mercoledì 12 novembre 2008

BARBI STRANIERI PER PESCATORI ITALIANI

IL BARBO E' IL PESCE PIU' AMATO DAGLI ITALIANI...DOPO LA TROTA

Alcuni pescatori savignanesi, del Team Città del Rubicone, alcuni mesi fa, era metà ottobre 2008, hanno deciso di organizzare una uscita sul fiume Po più precisamente in località Occhiobello per insidiare i grandi barbi europei che hanno colonizzato da alcuni anni le acquee del grande fiume.


LUCA PISCAGLIA CON UNA BELLA CATTURA














La partenza all’alba è stata caraterrizzata da una leggera pioggia e da una forte presenza di nebbia che di fatto confermava l’imminente arrivo dell’inverno.
Ma nonostante la giornata uggiosa e fredda i tre pescatori romagnoli, Luca Piscaglia, Riccardo De Lorenzi e Lamberto Ramilli, non si sono persi d’animo e una volta arrivati sul posto in men che non si dica avevano già allungato le bolognesi.
La voglia di catturare questi potenti pesci del Po era davvero tanta e alla fine barbi sono stati.


LAMBERTO RAMILLI E UNO DEI GROSSI BARBI CATTURATI














Le postazioni di pesca sono situate in sponda sinistra e i tre pescatori si sono posizionati in un tratto di spiaggia lunga un centinaio di metri; in quel tratto il fondale del fiume è di circa due metri e la corrente si presentava quel giorno abbastanza sostenuta a causa delle piogge che erano cadute al nord nei giorni precedenti.
Quella probabilmente è stata una delle ultime giornate idonee per pescare visto che di li a pochi giorni il grande fiume ha ingrossato le acque rendendo impossibile l’azione di pesca.
La sponda è sabbiosa e bassa per cui per pescare da quella parte del fiume è necessario munirsi di stivali o waders per entrare in acqua.
La conformazione della sponda sinistra è ideale per la classica pesca dell'estate, quando i livelli dell’acqua sono molto bassi e la corrente è molto lenta.
Il tratto in questione è molto frequentato da pescatori provenienti da diverse parti e quindi per non rischiare è meglio andarci durante la settimana.
Indubbiamente il barbo tira, non solo quando è allamato, anche la fantasia e la voglia dei pescatori, trota a parte, è forse la specie "più amata dagli italiani".
Purtroppo, però, italiani sono rimasti solo i pescatori; i barbi sono stranieri e il vecchio e italianissimo Barbus plebejus, che già da tanti anni non si vede più, qui è stato sostituito dal più prolifico e robusto Barbus barbus.


RICCARDO DE LORENZI















Altre specie di pesci che fino a poco tempo fa erano la maggioranza come i carassi, questa specie ha ormai prepotentemente invaso tutto il basso corso del Po e di altri fiumi padani dimostrandosi veramente una razza invadente e di una prepotenza biologica degna di nota.
Questa specie è oggi presente con esemplari che riescono a raggiungere diversi chilogrammi di peso.
La specie straniera, dunque, deve avere un comportamento assai diverso dalla più mite specie nostrana, che convive tranquillamente con cavedani, savette, carassi o altro.
E la conferma che il Barbus barbus non è un bonaccione baffuto arriva da Paesi come la Spagna, nei quali la specie raggiunge dimensioni assolutamente rimarchevoli, potendo pesare anche oltre i 12 chili, dove viene catturato pescando a fondo innescando il pesce morto sull’amo.
Dunque, al di là del fatto che, se proprio si deve scegliere, meglio il barbo straniero di un carassio, comunque è un pesce che turba il nostro ecosistema.
Dalla sua, poi, ha anche il fatto che si adatta perfettamente ad acque inquinate, calde e poco ossigenate; quindi ha trovato nei corsi d'acqua italiani un terreno fertile per il suo proliferare.
Al di là di queste considerazioni di tipo ecologico e biologico, questo barbo è molto interessante per la pesca sportiva perchè si insidia come quello nostrano, nel senso che si usano le stesse tecniche e le stesse strategie.
Eppoi tira come un ossesso, particolare da non trascurare nella pratica della pesca sportiva.
Probabilmente, con l'ulteriore espandersi della specie, dovranno essere individuate tattiche di pesca nuove, o, meglio, importare dal resto d'Europa quelle che i pescatori praticano comunemente per la cattura dei grandi esemplari con canne da ledgering molto potenti.
Nel tratto in questione, sponda sinistra Po ad Occhiobello, le tecniche di pesca da praticare sono fondamentalmente due: la canna da ledgering (a fondo con il piombo) o la canna bolognese.
La scelta dell'attrezzo dipende in parte dal pescatore, ma anche dalle condizioni dell'acqua. Quando il Po è molto alto e la corrente è sostenuta è meglio utilizzare una canna da fondo utilizzando pasturatori piombati del peso di qualche etto; mentre la bolognese è possibile utilizzarla fino ad un massimo di portata di 10 – 12 grammi di galleggiante.
Questo barbo, infatti, vuole un'esca molto lenta e una lenza ben trattenuta e controllata.
La pasturazione, in questo tratto di Po è un punto fermo: la pastura rossa al formaggio è quella che usano in molti e bisogna adeguarsi.
All'inizio della pescata si effettua un lancio di cinque o sei grosse palle ben compresse con qualche bigattino dentro, poi, a secondo della velocità della corrente, si alimenta con qualche palla ben precisa sul filo della passata. II barbo ha la tendenza a portarsi esattamente sulle bocce adagiate sul fondo.


UN CESTINO DI PESCE? NO GRAZIE! SUL PO UN MASTELLO DI PESCE!!













L’importante è pasturare non troppo lontano dalla riva perché più si esce al largo e più forte è la velocità della corrente. Addirittura con canne bolognesi di sei sette metri la passata è consigliato farla quasi sotto la punta della canna.
La mangiata di questi barbi e assai caratteristica: senza alcun preavviso il galleggiante parte come una fucilata e la presa dell'amo è sempre sicura.
Occhio alla prima reazione del pesce: soprattutto se di grossa taglia è di una violenza
inaudita, che non si esaurisce fino a che non è nel guadino.


UN "BARBUS BARBUS" DI NOTEVOLI DIMENSIONI (13 LIBBRE e 2 once) OVVERO OLTRE 6 CHILI DI POTENTI MUSCOLI CATTURATO IN FIUME INGLESE.















Lo hanno sperimentato più volte nella giornata di pesca i tre pescatori di Savignano sul Rubicone i quali, dopo alcuni giorni da quella memorabile pescata, portavano addosso ancora il dolore degli sforzi e della fatica sostenuta.

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