giovedì 31 gennaio 2008

PESCA SPORTIVA: SCINTILLE TRA SCARPONI E FILIPPI


ALESSANDRO SCARPONI PRENDE POSIZIONE CONTRO FILIPPI


















Filippi (PDL): riequilibrare spazi tra pesca sportiva ed amatoriale

Regione - A firma Fabio Filippi (il Popolo della Libertà), l’interrogazione presentata alla giunta Regionale, sul problema della pesca. Il trattamento tra chi pratica la pesca a livello agonistico e chi la pratica a livello amatoriale è a tal punto diversificato che penalizza i semplici amatori, dichiara Filippi, Presidente del Gruppo Assembleare della Libertà.
“La licenza di pesca – afferma Filippi – ha lo stesso costo per tutti, ma i privilegi per le associazioni agonistiche sono maggiori, infatti gli spazi riservati alle gare sono sempre più ampi, oltre a quelli permanenti, vi sono quelli “provvisori” che, nella provincia di Reggio Emilia stanno aumentando in modo esponenziale, con notevole penalizzazione di gran parte dei pescatori. Infatti le associazioni sportive che praticano a livello agonistico controllano buona parte dei bacini reggiani adibiti all’attività alieutica. Mentre alle associazioni sportive non agonistiche sono riservati meno diritti e hanno poco potere decisionale nelle commissioni ittiche. Non solo, continua Filippi, ma diverse specie ittiche, che da sempre erano presenti nei nostri corsi d’acqua, sono state escluse, precludendo la possibilità di poter pescare e mangiare pesce di qualità”.
Filippi chiede quindi alla Giunta se non ritenga opportuno intervenire, di concerto con le amministrazioni locali, al fine di riequilibrare gli spazi destinati alle diverse attività alieutiche e di ripristinare alcune specie ittiche dove sono scomparse, in particolare l’Ictalarus melas (pesce gatto) e il Carassius carassius (Carassio).
ffilippi@regione.emilia-romagna.it

Alessandro Scarponi risponde:
Egregio Dott. Filippi, ho letto sul giornale La Voce di Romagna di lunedì 28 gennaio 2008 il testo della sua interrogazione presentata alla Giunta regionale dell’Emilia Romagna sul tema della pesca sportiva.
La sua interrogazione mi ha molto sorpreso per le ragioni che di seguito proverò a spiegarle:
Innanzi tutto trovo bizzarro che un Consigliere Regionale, con tutti i gravi problemi che ci sono in questo momento nel paese, riesca a trovare tempo da dedicare alla pesca sportiva; ma questo non è un problema - ognuno spende il proprio tempo come meglio crede.
Si fosse interessato di ambiente, di inquinamento, di ripopolamenti, di come sviluppare l’associazionismo sportivo a favore dei giovani, di come tutelare i soggetti socialmente più deboli nelle attività sportive, avrei apprezzato e forse mi sarei adoperato con analisi e riflessioni, all’interno del mondo che frequento.
Ma le sue argomentazioni, mi permetta, lasciano il tempo che trovano almeno per quello che ho potuto leggere sulla stampa e adesso proverò a spiegarglielo.
Infatti, leggendo quanto riportato dal quotidiano La Voce di Romagna, si intuisce chiaramente che Lei non conosce la realtà dei fatti.
Sicuramente non è mai andato a pescare né tanto meno frequenta persone dell’ambiente perché se fosse vero il contrario non avrebbe difficoltà ad ammettere che tra la pesca sportiva e quella amatoriale non esistono incompatibilità o problemi di convivenza.
La pesca sportiva e la pesca amatoriale da sempre riescono a convivere benissimo tra di loro anche dove l’esercizio della pesca viene esercitato su campi di gara sia temporanei che permanenti. Infatti tutte le persone in possesso di regolare licenza e versamento della tassa regionale possono andare a pescare in ogni luogo rispettando regole e normative.
Non esistono acque riservate a pochi privilegiati o date in convenzione/gestione ad Associazioni sportive.
I campi di gara, permanenti o provvisori, sono liberi e accessibili a tutti tranne in alcuni momenti e per alcuni tratti quando vengono disputate gare di pesca che tra l’altro durano non più di tre ore.
Lei sostiene che i bacini, dove si effettuano competizioni sportive di pesca, sono controllati da Associazioni sportive: chiarisco che l’unico controllo che le Associazioni sportive esercitano sugli ambienti di pesca è quello fatto esclusivamente a scopo di protezione, sorveglianza e ripopolamento.
Infatti le Associazioni sportive dei pescatori, ad esempio la FIPSAS, si adoperano insieme alle Amministrazioni provinciali, Ufficio Caccia e pesca, con propri volontari per effettuare le semine annuali di pesce, per fronteggiare le emergenze idriche causate dalla siccità, per denunciare inquinamenti o scarichi abusivi lungo i fiumi.
Lei dichiara che le Associazioni sportive non agonistiche hanno meno diritti di quelle agonistiche e che hanno poco potere decisionale nelle commissioni ittiche.
Ma Lei sa cosa devono discutere le Commissioni ittiche provinciali?
Lei sa che le Associazioni sportive, come la FIPSAS, hanno un corpo guardie volontario che vigila e controlla non solo i pescatori ma anche gli ambienti fluviali?
Nel mondo della pesca per migliorare le cose c’è spazio per tutti basta avere voglia di lavorare. Tanto lavoro gratuito e zero quattrini da ripartire.
Addirittura i pescatori sportivi con le gare che organizzano tramite le quote di iscrizione si autotassano per racimolare due soldi per comprare il pesce e fare divertire così anche coloro che si definiscono pescatori amatoriali.
Egregio Dott. Filippi sono 35 anni che vado a pescare e da 30 anni faccio anche gare di pesca e non ho mai assistito ad un litigio tra un pescasportivo e un pescatore amatoriale.
Quindi non metta della zizzania dove non c’è bisogno.
In ogni caso i pescasportivi, che purtroppo stanno diminuendo anno dopo anno, sono sempre disponibili a raccogliere la collaborazione di chiunque volesse migliorare le condizioni degli ambienti di pesca e dei pesci che vi abitano.
Anzi visto che ha tempo da dedicarci le suggerisco di verificare l’attività che svolgono i volontari della sezione FIPSAS di Modena (quasi tutti pensionati) i quali ogni anno, in occasione del prosciugamento dei canali di bonifica, raccolgono tutto il pesce per trasferirlo con botti in altri canali per riseminarlo dopo pochi mesi quando viene riportata acqua nei canali.
A questo riguardo si informi cosa succede nel Cavo Lama nel tratto tra Moglia e Carpi.
Tonnellate di carpe e carassi, senza il duro lavoro dei pescasportivi, andrebbero incontro a morte certa.
Se proprio volesse fare qualcosa per la pesca le suggerisco di interessarsi ad ambienti di pesca da risollevare, come il canale di Ostellato (FE) che fino a qualche anno fa era ritrovo di migliaia di pescatori mentre oggi è abbandonato da tutti perché le sue condizioni (acqua, argini, fondali e pesce) sono peggiorate.
Il canale destra Reno a Ravenna divenuto impraticabile in lunghi tratti a causa dello smottamento degli argini.
Se poi volesse stupire tutti potrebbe proporre alla Giunta Regionale dell’Emilia Romagna di esonerare i pescatori più anziani (ultrasettantenni) dal pagamento della tassa regionale. In tal senso la Giunta regionale del Lazio alcuni anni fa ha adottato, su richiesta dei pescatori, un provvedimento del genere lasciando una buona impressione tra i pescatori anziani.
Ecco se proprio vuole dare una mano ai pescatori si adoperi verso queste problematiche e le assicuro che qualche simpatizzante tra i pescatori riuscirà a recuperarlo, perché dopo la sua interrogazione mi sa che ne ha persi parecchi.
Cordialmente.
Alessandro Scarponi
Cesena 31 gennaio 2008

mercoledì 30 gennaio 2008

APERTURA ALLA TROTA 2008: IL COUNT DOWN E’ INIZIATO!

La Regina dei torrenti ha le ore contate.

la trota più che pescata va cacciata!













Tra pochi giorni entreremo in pieno clima apertura pesca alla trota che di fatto ogni anno apre la stagione della pesca sportiva.
La prima cosa da fare quindi è farsi trovare preparati.
Tutta l’attrezzatura necessaria dovrà essere visionata e adeguatamente preparata per la pesca sui torrentelli di montagna.
Prima di tutto ricordiamoci che l’apertura della pesca alla trota è differenziata da Regione e Regione: nelle Marche e in Toscana è fissata per l’ultima domenica di febbraio mentre in Emilia Romagna si pesca nell’ultima domenica di marzo.
Una raccomandazione: l’apertura alla trota ci costringe a lunghe camminate su rocce e terreni impervi per questo occorre avere dimestichezza con la montagna.
Ancora meglio sarebbe andarci in compagnia di un amico per avere un aiuto in caso di bisogno.
Lo dico perché durante una apertura che feci molti anni fa nelle Marche ebbi la sfortuna di scivolare su un costone di roccia coperto da neve andando a finire diritto dentro una buca d’acqua gelida.
Erano le 7,30 del mattino e la temperatura era sotto lo zero termico.
Un amico mi aiutò ad uscire dall’acqua ma ero talmente bagnato e infreddolito che dovetti stare in auto con il riscaldamento acceso per un’ora. Per fortuna avevo con me un provvidenziale cambio di abiti e così verso le nove tornai a pescare, ma con scarso successo, perché le buche migliori nel frattempo erano già state tutte visitate da altri pescatori.
Comunque quel giorno, nonostante tutto, ebbi la fortuna di catturare tre belle trote Fario ai piedi di una cascatella usando un bel verme di terra.
Per l’apertura di quest’anno prima di tutto dovremo decidere il posto dove andare a pescare e magari un accurato sopralluogo anticipato aiuterebbe a capire come muoverci il giorno dell’apertura.
Poi sceglieremo il posto dove partire la mattina e per l’occasione cercheremo di presidiarlo già di buon ora per evitare che altri arrivino prima.
Alcuni miei amici di Perugia si posizionano sul torrente già dalla sera prima con tende per ripararsi dal freddo e, come di solito si usa fare in queste occasioni, festeggiare con una bella grigliata di salsicce cotte sul posto.
Per l’apertura dell’ultima domenica di febbraio vi consiglio di indirizzarvi verso alcuni posti facili da raggiungere.
Andremo nelle Marche precisamente ad Abbazia di Naro nei pressi di Acqualagna; per pescare in questo posto prepareremo una canna in carbonio lunga un metro e ottanta con un mulinello carico con filo dello 0,18 in bobina, stivali alti, marsupio a tasche con l'attrezzatura necessaria all'interno e due scatole di camole più una di vermi di terra.
Per andare ad Abbazia di Naro, chi si sposta dalla Romagna, dovrà prendere l’autostrada A14 direzione sud ed uscire a Fano. Proseguire lungo la super strada che porta alla gola del Furlo e subito dopo arriveremo nei pressi di Acqualagna.
Poco distante troveremo Abbazia di Naro. Di li inizierà il nostro itinerario che ci porterà ad avventurarci a piedi, con lunghe camminate, verso i piccoli torrentelli.
Uno su tutti: consiglio di “battere” l’affluente del fiume Biscubio perché è pieno di trotelle.
Se l’acqua che scorre nel torrente è abbondante prepareremo una montatura con piombo da fondo, il finale dello 0,16 e un amo del n° 12, su cui innescheremo delle camole.
Dobbiamo lanciare nella gorga ai piedi della cascata, dove le trote di solito stazionano per aspettare il cibo che la corrente gli trasporta da monte verso valle.
Negli spostamenti da una gorga ad un’altra cercheremo di avere cautela facendo molto silenzio per evitare di farci sentire dalle trote che sono molto sospettose.
Arrivati sul posto dovremo scegliere un riparo per non farci vedere dalle trote, innescheremo le camole per poi lanciare l’esca in acqua.
Se non ci sono grossi sassi o alberi adatti per nascondere la nostra presenza arriveremo vicino al ruscello strisciando per terra come fanno i marines americani in guerra.
La trota che si trova nei paraggi, se non ci avrà visti, attaccherà subito l’esca e darà dei forti strattoni alla lenza da farvi provare emozioni uniche.
Un altro posto molto bello, sempre nei paraggi, ma occorre andarci in auto, è il torrente Bosso, nei pressi di Cagli e anche li stessa storia.
Approfittando della bellezza dei posti di montagna vi consiglio di prendere con voi la macchina fotografica perché quei momenti, vissuti tra pesca e avventura, vanno immortalati sempre.
Le trote di montagna una volta pescate non si possono liberare in acqua perché andrebbero incontro a morte certa per cui vi consiglio vivamente di portarle a casa e cucinarle.
Credete a me che sono un intenditore.. le trote sono sempre ottime!
Buona apertura 2008 a tutti.

martedì 29 gennaio 2008

BOLOGNESE: LA CLASSICA CANNA CHE REGALA ALTE PERFORMANCE DI PESCA


Scarponi a pesca con la Bolognese













Nasce come canna fissa ma con l’aggiunta di anelli scorri filo e una placca porta mulinello diventa canna bolognese.
La canna bolognese da passata con l’aggiunta del mulinello è una accoppiata tra le più collaudate fra le attrezzature da pesca.
La canna bolognese è sicuramente l’attrezzo da pesca più utilizzato dagli italiani.
Per comprendere la differenza tra una canna fissa e una canna bolognese con il mulinello, per meglio cogliere le rispettive caratteristiche, dovremmo immaginare due pescatori in azione di pesca su una scogliera in mare.
I galleggianti, quello della canna fissa e quello della bolognese, pescano alla stessa distanza dal punto di dove si posiziona il pescatore.
Ed ecco la prima osservazione: il pescatore che utilizza la canna fissa può esercitare un’azione di pesca a distanza vincolata mentre il pescatore che utilizza la canna bolognese possiede un raggio d’azione molto più vasto e quindi può sondare il fondale a suo piacimento, sia in profondità che in lontananza.
Può scegliere di pescare alla stessa distanza del suo amico ma può, anche in mancanza di toccate, lanciare più fuori per intercettare i pesci che stazionano in zone non raggiungibili dalla canna fissa.
Con la canna bolognese si possono fare lanci facili e l’esca arriva dove vogliamo noi.
In più la canna fissa consente di portare l’innesco ad una profondità massima mai superiore alla sua lunghezza mentre una bolognese di cinque metri, al contrario, utilizzando un galleggiante scorrevole, può portare l’esca a profondità anche di quindici metri e a grande distanza da riva.
La canna bolognese in caso di cattura di un grosso pesce ci permette, grazie al mulinello ed al suo ruolo ammortizzante, di vincere con maggiore facilità la sfida con il pesce allamato.
La canna fissa invece si flette sotto la trazione del pesce puntando diritto verso la profondità, il pescatore è costretto ad assecondare la sua fuga mettendo la canna quasi orizzontale sull’acqua, facendole perdere così il suo potere ammortizzante provocando la rottura della lenza e con essa la perdita della preda.
La pesca a bolognese si adatta ad ogni situazione e per insidiare ogni specie di pesce: ottima per insidiare il furbo cavedano nella corrente sul fiume; per pescare la potente carpa nelle acque tranquille di un lago; per invitare l’aggressiva trota ad attaccare l’esca manovrata con la canna; nella pesca in mare, nei porti, sulle scogliere o in mare aperto dove i pesci hanno spazi e profondità infinite per liberarsi dalla lenza.
La pesca con la canna bolognese è la tecnica per eccellenza utilizzata sia dai pescatori amatoriali che dagli agonisti.
In passato era la tecnica per eccellenza utilizzata in tutte le massime competizioni nazionali ma erano attrezzi molto pesanti.
Oggi ci sono canne bolognesi di straordinaria leggerezza costruite grazie a materiali moderni come il carbonio tanto da poterci pescare anche un’intera giornata.
Ad esempio una canna come l’ENERGHIA SLH Trabucco ci permette davvero di pescare senza fatica.
Io la utilizzo sul fiume Mincio a Peschiera dove ci passo intere giornate pescando a passata per insidiare le grosse scardole argentate.
Questa canna bolognese, prodotta in carbonio HM, è ottima nella bilanciatura e nel peso complessivo ed evidenzia un’azione del tipo semiparabolico di punta. Adatta alla pesca a passare con grammature medio-leggere, è la canna ideale per la passata nei nostri fiumi ma che ben si adatta anche alla pesca in mare con fili sottili.
Buona ……..bolognese a tutti.

lunedì 28 gennaio 2008

CANNE E LENZE PRONTE PER L'USO


(ALESSANDRO SCARPONI CON UN AMPIO BOTTINO DI CATTURE)

LEZIONE DI PESCA: PER VIVERE IL PIU' BEL FILM SULLA NATURA E SULL'AMICIZIA



E' NECESSARIO PREPARARE CON CURA LE ATTREZZATURE



In questi mesi freddi dell’inverno, dove i campionati di pesca sono fermi, il garista dedica un po’ del suo tempo libero alla sistemazione delle attrezzature per essere pronto alla ripresa dell’attività.
Le canne in carbonio vanno lavate bene con acqua tiepida e sapone poi, una volta asciutte, vanno ripassate con un panno pulito imbevuto di teflon liquido ottimo per rivitalizzare il carbonio e difenderlo dall’usura.
Lo stesso trattamento deve essere riservato ai mulinelli i quali vanno tenuti a bagno in acqua tiepida e sapone per un’ora e risciacquati sotto l’acqua corrente.
Una volta asciutti vanno soffiati con l’aria del compressore per togliere le ultime particelle di umidità. Il mulinello non deve essere oliato all’esterno perché si rischia di sporcare il filo con sostanze grasse. Solo all’interno si può spruzzare qualche goccia di olio meccanico che lubrifica senza lasciare fuoriuscire sostanze oleose.
Anche il filo da pesca avvolto nella bobina del mulinello, per poterlo fare durare nel tempo, deve essere lavato e ripulito. Questa operazione è indispensabile e per farla il filo deve essere travasato da una bobina piena ad un’altra vuota facendo passare il filo tra un panno inumidito con un normale sapone sgrassante lavapiatti stringendo il panno e quindi il filo tra i polpastrelli del dito indice e pollice.
Un’altra importante operazione è quella della preparazione dei fili terminali, ovvero spezzoni di filo con amo già legato e pronto all’uso.
Ci sono in commercio apposite scatole di legno porta finali ma chi avesse tempo può anche costruirsela come meglio crede.
Il paniere è la cassaforte del pescatore dove sono conservati tutti gli accessori indispensabili per praticare questo sport. Se ne manca qualcuno è meglio correre ai ripari da un negoziante anche se sarebbe opportuno aspettare le novità che saranno presentate alla fiera che quest’anno si svolge a Bologna all’inizio di febbraio.
Nel paniere trovano posto le lenze specifiche costruite in base ai posti dove si deve andare a pescare durante l’anno.
La costruzione delle lenze comporta molto tempo perché ogni posto da pesca richiede montature con fili, galleggianti e piombature diversificati.
Per andare a pesca è necessario avere sempre la pastura che và utilizzata in ogni situazione di pesca.
La pastura è importante perché richiama e trattiene i pesci nel raggio di azione.
Le pasture sono un’insieme di sfarinati aggregati, in dosi ben definite, il cui composto varia in base al tipo di pesce che si intende insidiare.
Per esempio in acque marine si usano pasture dal sapore salato a base di formaggio e farina di pesce mentre nelle acque interne si utilizzano pasture dolci a base di pane, biscotti e pastoncino giallo.
Ad ogni pastura, per renderla più attirante e stimolante, occorre sempre aggiunge qualcosa di integrativo migliorando i prodotti messi in commercio dalle ditte specializzate.
Alcuni integratori possono essere ad esempio l’olio per la pesca delle breme, il brasem per la pesca del carassio, il tortato di mais per la pesca della carpa, la canapa o la farina di crisalide per la pesca del cavedano e del barbo e tante altre sostanze odoranti che rendono il profumo di una pastura veramente gradevole sia all’uomo sia al pesce stesso.
Un’altra avvertenza si deve riservare al controllo della nassa dove mettere il pesce catturato: questo accessorio deve essere allungato e va controllato nella parte finale. Questa operazione si rende necessaria per individuare eventuali falle nelle maglie della rete che farebbero uscire il pesce una volta catturato.
Un’occhiata è d’obbligo anche agli stivali al fine di verificare eventuali usure o forature.
Insomma un bel lavoro che richiede anche giorni e giorni di tempo e che come sempre accade sono giorni che il pescatore passa in solitudine chiuso nel garage di casa dove a correre è solo la fantasia.
Una lenza usata, ripresa in mano, fa correre la mente verso i ricordi di una bella pescata o di una meritata vittoria in una gara di pesca.
Ecco la pesca è anche tutto questo in attesa di affrontare albe e di rivivere da protagonisti il più bel film sulla natura e sull’amicizia ….. la pesca!.

martedì 15 gennaio 2008

COME PESCARE IL CEFALO


UN CEFALO APPENA CATTURATO









L’articolo apparso lunedì scorso sulla pagina di questo giornale ha attirato la curiosità di tanti lettori alcuni dei quali mi hanno contattato per chiedermi alcuni consigli tecnici per affrontare una giornata di pesca al cefalo.
Il nostro mare Adriatico e la sua costa offre tanti luoghi dove insidiare questo bel pesce argentato in particolare nelle darsene sono molto presenti in quanto trovano, oltre che un buon riparo, anche cibo in abbondanza tutto l’anno.
Mitica la darsena di Ancona teatro di epiche pescate di cefali ma anche quelle a noi più vicine possono dare tante soddisfazioni.
Allora vediamo nel dettaglio di dare alcuni consigli pratici a tutti coloro che volessero partire per un’avventura con canna e lenza nelle acque salate del nostro mare.
La pesca con il galleggiante è sicuramente la tecnica che maggiormente viene praticata per insidiare il cefalo.
Non esiste pescatore di molo o di scogliera che non abbia mai tentato di insidiare il muggine usando la montatura con il galleggiante.
Questa tecnica viene solitamente praticata in quei tratti di mari dove si riscontra la tendenza della specie ad alzarsi dal fondo per mangiare a mezz'acqua, oppure, meglio ancora, provando a farla uscire dalle tane di una scogliera attirata da una sapiente pastura.
Al riguardo consiglio senza dubbio la TEAM MASTER SUPER CEFALO Trabucco, pastura a grana fine di colore chiarissimo che contiene una elevatissima percentuale di formaggi piccanti.
Può essere utilizzata sia in acque dolci che in acque salate ed è ottima per l'impiego anche sull'amo come esca.
Usando il galleggiante possiamo impiegare sia la canna fissa che la bolognese, ma a seconda dei luoghi di pesca, e specialmente dove i cefali presenti sono di stazza notevole, conviene sempre adoperare la canna con mulinello. La canna fissa, comunque, dovrà essere impiegata nelle misure lunghe dai 7 ai 9 metri. Per la canna bolognese invece possiamo orientarci su lunghezze di 6/7 metri.
Una bolognese particolarmente adatta a questa pesca è la TEAM ITALY XPS 100 canna prodotta in carbonio HM. Ottima la sua bilanciatura ed il peso complessivo dell’attrezzo, che evidenzia un’azione del tipo semiparabolico di punta. Adatta alla pesca a passare con grammature medio-leggere, è la canna ideale per la passata nei nostri fiumi ma che ben si adatta anche alla pesca in mare con fili sottili.
La montatura della lenza andrà effettuata con un filo del diametro del 0.14, preferendo il T-FORCE SPECIAL CASTING che è un monofilo di produzione giapponese.
Questa versione risulta essere di colore rosso dicroico, dunque particolarmente adatta alla pesca in mare poiché il colore rosso è il primo colore che sparisce in profondità.
Trova comunque impiego anche in acque interne specie per quelle tecniche che necessitano di alte prestazioni durante il lancio.
La scelta del galleggiante è estremamente importante perché è l’accessorio che ci dovrà segnalare tutte le abboccate del pesce. Io preferisco utilizzare il mitico galleggiante Trabucco serie R INOX nelle grammature variabili tra 0.75 e 1.5 grammi. Il galleggiante R INOX è per uso universale. E’ indicato sia per la pesca in trattenuta in acque correnti che in acque ferme. Ottima resistenza al vento grazie alla sua perfetta stabilità. Dotato di antenna in plastica fluorescente e lunga deriva in inox.
La piombatura del medesimo deve essere effettuata alla perfezione, per poter avvistare anche le minime mangiate del pesce.
Io uso di solito piombare il galleggiante con una torpille di grammatura poco inferiore alla portata dello stesso e rifinire il tutto con pallini di piombo spaccati di misura 10/11.
Per il terminale useremo un filo al fluor carbon dello 0,10 al quale fissare un amo del n° 16 bianco a curva larga ottima la serie PRO SWORD SERIE 400 NICKEL amo con filo tondo medio-sottile, con punta affilata chimicamente e micro ardiglione ad elevata penetrazione a curvatura tonda. Leggerissimo, è adatto per tutti i tipi di pesca. Ottimo per insidiare il cefalo ma anche altri pesci di acqua dolce come le carpe, carassi, cavedani, breme, gardon.
In ogni caso prima di iniziare a pescare occorre trovare la giusta profondità dell’acqua e per questo applicheremo una sonda sull’amo facendola adagiare sul fondale tenendo in leggera tensione la lenza. Questa operazione ci permetterà di regolare con precisione il galleggiante sulla lenza fino a intravvedere l’asticella affiorare in superficie.
Di solito l’avvio della pescata deve essere effettuato con l’esca a sfiorare il fondo perché il cefalo si concentrerà inizialmente sul pasturazione fatta con palle di TEAM MASTER SUPER CEFALO.
Se le mangiate sono rade possiamo tentare di alzarci dal fondo con l’esca e per fare questo abbasseremo il galleggiante sulla lenza di 50 centimetri per volta. Infatti il cefalo dopo un pò tende ad alzarsi dal fondo e per questo occorre trovare la giusta posizione onde evitare una giornata con scarse catture.
Allora siete pronti? Ora non potete fallire. Saluti e molte catture a tutti!
Alessandro Scarponi
Per scrivere al sig. Scarponi: scarponi.a@alice.it

venerdì 11 gennaio 2008

I CEFALI DELLA VENA MAZZARINI DI CESENATICO


I Cefali di Cesenatico














Con questo clima rigido non è facile trovare l’entusiasmo per andare a pescare il primo giorno dell’anno ma per scaramanzia, il pescatore onde evitare che l’annata di pesca sia poco fortunata, deve uscire con canna e lenza e con qualsiasi condizione atmosferica.
Io non è che ci creda molto a queste dicerie popolari ma per stare dalla parte del sicuro ad ogni inizio d’anno ho sempre risposto presente e posso dire che le soddisfazioni non sono mai mancate.
Quest’anno non sapendo dove calare la lenza e visto che le acque interne in questi mesi invernali non offrono grandi opportunità di catture, ad eccezione di qualche laghetto a pagamento, ho deciso di prendere la via di Cesenatico per andare a “calare la lenza” nella Vena Mazzarini.
Ci sono andato perché avevo sentito parlare della vena Mazzarini, canale con acqua salata, e di diverse catture di cefali anche in pieno inverno.
In altra stagione, in questo canale, si possono catturare anche boghe, anguille, passere, seppie, triglie e minutaglia varia di mare tra cui anche cefali e sgomberetti.
Addirittura in piena estate entrano grossi cefali fino ad alcuni chilogrammi che costringono i pescatori che riescono a catturarli a vere e proprie battaglie.
Tutte le specie di pesci, presenti nel canale di Cesenatico, entrano direttamente dal mare sfruttando gli ingressi che sono il molo da una parte e la tubazione dal diametro di oltre un metro dall’altra che partendo dalla parte del canale in zona via Trento sbuca in mare aperto oltre la scogliera.
Questo canale interno, risale alla prima metà dell’Ottocento e fu fatto costruire da Papa Pio
IX. E’ largo 42 metri, profondo circa 2 metri e lungo circa 1 km..
Fu scavato (sul progetto dell’ingegner Mazzarini di Forlì), perpendicolarmente al porto canale, dovendo le sue acque servire da repulsa, da piallassa per tenere sgombra l’imboccatura del porto dai banchi di sabbia che ne ostruivano i fondali. Cessò presto quest’uso originario con l’avvento delle prime draghe meccaniche a motore. Un tempo la Vena era più lunga: dal porto canale raggiungeva infatti via Zara. Oggi si ferma a viale Trento, dopo che nel Dopoguerra ne è stato interrato un tratto.
Grazie alla comodità delle sponde si possono adottare tutte le tecniche di pesca, compresa la roubaisienne, ma per l’uscita di pesca che ho realizzato il primo giorno dell’anno ho scelto una canna fissa da sette metri ad azione di punta montata con una lenza costruita con filo madre dello 0,14 e finale da 25 cm dello 0,10. Amo n° 16 e galleggiante da 1,5 grammi. La corrente dell’acqua è condizionata dalle maree per cui è facile trovare dislivelli anche di mezzo metro da un giorno all’altro.

Le esche migliori per insidiare i cefali in questo periodo invernale dell’anno sono il pane e l’arenicola. La pasturazione è importante farla con sfarinati al formaggio per attirare il pesce sul luogo di pesca.
Io uso una pastura specifica Trabucco “cefali e saraghi” che va bagnata e lanciata in acqua prima di cominciare a pescare mentre sull’amo innesco un pezzetto di pane umido. Attenzione non tutti i tipi di pane vanno bene per innesco, io utilizzo la classica baguette francese rammollita e poi strizzata con un panno avendo cura di non sbriciolarla.
Invece in altri periodi dell’anno diventano indispensabili esche come il bigattino o il pezzetto di sarda.
Pescare cefali è divertente ma questa pesca, vi avverto già, metterà a dura prova i vostri nervi perché quando si ha a che fare con questi pinnuti molto furbi non sempre si riesce a non perdere la pazienza.
Azione di pesca: appena si arriva sul posto preparare il fondo dove si intende pescare con 4/5 palle di pastura grosse come arance. Nel frattempo preparare la lenza alla canna consentendo così alla pastura di fare la sua funzione attirante. Occorre poi sondare il fondale cercando di pescare con l’amo a sfiorare il fondo. Se tutto è filato liscio le abboccate non dovrebbero mancare. Un consiglio state col filo sempre in leggera trattenuta sul galleggiante e appena vedete un segnale sull’asta ferrate in modo deciso con la canna!
Avvertenza: non ne sono sicuro ma credo che la licenza di pesca sia obbligatoria visto che le guardie ogni tanto si fanno vedere per il controllo documenti.
Buona pescata di cefali a tutti!!

lunedì 7 gennaio 2008

QUALCHE ORA DI PIENO RELAX


LA PESCA A FONDO DA' OTTIMI RISULTATI ANCHE A FONDO



SULLE RIVE DEI FIUMI A CONTATTO CON LA NATURA








In questo articolo vi parlerò di una tecnica di pesca molto diffusa che sta conquistando sempre più estimatori tra i pesca sportivi tanto che la Federazione dal 2008 ha istituito il CAMPIONATO ITALIANO di questa specialità: la PESCA A FONDO O LEDGERING.
La tecnica della pesca a fondo, o ledgering come la chiamano gli inglesi, cambia denominazione in ragione del tipo di pesca che si intende effettuare.
Così scopriamo che la pesca a fondo alla carpa si chiama CARP FISHING mentre la pesca in mare lanciando dalla riva si chiama SURF CASTING.
Per esercitare questa tecnica sono sufficienti due canne montate con due buoni mulinelli, qualche girella, alcuni piombi di vario peso e alcune stecche di ami legati con del filo del 0,25 lungo 50 cm.
Gli inglesi sono dei veri maestri in questa tecnica tanto da averne perfezionato e migliorato nel corso degli anni alcuni aspetti come l’applicazione del FEEDER (pasturatore).
Una buona canna per la pesca a ledgering è la SYGNUM SPECIALIST BARBEL (TRABUCCO) lunga mt. 3,60 disegnata per il mercato inglese, ma che trova il suo naturale impiego anche nella pesca dei barbi con il pasturatore anche nei nostri fiumi romagnoli e nel Po’.
La canna si adatta a differenti situazioni di pesca essendo commercializzata con due vette: una di questa è di tipo tubolare per la pesca a fondo o con artificiali che si innesta direttamente sulla base. Mentre l’altra sfrutta una sezione intermedia dove si possono innestare 3 cimini in solid carbon di diversa potenza, rendendola a tutti gli effetti una canna da feeder.
La pesca a fondo è una tecnica che se effettuata con il feeder (pasturatore), assicura sempre una buona quantità di catture sia con acque chiare sia con acque torbide.
Infatti all’interno del pasturatore (tubo cilindrico di plastica forato - piombato su un lato e chiuso dall’altro) vengono inseriti bigattini o pastura che fuori uscendo dai fori attira il pesce il quale trovando nella zona di pesca anche l’amo caricato con l’esca lo ingoierà trasmettendo così violente vibrazioni alla punta della canna o ai segnalatori acustici applicati sul filo.
La pesca a fondo viene praticata da persone che amano trascorrere qualche ore in riva al fiume o in un canale in pieno relax, adagiati su una comoda poltroncina da pesca.
La pesca a fondo assicura ottimi risultati anche durante le ore notturne quando le anguille, i barbi o le grosse carpe entrano in movimento sul fondale del fiume alla ricerca di cibo.
Essendo il barbo e l’anguilla pesci molto combattivi e molto potenti, è indispensabile montare sulla canna un mulinello adeguato capace di accogliere un nylon spesso almeno dello 0,30.
Al riguardo suggerisco il mulinello PROX RD 1000 (Trabucco) ottimo per la pesca a fondo. E’ costruito con 10 cuscinetti a sfera di altissima qualità e offre un movimento di recupero estremamente fluido e continuo.
Il regno della pesca a fondo è senza dubbio il fiume Pò. Sulle spiagge del fiume si possono sistemare benissimo le canne sugli appositi cavalletti.
Il feeder, dal peso variabile anche fino a 150 grammi, deve essere ben riempito di bigattini e lanciato nella zona del fiume tra le due correnti dell’acqua precisamente tra la corrente lenta e quella vorticosa.
E li che si posizionano i grossi barbi in attesa di cibo trascinato a valle dalla poderosa corrente.
L’importante è ripetere spesso l’operazione di rilancio del feeder perché l’azione attirante termina una volta fuoriusciti tutti i bigattini facendo diminuire le possibilità di vedere le abboccate.
Un bel barbo di oltre due chili catturato nel fiume Pò darà parecchio da fare tanto da mettere a dura prova la muscolatura delle braccia.
Nella foto un bel barbo di oltre due chili catturato da Scarponi nel fiume Pò.
CARTOLINE DI PESCA DI ALESSANDRO SCARPONI
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