili, in qualsiasi stagione dell’anno con il caldo, con il freddo, con il sole o con la pioggia. Insomma la pesca è una attività sportiva e curativa che ci può aiutare a migliorare la qualità della nostra vita. E non è un caso se in Italia oltre tre milioni di persone censite e forse tante altre che sfuggono alle maglie delle statistiche hanno deciso di sposare questa passione. Qualcuno molla ma tanti altri se ne innamorano profondamente tanto da praticarla fino a che le forze fisiche e la vista glielo permettono. Concludo questo articolo con una dedica che invio a tutti i lettori della Voce di Romagna che sempre più numerosi si soffermano a leggere la pagina del lunedì dedicata alla pesca sportiva.
Alla prossima.

lunedì 17 novembre 2008

CURIOSA E PER NULLA FREDDOLOSA


(trota iridea da 11 kg.)

Lezione di pesca: Tutto ciò che c'è da sapere per portarsi a casa le trote

Questa è la stagione per prenderla all'amo








I primi freddi cominciano a farsi sentire con temperature che piano piano scendono facendo rimpiangere ai pescatori le belle giornate calde trascorse questa estate lungo i bordi dei fiumi o dei canali.
Ma ogni stagione, anche quella invernale che in teoria non dovrebbe essere molto efficace per praticare la pesca sportiva, ha il suo lato positivo.
E così con l’arrivo dei primi freddi un esercito si pescatori invernali si mette in moto per iniziare la stagione della pesca alla trota: il pesce che ama il freddo.
Teatro di queste uscite di pesca diventano i tanti laghetti sparsi un pò ovunque in Romagna.
Tonnellate di trote vengono immesse dai gestori a scopo sportivo per consentire l’esercizio della pesca che si protrarrà fino a primavera inoltrata.
Così ogni domenica il “trotaiolo” da lago, sfidando il freddo pungente, accompagnato da camole, tebo, lombrichi e pastelle di vario colore, si dirigerà nei laghetti o nelle cave per insidiare trote fario o iridee.
Ma cosa serve per praticare questo tipo di pesca?
In questo articolo proverò a dare alcune informazioni di massima, sugli strumenti, le tecniche e i luoghi più adatti, per avere successo nella pesca a questo tipo di predatore.
Le canne più indicate sono quelle corte, di carbonio e molto flessibili, perché permettono di utilizzare tecniche diverse. Da non dimenticare, le girelle doppie o triple che servono a non fare attorcigliare il filo e permettono all’esca di girare su sé stessa con un movimento che stimola l’istinto predatorio del pesce.
Particolare attenzione deve essere posta nella scelta dell’amo.
Infine il galleggiante, il cui peso deve superare di pochi grammi il peso dei piombi, dell’amo e dell’esca insieme.
La tecnica principale è fare ruotare l’esca sul proprio asse durante il recupero (per questo passaggio è indispensabile la girella), perché le trote se non sono incuriosite dall’esca non abboccano dato che hanno in parte dimenticato cosa significhi la ricerca del cibo.
Un’altro importante trucco è la pesca in vicinanza di getti d’acqua, pompe d’ossigeno o ricambi d’acqua. In caso di vento è importante sapere che le trote si spostano nel lato del lago opposto alla direzione del vento perché i piccoli insetti, prede abituali delle nostre trote (situati sul pelo dell'acqua), vengono trascinati, sarà utile quindi spostarsi da quel lato.
È anche bene sapere che le trote spesso stanno a riva quindi, se s’intende stanare la trota dagli anfratti del bordo lago, conviene appostarsi ed utilizzare il galleggiante come segnale in caso di attacco.
Se si vuole invece pescare a recupero vi consiglio di far vibrare la punta della canna in modo da incuriosire e attirare le trote.
Anche la trota come ogni pesce ha delle preferenze in fatto di esca. Ottima è la camola che è facilmente innestabile e nasconde l’amo molto bene date le sue grosse dimensioni.
La tecnica di pesca con il galleggiante è sicuramente la più usata sia per la sua efficacia che per la sua semplicità. La montatura standard va eseguita come segue: si fissa il galleggiante sulla lenza (galleggiante da 1 a 4 grammi), a cui si fa seguire solitamente un piombo scorrevole (olivetta, vetrino) del peso pari a circa la metà della portata del galleggiante. (es: galleggiante da 3 grammi si monta un'olivetta da 1,5 grammi). Successivamente si lega alla lenza una girella tripla a cui va legato il terminale composto da uno spezzone di filo (può andare dai 30 cm al metro di lunghezza) di uno spessore inferiore a quello della lenza madre (in genere si oscilla tra lo 0,18 e lo 0,10). All'estremità del terminale si lega un amo, generalmente a gambo lungo, delle misure che possono variare tra il n°4 al n°12. Si andrà a tarare il galleggiante con dei pallini di piombo fino a ricoprire i due terzi della capacità del galleggiante stesso.
L'azione di pesca consiste nel lanciare l'esca ed a questo punto si hanno due possibilità: lasciare l'esca ferma in acqua o ritirarla lentamente facendola muovere sotto il pelo.
Un’altra tecnica per insidiare le grosse trote è quella della pesca a fondo.
E' la tecnica di pesca più semplice da eseguire. Si fa passare la lenza attraverso un piombo scorrevole (olivetta, bombarda, vetrino) e lo si blocca con un successivo pallino di piombo. Poi si lega il terminale alla lenza madre e successivamente l'amo. L'azione di pesca consiste nel lanciare la lenza in acqua, attendere che l'esca arrivi sul fondo e tendere leggermente il filo. L'avvenuta abboccata sarà visibile in quanto il cimino della canna si piegherà violentemente. Lasciate sempre la frizione un pò aperta cosi anche nella ferrata più violenta non si romperà mai il cimino della canna o il filo terminale.
La pesca della trota nei laghetti privati è libera a tutti, pescatori con esperienza o alle prime armi, purché venga pagato il ticket giornaliero.
Per pescare nei laghetti servono pochi soldi e il pesce si può portare a casa per cucinare.
Oltretutto la licenza da pesca non è richiesta.
Vi consiglio di provare almeno per una volta a pescare le trote è davvero divertente e vi aiuta a staccare la spina.
Arrivederci alla prossima settimana.


domenica 16 novembre 2008

CAMPIONATO PROVINCIALE DI PESCA ALLA CARPA: VINCE RAGAZZINI FABIO

LAGO RIVIERA 16 NOVEMBRE 2008

RAGAZZINI FABIO E' IL NUOVO CAMPIONE DI PESCA ALLA CARPA
(foto tratta dal sito FIPSASFC)












Il 16 novembre 2008 sulle sponde del lago Riviera di Rimini si è svolta la seconda ed ultima prova del campionato provinciale specialità pesca alla Carpa.
La gara è stata organizzata dalla Federazione Italiana Pesca Sportiva ed attività subacquee della provincia di Forlì-Cesena.
La pesca è stata effettuata a tecnica roubaisienne e a vincere, con il minor numero di penalità acquisite (due) ed il maggior peso realizzato kg. 47,940 di carpe, è stato RAGAZZINI Fabio agonista della Lenza Forlivese (Artico).
I concorrenti sono stati suddivisi in settori da cinque e i vincitori, grazie al maggior peso realizzato in ogni settore, sono stati i seguenti:
Settore A: Iuorio Renato della società Lenza Forlivese Artico vince con kg. 16.560 di carpe catturate.
Nel settore B domina Zamagni Claudio vincitore con kg. 11.540 della società A.S.D. Città Del Rubicone Trabucco.
Al settore C convince Ragazzini Fabio primo con kg. 15.260 anch’esso appartenente alla società Lenza Forlivese Artico;
Nel settore D domina un altro agonista della A.S.D. Città Del Rubicone Trabucco, De Lorenzi Riccardo, agonista in grande forma in questo periodo dell’anno il quale supera tutti gli avversari con il peso di kg. 10.680.
Nell’ultimo settore dice la sua una vecchia volpe della lenza, Sportelli Stefano della società Borellese il quale vince il settore con kg. 12.160.
La classifica finale, dopo le due prove effettuate, vede prevalere un trittico tutto forlivese a dimostrazione che nella pesca alla carpa sono decisamente i più forti in provincia.


UN BELL'ESEMPLARE DI CARPA REGINA












Questo l’ordine dei primi dieci assoluti:
1 RAGAZZINI Fabio 2 penalità kg. 47,940 Lenza Forlivese (Artico)
2 VALENTI Cristian 3 penalità kg. 42,640 Lenza Forlivese (Artico)
3 IUORIO Renato 3 penalità kg. 39,840 Lenza Forlivese (Artico)
4 TURCI Pierluigi 3 penalità kg. 36,320 A.P.S. Valle Del Savio Cesena (Controcorrente)
5 BERSANI Valerio 5 penalità kg. 39,000 A.S.D. Città Del Rubicone (Trabucco)
6 COVERI Mauro 5 penalità kg. 23,200 G.S. Valloni Cesenatico
7 CONTI Giancarlo 5 penalità kg. 17,220 A.P.S. Valle Del Savio Cesena (Controcorrente)
8 SPORTELLI Stefano 6 penalità kg. 23,940 Lenza Club Borellese Cesena
9 ZAMAGNI Claudio 6 penalità kg. 11,540 A.S.D. Città Del Rubicone (Trabucco)
10 DE LORENZI Riccardo 6 penalità kg. 10,680 A.S.D. Città Del Rubicone (Trabucco)
Le grosse carpe catturate, dopo le operazioni di peso effettuate dal giudice, come sempre sono state tutte rilasciate all’interno del lago.

25 novembre 2008-11-25

mercoledì 12 novembre 2008

BARBI STRANIERI PER PESCATORI ITALIANI

IL BARBO E' IL PESCE PIU' AMATO DAGLI ITALIANI...DOPO LA TROTA

Alcuni pescatori savignanesi, del Team Città del Rubicone, alcuni mesi fa, era metà ottobre 2008, hanno deciso di organizzare una uscita sul fiume Po più precisamente in località Occhiobello per insidiare i grandi barbi europei che hanno colonizzato da alcuni anni le acquee del grande fiume.


LUCA PISCAGLIA CON UNA BELLA CATTURA














La partenza all’alba è stata caraterrizzata da una leggera pioggia e da una forte presenza di nebbia che di fatto confermava l’imminente arrivo dell’inverno.
Ma nonostante la giornata uggiosa e fredda i tre pescatori romagnoli, Luca Piscaglia, Riccardo De Lorenzi e Lamberto Ramilli, non si sono persi d’animo e una volta arrivati sul posto in men che non si dica avevano già allungato le bolognesi.
La voglia di catturare questi potenti pesci del Po era davvero tanta e alla fine barbi sono stati.


LAMBERTO RAMILLI E UNO DEI GROSSI BARBI CATTURATI














Le postazioni di pesca sono situate in sponda sinistra e i tre pescatori si sono posizionati in un tratto di spiaggia lunga un centinaio di metri; in quel tratto il fondale del fiume è di circa due metri e la corrente si presentava quel giorno abbastanza sostenuta a causa delle piogge che erano cadute al nord nei giorni precedenti.
Quella probabilmente è stata una delle ultime giornate idonee per pescare visto che di li a pochi giorni il grande fiume ha ingrossato le acque rendendo impossibile l’azione di pesca.
La sponda è sabbiosa e bassa per cui per pescare da quella parte del fiume è necessario munirsi di stivali o waders per entrare in acqua.
La conformazione della sponda sinistra è ideale per la classica pesca dell'estate, quando i livelli dell’acqua sono molto bassi e la corrente è molto lenta.
Il tratto in questione è molto frequentato da pescatori provenienti da diverse parti e quindi per non rischiare è meglio andarci durante la settimana.
Indubbiamente il barbo tira, non solo quando è allamato, anche la fantasia e la voglia dei pescatori, trota a parte, è forse la specie "più amata dagli italiani".
Purtroppo, però, italiani sono rimasti solo i pescatori; i barbi sono stranieri e il vecchio e italianissimo Barbus plebejus, che già da tanti anni non si vede più, qui è stato sostituito dal più prolifico e robusto Barbus barbus.


RICCARDO DE LORENZI















Altre specie di pesci che fino a poco tempo fa erano la maggioranza come i carassi, questa specie ha ormai prepotentemente invaso tutto il basso corso del Po e di altri fiumi padani dimostrandosi veramente una razza invadente e di una prepotenza biologica degna di nota.
Questa specie è oggi presente con esemplari che riescono a raggiungere diversi chilogrammi di peso.
La specie straniera, dunque, deve avere un comportamento assai diverso dalla più mite specie nostrana, che convive tranquillamente con cavedani, savette, carassi o altro.
E la conferma che il Barbus barbus non è un bonaccione baffuto arriva da Paesi come la Spagna, nei quali la specie raggiunge dimensioni assolutamente rimarchevoli, potendo pesare anche oltre i 12 chili, dove viene catturato pescando a fondo innescando il pesce morto sull’amo.
Dunque, al di là del fatto che, se proprio si deve scegliere, meglio il barbo straniero di un carassio, comunque è un pesce che turba il nostro ecosistema.
Dalla sua, poi, ha anche il fatto che si adatta perfettamente ad acque inquinate, calde e poco ossigenate; quindi ha trovato nei corsi d'acqua italiani un terreno fertile per il suo proliferare.
Al di là di queste considerazioni di tipo ecologico e biologico, questo barbo è molto interessante per la pesca sportiva perchè si insidia come quello nostrano, nel senso che si usano le stesse tecniche e le stesse strategie.
Eppoi tira come un ossesso, particolare da non trascurare nella pratica della pesca sportiva.
Probabilmente, con l'ulteriore espandersi della specie, dovranno essere individuate tattiche di pesca nuove, o, meglio, importare dal resto d'Europa quelle che i pescatori praticano comunemente per la cattura dei grandi esemplari con canne da ledgering molto potenti.
Nel tratto in questione, sponda sinistra Po ad Occhiobello, le tecniche di pesca da praticare sono fondamentalmente due: la canna da ledgering (a fondo con il piombo) o la canna bolognese.
La scelta dell'attrezzo dipende in parte dal pescatore, ma anche dalle condizioni dell'acqua. Quando il Po è molto alto e la corrente è sostenuta è meglio utilizzare una canna da fondo utilizzando pasturatori piombati del peso di qualche etto; mentre la bolognese è possibile utilizzarla fino ad un massimo di portata di 10 – 12 grammi di galleggiante.
Questo barbo, infatti, vuole un'esca molto lenta e una lenza ben trattenuta e controllata.
La pasturazione, in questo tratto di Po è un punto fermo: la pastura rossa al formaggio è quella che usano in molti e bisogna adeguarsi.
All'inizio della pescata si effettua un lancio di cinque o sei grosse palle ben compresse con qualche bigattino dentro, poi, a secondo della velocità della corrente, si alimenta con qualche palla ben precisa sul filo della passata. II barbo ha la tendenza a portarsi esattamente sulle bocce adagiate sul fondo.


UN CESTINO DI PESCE? NO GRAZIE! SUL PO UN MASTELLO DI PESCE!!













L’importante è pasturare non troppo lontano dalla riva perché più si esce al largo e più forte è la velocità della corrente. Addirittura con canne bolognesi di sei sette metri la passata è consigliato farla quasi sotto la punta della canna.
La mangiata di questi barbi e assai caratteristica: senza alcun preavviso il galleggiante parte come una fucilata e la presa dell'amo è sempre sicura.
Occhio alla prima reazione del pesce: soprattutto se di grossa taglia è di una violenza
inaudita, che non si esaurisce fino a che non è nel guadino.


UN "BARBUS BARBUS" DI NOTEVOLI DIMENSIONI (13 LIBBRE e 2 once) OVVERO OLTRE 6 CHILI DI POTENTI MUSCOLI CATTURATO IN FIUME INGLESE.















Lo hanno sperimentato più volte nella giornata di pesca i tre pescatori di Savignano sul Rubicone i quali, dopo alcuni giorni da quella memorabile pescata, portavano addosso ancora il dolore degli sforzi e della fatica sostenuta.

martedì 11 novembre 2008

ABBOCCA UN TOLSTOLOBIK GIGANTE DA QUASI 25 KG


( la grande cattura del Temolo Russo)

CATTURA ESTIVA DA GUINNES SUL CANAL BIANCO










Sono venuto a conoscenza solo in questi giorni di una avventura di pesca vissuta questa estate da due pescatori riminesi.
I due amici Andrea Muratori e Pasquale Carcione di Rimini, sfruttando il periodo delle ferie di agosto, si sono recati a pescare sulle sponde del Canalbianco nei pressi di Rovigo.
La tecnica di pesca che i due amici romagnoli hanno utilizzato è stata quella dello spinning allo scopo di insidiare le cheppie molto presenti in questo canale.
“A metà mattinata – racconta Andrea – mentre stavo recuperando l’artificiale consistente in un’amettiera a 3 ami piumati, ho sentito uno strattone nella canna ed ho pensato subito di avere incrociato, la traiettoria di qualcosa. All’improvviso però il qualcosa inizia a tirare con una forza spaventosa nella canna trovandomi anche impreparato e così ho icapito che nella lenza avevo un grande pesce il quale si era praticamente agganciato da solo.
La prima impressione che ho avuto e' stata quella di aver strisciato e agganciato un grosso siluro in quanto anche in passato si era verificata una cosa simile.
Li per li, non ho dato molta importanza all'accaduto, ma dopo mezz’ora di tiro alla fune ho potuto apprezzare la mole del pescione.
Quando il pesce è venuto quasi in superficie, probabilmente impaurito dalla luce del sole, ha attuato un' improvviso cambio di direzione accompagnato da una paurosa partenza che mi ha sbobinato 70/80 mt. di filo.
Solo a quel punto ho potuto realizzare che non si trattava di un siluro.
A quel punto pensavo di avere agganciato una grossa carpa ma la conferma è arrivata dopo circa altri 15 minuti di dura battaglia, quando la grandissima coda del pesce e' affiorata ed ha schiaffeggiato con energia il pelo dell' acqua. Quella intravista non poteva essere la coda di una carpa.
Nonostante ciò, data ancora l'elevata lontananza, non riuscivo a capire con chiarezza chi fosse il mostro agganciato.
Solo quando la preda è stata portata vicino a riva abbiamo potuto realizzare che si trattava di uno splendido e grosso TOLSTOLOBIK.
A quel punto, superata l’emozione del momento, si proponeva un' ulteriore problema..., come portarlo sulla terra ferma?
Infatti, non avevamo con noi un grande guadino d’altra parte la pesca alla cheppia non lo richiede.
Pasquale, si propone quindi, indossati dei guanti da officina, ad effettuare la manovra manualmente, ma ancor prima di metter le mani in acqua, ecco che il grosso pesce, raccolte le ultime forze, si rilancia in una fuga improvvisa nel disperato tentativo di liberarsi.
Pochi minuti dopo, riportato il bestione a riva, Pasquale riesce ad afferrarlo con le due mani per la coda e riesce a portarlo definitivamente sull’argine potendo così constatare da vicino l’incredibile cattura.
Alla bilancia il Tolstolobik, meglio conosciuto con il nome di Temolo Russo, faceva fermare l’ago sui 24 kg.. Incredibile!!”.
La cattura da guinnes è stata immortalata con una foto e poi il pesce è stato sportivamente rilasciato nelle profonde acque del canale veneto.
Complimenti ai due amici pescatori di Rimini e soprattutto alla sportività dimostrata rilasciando in acqua questo stupendo pesce.

lunedì 10 novembre 2008

VINCERLO CON LE SUE STESSE ARMI


(Germano Guidi un tenace romagnolo in lotta con un super cavedano)


Lezione di pesca: Occhio, velocità e tutte le astuzie per farli abboccare


Possiamo essere più furbi di un cavedano


La nostra Regione è caratterizzata da un territorio appenninico e una sottostante pianura dove scorrono diversi fiumi dotati di acque più che accettabili e dove vivono numerosissimi cavedani.
Questi corsi d’acqua sono accomunati da una portata variabile in funzione della stagione, con flusso abbondante fino a metà primavera, ed un calo consistente di livelli da giugno ad ottobre.
Si verificano anche annate siccitose, come quella del 2008, dove il livello dell’acqua è sempre risultato inferiore alla media del periodo.
Con l’arrivo dei primi freddi la trasparenza dell’acqua aumenterà notevolmente rendendola decisamente gradevole alla vista, ma questa condizione renderà particolarmente sospettoso il pesce.
Ovvio che, in tali condizioni, le possibilità di prendere pesci a passata col bigattino calano drasticamente, e sia pure adottando tutti gli accorgimenti tecnici più raffinati, dovremo dotare le nostre lenze di piombature leggerissime, ami microscopici e finali capillari.
La debole corrente e l’acqua chiara aiutano i cavedani ad esprimere al massimo grado la loro proverbiale diffidenza.
Diventa frustrante per un pescatore osservare il girovagare di alcuni grossi esemplari attorno al luogo di transito del galleggiante, che però non vuole saperne di affondare.
Che fare in questi casi? Si può cambiare esca, provare con il lombrico, col gatoss, o con il chicco di mais…oppure si può sfidare l’astuto ciprinide sul suo terreno e cercare di ingannarlo utilizzando le sue armi preferite: la velocità e…la vista!
Per questo tipo di pesca vi dovrete armare, in primo luogo, di una canna bolognese lunga non meno di 5 metri, che dovrà risultare rigida ma flessibile di punta quanto basta per gestire finali mai superiori allo 0.08.
Tra i mulinelli ideali per questo tipo di pesca troviamo il mitico Crack, considerato dagli addetti il top per la pesca leggera a passata.
Questo raccogli filo ha sviluppato proprio nella frizione il suo grande successo tra gli estimatori.
Per una pescata super leggera dovrete costruire una lenza su un filo madre dello 0,10 sul quale fisserete un galleggiante di grammatura 4x8 e /o 4x10. Il filo terminale non dovrà essere superiore allo 0,7 lungo almeno 40/50 cm. e fondamentale, in queste situazioni, sarà l’amo che dovrà essere piccolissimo, il più leggero possibile, ottimo il 27 senza ardiglione serie K.
Su un amo di questo tipo potrete innescare un solo bigattino puntato sottopelle a metà corpo avendo cura di non fare uscire il liquido contenuto al suo interno.
In questo modo la presentazione della vostra esca in acqua sarà simile a quella dei suoi colleghi lanciati come richiamo.
L’elemento decisivo dell’attrezzatura sarà però un…paio di occhiali con lenti polarizzate, in grado di minimizzare i riflessi e le rifrazioni della superficie degli strati superficiali dell’acqua.
E adesso vi insegno il miglior posto della Romagna per effettuare una pescata a vista di grossi cavedani.
Recatevi sul fiume Santerno, sulle colline di Imola, fino a d arrivare nel paesino di Castel del Rio.
Li troverete una zona di pesca tabellata “No Kill” dove il pesce catturato deve essere sempre e immediatamente liberato in acqua.
Questo posto è strapieno di cavedani, di grossi cavedani, che riuscirete a catturare in gran quantità solo se effettuerete una costante pasturazione con lanci frequenti di pochissimi bigattini.
Noterete poco dopo i cavedani avvicinarsi e prendere confidenza con le larve che gli lancerete, e se il ritmo di pasturazione sarà regolare, li vedrete sempre più attivi e frenetici nelle immediate vicinanze della superficie.
Seguirete le loro traiettorie al seguito dei bigattini che scendono lentamente verso il fondo, e riuscirete a seguire visivamente il momento magico del contatto del pesce con la vostra esca.
Un potente risucchio porterà diritto nella gola del pesce anche la vostra esca con l’amo puntato.
A quel punto dovrà scattare fulminea la ferrata, perché il cavedano in una frazione di secondo si accorgerà di avere ingerito qualcosa di sospetto e risputerà con forza l’inganno.
Questa operazione avviene con una velocità tale che non si sarebbe mai potuta rilevare sul galleggiante.
Solo con gli occhi riuscirete a distinguere tutta la scena e per questo dovrete aumentare il livello di concentrazione e di perfetta armonia dei movimenti, quelli riferiti alla mano che pastura e alla manovra della canna.
Ricordatevi sempre di usare abiti mimetici di colore spento per non essere avvistati dai ciprinidi.
Alla fine di una giornata di pesca a Castel del Rio potrete ritornare a casa davvero soddisfatti per avere realizzato la più bella pescata di cavedani a vista.
Vi avverto che sarà una battaglia dura ma molto gratificante perché avrete ingannato il più furbo e astuto dei pesci d’acqua dolce utilizzando le sue stesse armi … la velocità e…la vista!
Buona avventura a tutti.

sabato 8 novembre 2008

CLUB PESCATORI FORLI' SU TUTTI


GIANCARLO MONTI IN AZIONE DI PESCA













Sabato 8 novembre 2008, nel bacino forlivese del lago Pino, si è svolta la finale del campionato provinciale 2008 di pesca in laghetto.
Le squadre qualificate a questa finalissima, dopo un campionato che si è sviluppato nel corso del 2008 su due campi di gara distinti (Laghetti FIPSAS Rimini e lago Pino Forlì) sono state il Club Pescatori (Colmic) con la squadra A e B, l’A.P.S. Rimini Miramare (Colmic), il Lenza Club Borellese (Milo), il G.P.S. Santarcangelo (Trabucco).
La gara è stata vinta senza sorprese dal Team padrone di casa, capace di sfruttare al meglio la perfetta conoscenza del pesce di questo lago.
Quindi Club Pescatori su tutti che piazza entrambe le squadre (A e B) sui primi due gradini del podio grazie alle 6 penalità conquistate con la squadra A ed un peso realizzato pari a 37,770 kg.; la squadra B invece ha chiuso al secondo posto con 9 penalità conquistate e 26,770 kg. di catture.
Al terzo posto si piazza l’A.P.S. Rimini Miramare (sq. A) con 10 penalità e 22,080 kg. di catture.
Quarta e quinta posizione finale per le squadre di Borello e Gambettola rispettivamente con 16 e 19 penalità.
Guardando la prova sul piano delle prestazioni individuali è giusto segnalare che il successo del Club Pescatori Forlì è arrivato grazie alle vittorie di settore di Galeotti Davide capace di catturare da solo ben 21,370 kg tra carpe e carassi, Monti Giancarlo con kg. 5,680 e Zangari Luigi con 4,420 kg.. Casadei Alberto chiude la prova realizzando il terzo piazzamento di settore con 6,300 kg..

martedì 4 novembre 2008

JOHN BRUSCHI: UN CAMPIONE IN MARE


PESCA - John Bruschi è il campione sammarinese pesca in mare da natante






L’ultima prova di domenica ha incoronato John Bruschi campione sammarinese di pesca mare da natante. Al largo di Ravenna, a circa 20 miglia dalla costa, si è svolta la 5ª gara del campionato interno, valida anche per la formazione della squadra Nazionale che parteciperà nel 2009 in Francia, sulla costa atlantica, al 45° Campionato dal Mondo pesca in mare da natante.
La prova influenzata da condizioni del mare non ottimali, con conseguente diminuzione della quantità delle catture, è stata vinta da Daniel Moroni con punti 2325, 2° John Bruschi con punti 2160 e 3° Bruno Zattini con punti 1945.
In classifica generale rimane al comando John Bruschi che si laurea Campione Sammarinese 2008 di questa specialità, seguito da Daniel Moroni e Federico Soldati. Sulla base della classifica finale è stilata la composizione della squadra Nazionale per il 2009: ai tre atleti citati si aggiungono Bruno Zattini, Claudio Zonzini e Roberto della Valle (riserva).
Comunicato stampa
Federazione Sammarinese Pesca Sportiva

lunedì 3 novembre 2008

LE AQUILE SEMPRE PIU' RAPACI


(Rocchi Tino, Patron delle Aquile di Forlimpopoli con le sue alborelle)


(Montanari Marco Polisportiva Sammartinese con lucio perca da 1 kg.)












Pesca al colpo: Campionato provinciale di Società Forlì Cesena 2008
Sul podio: Club Pescatori Forlì e Lenza Forlivese

Si combatte su 4 campi di gara, vince la Società di pesca che ottiene il minor numero di penalità


Domenica 19 ottobre 2008, la pesca al colpo della provincia di Forlì Cesena ha chiamato a raduno gli agonisti di varie società per competere nella classica gara di fine stagione nel tentativo di aggiudicarsi il titolo di Società campione provinciale.
Questa prova viene combattuta in contemporanea su 4 campi di gara diversi decretando vincitrice la Società di pesca che ottiene il minor numero di penalità realizzato dalla somma di tutti i piazzamenti dei garisti si ogni campo di gara.
Il campionato provinciale di società è una gara nella quale allungano le canne gli specialisti del canale, del fiume, del lago e del carpodromo.
La prova non ammette errori tattici in quanto svolgendosi in prova unica non permette opportunità di recupero.
Logicamente, come in tutti gli sport, sono favorite quelle società che possono contare su un parco agonisti molto ampio e capace di interpretare al meglio la pesca di ogni campo gara.
Il Team le Aquile, per esempio, si è aggiudicata spesso questo tipo di gara in quanto può schierare ottimi pescatori specialisti in discipline di pesca diverse così come può fare una grande squadra di calcio capace di schierare grandi campioni in ogni reparto.
E così le previsioni della vigilia hanno avuto conferma domenica mattina alle ore 11,30, quando terminate le procedure per la stesura delle classifiche, risultava ancora una volta vincente la corrazzata di Forlimpopoli guidata da Rocchi Tino totalizzando 23 penalità in ragione dei seguenti risultati:
Canale Destra Reno Ravenna 7 penalità:
3° di settore: Alessandrini Marino con 1,200 kg. di pescato;
3° di settore: Rocchi Tino con 2,100 kg. di pescato;
1° di settore: Amadori Carlo con 1,730 kg. di pescato;
Laghetto Pino Forlì 7 penalità:
6° Rossi Angelo con kg. 4,150
7° Solfrini Veris con kg. 3,930
3° Vallicelli Claudio kg. 5,230
Fiume Bidente Galeata Civitella Cusercoli 7 penalità:
6° Rossi Angelo con kg. 4,150
7° Solfrini Veris con kg. 3,930
3° Vallicelli Claudio kg. 5,230
Carpodromo Lago del sole Forlì 7 penalità:
6° Rossi Angelo con kg. 4,150
7° Solfrini Veris con kg. 3,930
3° Vallicelli Claudio kg. 5,230
Le telefonate dei capitani, per conoscere i vari risultati di un campo di gara all’altro per conoscere i vari piazzamenti erano tutt’una e per diversi minuti risultava un testa a testa tra Le Aquile e il Club Pescatori.
Sul podio di questo importante campionato salgono per il secondo posto gli agonisti del Club Pescatori Forlì mentre il terzo posto se lo aggiudica la società Città del Rubicone.
Curiosando nell’albo d’oro di questo campionato provinciale di società si riscontra lo strapotere del Team Le Aquile di Forlimpopoli, capace di vincere consecutivamente le ultime quattro edizioni del 2008, 2007, 2006 e 2005; la società Città del Rubicone di Savignano s/r vince l’edizione 2004; la società Amo Santarcangiolese di Santarcangelo di Romagna vince l’edizione 2003; la Polisportiva Sammartinese di San Martino in Strada di Forlì vince l’edizione 2002; la società Pesca Sport Gambettolese vince l’edizione 2001; la società Città del Rubicone vince l’edizione dell’anno 2000.
CARTOLINE DI PESCA DI ALESSANDRO SCARPONI
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